Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018
Un gruppo di ricercatori piemontesi ha identificato le molecole responsabili della refrattarietà alle terapie convenzionali.
Titolo originale dell'articolo: Disruption of birc3 associates with fludarabine chemorefractoriness in tp53 wild type chronic lymphocytic leukemia
Titolo della rivista: Blood
Data di pubblicazione originale: 1 febbraio 2012
La leucemia linfatica cronica rappresenta la forma di leucemia più frequente negli adulti ed è curata con successo, nella maggior parte dei casi, con le terapie convenzionali che combinano anticorpi e farmaci.
Tuttavia, per una minoranza di pazienti, le cure tradizionali non bastano perché il loro tumore possiede caratteristiche genetiche che lo rendono refrattario ai trattamenti; identificare queste persone prima dell'avvio delle terapie sarebbe molto utile per curare ciascuno in maniera personalizzata.
Grazie a fondi AIRC raccolti con il 5 per mille, i ricercatori dell'Università del Piemonte Orientale di Novara, guidati da Gianluca Gaidano e in collaborazione con l'Università La Sapienza di Roma e con l'Institute of Cancer Genetics della Columbia University, hanno individuato tre nuovi marcatori molecolari - le mutazioni dei geni NOTCH1, SF3B1 e BIRC3 - che permettono di identificare i pazienti refrattari alle terapie già nel momento della diagnosi.
Le ricerche sulle mutazioni di questi geni si sono avvalse delle più moderne tecnologie di sequenziamento del DNA - che offrono la possibilità di esplorare l'intero genoma della leucemia - e hanno meritato addirittura tre pubblicazioni sulla prestigiosa rivista Blood.
Lo studio più recente è quello dedicato a BIRC3. Nelle cellule normali, questo gene agisce su un complesso di proteine - il sistema NFkB - che regola molti fenomeni cellulari; nelle cellule di leucemia linfatica cronica, invece, BIRC3 è danneggiato e quindi non più in grado di svolgere la sua funzione. In questo modo NFkB procede indisturbato, promuovendo in maniera sregolata la crescita della leucemia e rendendo inefficaci le cure.
Combinando i tre geni identificati nel progetto AIRC 5 per mille (NOTCH1, SF3B1 e BIRC3), è ora possibile predire già alla diagnosi la resistenza alle terapie nell'80% dei casi: queste scoperte aprono la strada a cure sempre più personalizzate.
Agenzia Zoe