Diagnosi precoce dei tumori testa-collo causati da HPV: un possibile aiuto dai gargarismi

Ultimo aggiornamento: 12 agosto 2025

Titolo originale dell'articolo: HPV Biomarkers in Oral and Blood‐Derived Body Fluids in Head and Neck Cancer Patients

Titolo della rivista: Journal of Medical Virology

Data di pubblicazione originale: 19 febbraio 2025

Fare un gargarismo potrebbe essere un modo semplice, economico ed efficace per raccogliere il campione da utilizzare per la diagnosi dei tumori testa-collo causati dal Papillomavirus in uno stadio iniziale.

Un gargarismo potrebbe forse bastare per diagnosticare alcuni tipi di tumore del distretto testa-collo causati dall’infezione con il Papillomavirus. Conosciuto anche con l’abbreviazione HPV (dall’inglese Human Papilloma Virus), questo virus causa infatti la quasi totalità dei carcinomi alla cervice uterina e buona parte di quelli orofaringei, che rientrano nella categoria dei tumori testa-collo e coinvolgono aree come la cavità orale, le tonsille e la faringe. A differenza delle neoplasie alla cervice uterina, però, i tumori testa-collo sono meno conosciuti e non esistono ancora metodi validati per la diagnosi precoce. I risultati dello studio, svolto grazie al sostegno di Fondazione AIRC, sono stati pubblicati sul Journal of Medical Virology.

In Italia il Servizio sanitario nazionale prevede per le donne tra i 30 e i 64 anni un percorso di prevenzione del tumore alla cervice uterina, che richiede di svolgere l’HPV test ogni 5 anni. Tramite la raccolta con un tampone di cellule al collo dell’utero e un’analisi molecolare, questo esame può infatti identificare l’eventuale presenza nei tessuti del Papillomavirus, da approfondire con ulteriori analisi. In caso di positività, questi strumenti permettono di diagnosticare la malattia in una fase precoce, in cui è più facile curarla. I tumori testa-collo, invece, sono meno diffusi nella popolazione e meno conosciuti. Anche se alcuni di loro hanno la stessa origine virale di quelli della cervice uterina, non esiste ancora un HPV test validato per quest’area con cui sia possibile verificare la presenza del Papillomavirus e ricercare una possibile lesione da esso causata.

Finora per queste neoplasie la biopsia è l’unico possibile metodo di diagnosi validato. La tecnica è invasiva: è basata sull’asportazione di parte del tessuto dove si sospetta sia presente la malattia. Oltre a essere associata al rischio di infezioni e altre complicazioni, questa tecnica permette di individuare il tumore spesso in fase avanzata. “Da anni la comunità scientifica sta cercando nei fluidi biologici, come il sangue, un’alternativa meno invasiva e più semplice per seguire i pazienti” racconta Susanna Chiocca, dell’Istituto europeo di oncologia (IEO) a Milano, che ha coordinato il lavoro di ricerca. “In questo caso, considerando la posizione dei tumori testa-collo, è stato intuitivo considerare anche la saliva.”

Il gruppo di ricerca ha quindi confrontato diversi approcci di diagnosi del Papillomavirus, più convenzionali o innovativi. Per farlo, hanno analizzato i campioni di circa 130 pazienti che si sospettava avessero un tumore della zona testa-collo, insieme a quelli di una decina di volontari sani (come controllo dei risultati). Oltre alla biopsia, i ricercatori hanno raccolto campioni di sangue, per l’analisi del plasma, e di saliva, tramite due modalità. La prima è consistita nel raccogliere un tampone nella bocca dei pazienti tramite lo strofinamento di una spatolina sulla mucosa; nella seconda modalità hanno chiesto ai volontari di effettuare un gargarismo con una soluzione fisiologica, il cui contenuto è stato poi raccolto e analizzato. In seguito, i ricercatori hanno sottoposto tutti i campioni a PCR, un esame molecolare di routine, per verificare l’eventuale presenza del virus.

Tra i partecipanti, 7 avevano un tumore orofaringeo associato all’infezione da Papillomavirus. Per questi casi, il metodo del gargarismo ha dato risultati più accurati – rispetto ai tamponi salivari e al plasma – nell’identificazione sia del tipo di virus in generale sia del ceppo virale HPV16, il principale responsabile di questo tipo di tumori. “Questi risultati potrebbero essere spiegati dal fatto che con i gargarismi la qualità dei campioni da esaminare è migliore, perché si evitano possibili errori durante la raccolta” commenta Chiocca. “Inoltre, è un sistema economico, semplice e per nulla stressante per i pazienti.”

La raccolta dei campioni tramite gargarismi potrebbe quindi permettere di diagnosticare i tumori testa-collo causati dal Papillomavirus nelle fasi iniziali. In caso di positività all’esame, occorrerebbe approfondire con la biopsia. Tuttavia, l’efficacia dovrà essere valutata in gruppi più ampi di pazienti prima di essere introdotta in clinica. Al momento, il gruppo di ricerca ha incominciato a sperimentare i gargarismi come strumento per monitorare la risposta dei pazienti alle terapie. Chiocca non esclude tuttavia che in futuro si possano usare più esami diagnostici in contemporanea per profilare la malattia in modo più completo. Ma “ci vorrà del tempo per capire il significato dei differenti risultati ottenuti con i diversi metodi diagnostici, perché il numero dei casi è limitato. Il tumore testa-collo indotto da HPV è infatti ancora una malattia rara, seppure in aumento” conclude.

  • Camilla Fiz

    Scrive e svolge attività di ricerca nell’ambito della comunicazione della scienza. Proviene da una formazione in comunicazione della scienza alla SISSA di Trieste, in biotecnologie molecolari all’Università degli studi di Torino e in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi della stessa città. Oggi è PhD student in Science, Technology, Innovation and Media studies presso l’Università di Padova e collabora con diversi enti esterni. Il suo sito: https://camillafiz.wordpress.com/