Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018
Un gruppo di ricercatori dell'Istituto Dermopatico dell'Immacolata di Roma ha dimostrato che il gene PTEN svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo dei linfomi cutanei a cellule T e per questo, può essere bersaglio di terapie mirate contro leucemie e li
Titolo originale dell'articolo: Comprehensive analysis of PTEN status in Sézary syndrome
Titolo della rivista: Blood
Data di pubblicazione originale: 1 novembre 2013
Le primissime fasi di un tumore si possono oggi ricreare in laboratorio: una scoperta importante che potrebbe aumentare un giorno la nostra capacità di trattare la malattia fin dal momento in cui comincia a svilupparsi.
La sindrome di Sézary è una grave variante dei linfomi cutanei a cellule T in cui le cellule tumorali dalla pelle invadono anche il sangue. È una condizione rara, per cui è difficile raccogliere un numero di casi sufficiente a studiare i fenomeni molecolari che la determinano. I ricercatori del Laboratorio di oncologia molecolare dell'Istituto dermopatico dell'Immacolata IRCCS di Roma, tuttavia, grazie all'ampia casistica di linfomi cutanei seguiti in questo ospedale, un centro di eccellenza per le patologie dermatologiche, hanno potuto dimostrare che nello sviluppo della malattia svolge un ruolo fondamentale il gene oncosoppressore PTEN.
"I linfomi cutanei a cellule T sono tumori dei linfociti T che diventano capaci di invadere impropriamente la cute e, nelle forme più aggressive come la sindrome di Sézary, il sangue periferico" spiega Maria Grazia Narducci, che ha coordinato il lavoro. "Abbiamo dimostrato che i pazienti affetti da sindrome di Sézary esprimono bassissimi livelli di PTEN, un gene che controlla la crescita cellulare". In un terzo dei casi ciò è dovuto alla perdita di un pezzo di DNA che contiene il gene, mentre in altri casi il gene è degradato ad opera di un gruppo di microRNA, piccole molecole regolatorie, trovate in abbondanza in questo tipo di tumore. Quando il livello di PTEN è basso, altre proteine si attivano tramite un processo noto come fosforilazione e le cellule proliferano di più. "In definitiva" spiega la ricercatrice, "il freno naturale che viene a mancare porta queste cellule tumorali a crescere in modo incontrollato".
Il gene PTEN non riguarda solo questa rara malattia. Si tratta infatti del gene più frequentemente alterato nei tumori umani e per questo motivo da qualche anno sono in via di sperimentazione avanzata farmaci in grado di bloccarne l'attività. "Questa scoperta apre quindi la strada a nuove possibilità di trattamento anche per i linfomi cutanei a cellule T, tumori per i quali finora non esistevano terapie mirate".
Lo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Blood è stato realizzato grazie al sostegno di AIRC e del Ministero della Salute.
Agenzia Zadig