Come schiacciare meglio l’interruttore del cancro

Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018

Per frenare la proliferazione incontrollata delle cellule è importante capire come si generano i microRNA "protettivi".

Titolo originale dell'articolo: Noncanonical G recognition mediates KSRP regulation of let-7 biogenesis

Titolo della rivista: Nature Structural & Molecular Biology

Data di pubblicazione originale: 1 dicembre 2012

I geni che regolano le attività delle cellule si accendono e si spengono grazie a tanti interruttori. Tra i più importanti ci sono brevi tratti di RNA, detti microRNA. Il primo microRNA a essere stato individuato nell'uomo, chiamato Let-7, svolge un ruolo fondamentale nella genesi del cancro, perché interviene nei meccanismi di proliferazione, differenziazione e morte programmata delle cellule. Conoscere come questo microRNA nasce e matura è importante per individuare nuove possibili vie capaci di contrastare la crescita delle cellule tumorali.

«Queste piccole molecole regolatorie, i microRNA, si formano a partire da un precursore di maggiori dimensioni» spiega Roberto Gherzi, dell'Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova. «Nello studio che abbiamo appena pubblicato sulla rivista Nature Structural & Molecular Biology anche grazie al sostegno di AIRC, abbiamo capito in che modo una proteina, detta KSRP, interagisce con la lunga molecola madre e favorisce la formazione di Let-7».

I ricercatori hanno studiato in che modo Let-7 e KSRP interagiscono nello spazio e hanno individuato il punto preciso di legame tra i due. Questo dato, chiamato conformazione tridimensionale, è molto importante per capire in che modo KSRP stimola la produzione del microRNA. Infatti, è sempre più evidente che conoscere come le molecole si ripiegano su se stesse e si dispongono nello spazio è essenziale per capirne la funzione. «In questo caso l'attività della nostra proteina stimola la produzione di molte molecole Let-7, che a loro volta frenano la proliferazione cellulare e promuovono la morte programmata delle cellule che potrebbero diventare pericolose per l'organismo» spiega Gherzi. Queste attività potrebbero essere sfruttate per impedire alle cellule di diventare tumorali e per curare quelle che già lo sono.

  • Agenzia Zadig