Ultimo aggiornamento: 6 settembre 2023
Titolo originale dell'articolo: shMENA isoforms regulate cancer intrinsic type I IFN signaling and extrinsic mechanisms of resistance to immune checkpoint blockade in NSCLC
Titolo della rivista: Journal for Immunotherapy of Cancer
Data di pubblicazione originale: 23 agosto 2023
Nel tumore al polmone non a piccole cellule, una bassa attivazione di una variante della proteina hMENA attiva una risposta antivirale che favorisce la resistenza alla terapia con inibitori dei check-point immunitari.
Le terapie con inibitori dei check-point immunitari stanno aprendo nuove promettenti prospettive per la cura del tumore al polmone, una patologia che solo nel 2022 è stata diagnosticata a circa 41.000 persone in Italia. Tuttavia, in molti pazienti questo approccio non è efficace, perché si attivano particolari meccanismi di resistenza all’immunoterapia ancora da comprendere appieno. Grazie anche al sostegno di AIRC, un gruppo di ricerca dell’Istituto nazionale tumori Regina Elena, a Roma, ha appena fatto un interessante passo avanti in questa direzione. I ricercatori guidati da Paola Nisticò hanno scoperto che la proteina hMENA può influire sui fenomeni di resistenza all’immunoterapia nei pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal for Immunotherapy of Cancer.
Anni fa il gruppo di ricerca aveva dimostrato che la proteina hMENA produce diverse forme proteiche, che controllano la forma e le funzioni del citoscheletro, il complesso di filamenti che costituisce l’impalcatura della cellula. “Due varianti di hMENA sono, in particolare, coinvolte nella progressione del tumore al polmone non a piccole cellule, ma con funzioni opposte” spiega Paola Nisticò. “Una è stata denominata hMENA anti-invasiva, mentre l’altra è detta hMENA pro-invasiva.”
Partendo da questa scoperta, i ricercatori hanno deciso di approfondire il ruolo di hMENA. Hanno quindi svolto diversi esperimenti in laboratorio, i cui risultati sono stati validati su campioni ottenuti da pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule, usando anche avanzati metodi computazionali. “Nell’ultimo studio abbiamo capito che nella cellula tumorale la bassa espressione di hMENA anti-invasiva attiva un sensore virale” racconta Paola Trono, una delle due prime autrici dell’articolo. “Di conseguenza sono prodotti diversi mediatori dell’infiammazione che possono essere immunosoppressivi.” Tra questi mediatori c’è l’interferone di tipo I, una citochina antivirale che in genere ha un effetto antitumorale. Nelle cellule neoplastiche, però, la sua continua attivazione può aumentare l’aggressività della neoplasia, rendendola resistente all’immunoterapia. Secondo i risultati ottenuti, questa resistenza sarebbe dovuta anche all’attività dei macrofagi, cellule del sistema immunitario coinvolte nei meccanismi di infiammazione, come spiega Annalisa Tocci, l’altra prima autrice dello studio: “Abbiamo dimostrato che solo le cellule tumorali mancanti di questa variante proteica comunicano con i macrofagi, che a loro volta rispondono alle cellule tumorali, rendendole più aggressive.”
I dati raccolti suggeriscono che “i pazienti privi della versione anti-invasiva di hMENA sono a maggiore rischio di ricaduta e potrebbero di conseguenza essere candidati a una terapia post-chirurgica mirata” sostiene Paola Nisticò: “Fattori come l’espressione di hMENA anti-invasiva, l’interferone di tipo I e la presenza di macrofagi potrebbero dunque essere utili a selezionare i pazienti da trattare con l’immunoterapia, nell’ottica di una medicina sempre più mirata e precisa.”
Camilla Fiz