Ultimo aggiornamento: 21 novembre 2018
Nei topi un ambiente ricco di stimoli rallenta la malattia, agendo sulle cellule immunitarie del microambiente tumorale. Una speranza terapeutica anche per l'uomo?
Titolo originale dell'articolo: Environmental stimuli shape microglial plasticity in glioma
Titolo della rivista: eLife
Data di pubblicazione originale: 29 dicembre 2017
Un ambiente di vita stimolante può aiutare l'organismo a contrastare un tumore. O, almeno, questo è quanto sembra accadere nei topi con glioma, uno dei tumori più aggressivi del sistema nervoso. Gli stimoli agirebbero su cellule e molecole del sistema immunitario e del microambiente tumorale. La scoperta è di un gruppo di ricercatori guidato da Cristina Limatola all'Università "La Sapienza" di Roma. Da anni il gruppo si occupa dell'attività delle cellule immunitarie che si infiltrano nel glioma e i risultati, ottenuti anche con l'imprescindibile contributo di AIRC, sono pubblicati sulla rivista eLife.
I ricercatori avevano già osservato che nei topi con glioma tenuti in un ambiente ricco di stimoli la malattia progrediva più lentamente rispetto a quella di animali tenuti in gabbie prive di stimoli. Un ambiente stimolante contiene oggetti di forme e colori differenti, strumenti per l'esercizio fisico e l'esplorazione (ruote, altalene, labirinti) e offre ai topi l'opportunità di socializzare in gruppi numerosi.
Ora Limatola e colleghi hanno scoperto alcuni meccanismi biologici che sembrano essere alla base del fenomeno. Il microambiente in cui è immerso il glioma contiene più cellule della microglia rispetto a un animale sano. La microglia comprende cellule del sistema nervoso e altre cellule immunitarie che difendono il cervello da infezioni e altre malattie. "Tuttavia, quando c'è un glioma queste cellule sono 'convinte' dal glioma stesso a dargli, per così dire, una mano e non agiscono invece come dovrebbero contro il cancro" afferma Limatola. Le cose cambiano nel caso di animali posti in un ambiente ricco di stimoli: "In queste condizioni aumenta la sintesi di molecole come il fattore neurotrofico cerebrale (Bdnf) e l'interleuchina 15 (IL-15), che modificano l'attività delle cellule immunitarie del microambiente del glioma e la convertono da pro-tumorale ad anti-tumorale".
Un'ottima notizia solo per i topi? Anche per noi umani potrebbero esserci ricadute positive, perché con i topi condividiamo molecole come Bdnf e IL-15 che un giorno potrebbero diventare nuovi strumenti terapeutici. Limatola e colleghi hanno provato a somministrare queste molecole ad animali con glioma tenuti in ambienti standard, ottenendo un miglioramento delle loro condizioni. Il prossimo passo? "Mettere a punto metodi di somministrazione efficaci e poco invasivi, e valutare la fattibilità dell'approccio anche negli esseri umani".
Valentina Murelli