Dopo la malattia, uno sviluppo quasi normale

Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018

Seguendo alcuni bambini colpiti da ependimoma nel loro sviluppo si scopre che le conseguenze della malattia sono molto contenute e che l'età della diagnosi è il fattore più influente.

Titolo originale dell'articolo: Cognitive and Psychological Outcomes in Younger vs. Old- er Children with Subtentorial / Supratentorial Ependymoma after Radiation Therapy

Titolo della rivista: Journal of Behavioral and Brain Science

Data di pubblicazione originale: 1 febbraio 2011

Un tumore cerebrale nell'infanzia fa paura per la malattia in sé, ma anche per i possibili strascichi sullo sviluppo del bambino, in particolare dal punto di vista psicologico e delle funzioni cognitive.
Ma le notizie più recenti dovrebbero rassicurare i genitori dei piccoli affetti da ependimoma.

Il gruppo diretto da Maura Massimino ha seguito nel tempo 23 giovani pazienti cercando di verificare gli effetti della malattia e delle cure sul quoziente intellettivo ma anche sull'equilibrio psicologico generale dei bambini.

In media il quoziente intellettivo è risultato nella norma e questo è tanto più vero quanto più giovane è l'età in cui si sono ammalati. "Chi ha avuto una diagnosi prima dei cinque anni recupera più facilmente rispetto a chi ha ricevuto la diagnosi successivamente" spiega Massimino. Questo è dovuto probabilmente alla maggiore plasticità cerebrale, cioè alla capacità di riorganizzare le funzioni cognitive quando il danno avviene in una fase molto precoce della vita. Nel corso degli esami di controllo è emerso anche un altro aspetto importante: chi al primo controllo dopo le cure aveva registrato un QI nella norma, lo ha mantenuto tale nel tempo, mentre chi aveva mostrato dei deficit ha evidenziato la tendenza a peggiorare nel corso degli anni. Saperlo è importante perché potrebbe essere un'indicazione per terapie di riabilitazione che impediscano o rallentino il decadimento cognitivo.

L'entità dell'eventuale danno può dipendere anche dalla sede in cui si sviluppa il tumore, mentre l'età in cui viene effettuata la radioterapia sembra ininfluente.

Per quel che riguarda invece l'aspetto psicologico, i test effettuati mostrano un risultato previsto: i bambini sono mediamente più ansiosi e depressi dei loro coetanei sani, tendono a somatizzare, hanno difficoltà nelle relazioni sociali e faticano a elaborare l'esperienza traumatica della diagnosi e delle terapie. Niente di irrimediabile, ma certamente un campanello d'allarme che indica il bisogno di un sostegno psicologico a lungo termine per i bambini colpiti da questo tumore cerebrale.

  • Agenzia Zoe