Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018
La sostanza è notissima e usata anche in cosmesi. Un gruppo di ricercatori ha scoperto l'enzima con cui l'organismo la produce: un indizio che potrà permettere non solo di potenziarne l'azione contro le malattie cardiovascolari, ma anche di studiare nuove
Titolo originale dell'articolo: Ubiad1 Is an Antioxidant Enzyme that Regulates eNOS Activity by CoQ10 Synthesis
Titolo della rivista: Cell
Data di pubblicazione originale: 1 gennaio 2013
Tutti hanno sentito nominare il coenzima Q10, se non altro perché è presente nelle creme contro l'invecchiamento della pelle. Forse non tutti invece sanno che questa sostanza svolge la sua azione protettiva nei confronti dei radicali liberi anche negli altri tessuti dell'organismo. Ha infatti un ruolo fondamentale nel difendere il cuore e i vasi sanguigni, ma anche nel prevenire la formazione dei tumori, che spesso sono potenziati dall'azione dannosa dei radicali liberi.
Con una ricerca finanziata anche da AIRC, e che ha meritato le pagine della prestigiosa rivista scientifica Cell, l'équipe di Massimo Santoro, del Centro di biotecnologie molecolari dell'Università di Torino, ha scoperto come l'organismo la produce.
La scoperta è stata frutto della serendipità, come spesso accade nella ricerca. «È stato quasi per caso che, studiando embrioni di zebrafish, un piccolo pesce tropicale che dal punto di vista biologico presenta straordinarie somiglianze con i vertebrati superiori, abbiamo scoperto l'importanza di un nuovo enzima, che abbiamo ribattezzato UBIAD1. Abbiamo poi ritrovato casualmente UBIAD1 nelle cellule umane, e così abbiamo pensato che per essersi conservata nel corso dell'evoluzione questa molecola deve svolgere un ruolo importante».
I ricercatori hanno scoperto che UBIAD1 produce il coenzima Q10 che, attraverso la sua azione antiossidante, protegge il sistema cardiovascolare. Questo risultato non è però meno importante quando si parla di cancro. «Spesso i tumori perdono la capacità di produrre questo enzima» prosegue lo studioso piemontese, «il che fa pensare che la sua mancanza possa intervenire nello sviluppo della malattia». Nuove molecole in grado di aumentare l'attività di UBIAD1 potrebbero quindi garantire maggiore protezione alle cellule dell'organismo, sottoposte a continui stress da radicali liberi, e quindi essere uno scudo nei confronti dei tumori.
Agenzia Zadig