Ultimo aggiornamento: 20 aprile 2020
Titolo originale dell'articolo: IRF4 instructs effector Treg differentiation and immune suppression in human cancer.
Titolo della rivista: Journal of Clinical Investigation
Data di pubblicazione originale: 3 marzo 2020
Descritto un meccanismo che porta a un'attivazione eccessiva di cellule in grado di proteggere il tumore dagli attacchi del sistema immunitario. La scoperta potrebbe aprire importanti prospettive terapeutiche.
Tra le cellule del sistema immunitario con un ruolo di primo piano in oncologia ci sono i linfociti T regolatori (Treg). Questi hanno l'importantissima funzione fisiologica di attenuare o spegnere la risposta immunitaria per evitare che diventi eccessiva o persista troppo a lungo, provocando danni all'organismo. In caso di tumore, tuttavia, proprio questa funzione può proteggere il cancro dagli attacchi del sistema immunitario. In effetti all’interno di molti tumori si riscontrano livelli elevati di linfociti Treg iperattivi. Comprendere come queste cellule sopprimono la risposta immunitaria nel cancro è fondamentale per mettere a punto strategie terapeutiche in grado di limitarne l'azione, ed è esattamente questa la direzione in cui vanno i risultati di uno studio pubblicati sul Journal of Clinical Investigation da un gruppo internazionale di ricerca coordinato da Enrico Lugli dell'Humanitas Research Hospital di Rozzano (MI). La ricerca, che vede come primi firmatari Giorgia Alvisi, Jolanda Brummelman e Simone Puccio, è stata condotta grazie al sostegno di Fondazione AIRC.
Lugli e i suoi collaboratori sono esperti di una tecnica di analisi cellulare chiamata citometria a flusso: combinandola con tecniche genomiche e analisi bioinformatiche (grazie anche all'enorme mole di dati già pubblicati in articoli scientifici e banche dati da ricercatori di molte parti del mondo), i ricercatori sono riusciti a descrivere in dettaglio la cascata di eventi molecolari che porta all'eccesso di attività delle cellule Treg osservata in alcuni tumori.
Al cuore del meccanismo sembra esserci il gene IRF4 che codifica per un fattore di trascrizione, cioè una proteina in grado di regolare l'attivazione di centinaia di altri geni, il cui effetto finale è appunto l'attivazione delle cellule Treg. “Esperimenti di laboratorio in cui siamo in grado di riprodurre il comportamento almeno di una parte del tumore ci hanno permesso di osservare che se si inattiva il gene IRF4 nelle popolazioni di Treg in cui è maggiormente trascritto, la crescita del tumore rallenta” spiega Lugli. L'analisi di dati riferiti a vari gruppi di pazienti ha invece evidenziato che chi presenta livelli più elevati di IRF4 a livello tumorale tende ad avere una prognosi peggiore. Si tratta di una caratteristica comune a tipi diversi di tumore, a indicare che molto probabilmente si tratta di un meccanismo generale e non specifico per alcune malattie.
L'obiettivo ora è utilizzare queste informazioni per mettere a punto nuove strategie terapeutiche mirate contro l’eccessiva attivazione delle cellule Treg, strategie che potrebbero essere utilizzate in sinergia con altri approcci immunoterapici. “La buona notizia" conclude Lugli "è che si stanno già studiando molecole specifiche contro alcune delle proteine attivate da IRF4 che abbiamo individuato, ma la strada per avere nuovi farmaci è ancora lunga."
Valentina Murelli