Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018
Come riconoscere fra tutte le cisti del pancreas quelle destinate a evolversi in forme più aggressive? Ottenere la risposta a questa domanda è un passo avanti per la diagnosi precoce del cancro al pancreas.
Titolo originale dell'articolo: Targeted next-generation sequencing of cancer genes dissects the molecular profiles of intraductal papillary neoplasms of the pancreas
Titolo della rivista: Journal of Pathology
Data di pubblicazione originale: 1 giugno 2014
La maggior parte delle cisti che si possono formare nel pancreas sono benigne oppure dipendono da tumori a bassa malignità, detti sierosi, che raramente danno origine a metastasi e che una volta asportati difficilmente si riformano. Le cisti mucinose, invece, che si formano a partire dai dotti pancreatici, e che sono una minoranza, con il tempo possono trasformarsi e dare origine a un cancro invasivo. Individuarle, riconoscerle e asportarle in tempo può quindi prevenire lo sviluppo di un tumore che, quando è diagnosticato in fase più avanzata, resta ancora molto difficile da curare. "Purtroppo non è facile nemmeno classificare queste lesioni sulla base del loro aspetto nelle indagini di imaging, come la TC o la risonanza magnetica, né in base alle caratteristiche delle loro cellule esaminate al microscopio" spiega Aldo Scarpa, direttore del Centro di ricerca ARC-NET della Scuola di medicina e chirurgia all'Università di Verona.
Scarpa è a capo di un Programma speciale di AIRC sulla diagnosi precoce e sull'analisi del rischio di sviluppare un tumore finalizzato alla diagnosi precoce del tumore del pancreas. Scopo del programma è migliorare la prognosi della malattia. Grazie ai fondi destinati ad AIRC dai contribuenti tramite il 5 per mille, Scarpa e il gruppo di ricercatori coinvolto nel programma ha potuto condurre un'analisi genetica di una cinquantina di campioni ottenute dalle cisti. "Abbiamo così potuto appurare che, diversamente da quelle benigne, le cisti degne di attenzione sono portatrici di mutazioni del gene GNAS" spiega il ricercatore. "Inoltre siamo riusciti a individuare anche marcatori, in particolare le mutazioni dei geni TP53 e BRAF, che identificano quelle più a rischio di trasformarsi in un cancro invasivo". La ricerca, pubblicata sul Journal of Pathology, ha inoltre dimostrato che è possibile riconoscere queste mutazioni nel liquido prelevato dalle cisti con un ago inserito nell'addome, facendosi guidare dalle immagini fornite dall'ecografia.
"Se questi dati preliminari saranno confermati in un maggior numero di casi, si potrà effettuare una diagnosi precoce e poco invasiva sulle cisti del pancreas, prima di decidere se ricorrere a un intervento chirurgico comunque impegnativo" conclude Scarpa.
Agenzia Zadig