Ultimo aggiornamento: 18 novembre 2021
Titolo originale dell'articolo: Human intestinal and circulating invariant natural killer T cells are cytotoxic against colorectal cancer cells via the perforin-granzyme pathway
Titolo della rivista: Molecular Oncology
Data di pubblicazione originale: 18 settembre 2021
Dimostrata l’efficacia di un tipo particolare di linfociti T contro cellule tumorali di colon-retto prelevate da pazienti. Una scoperta che apre la strada a possibili sviluppi di immunoterapia
Le cellule iNKT fanno parte del sistema immunitario e sono un tipo particolare di linfociti T con “licenza di uccidere” le cellule tumorali. Si tratta di cellule poco numerose e sul cui funzionamento si sa un po’ ma non molto, soprattutto in ambito umano. La carenza è in parte colmata dagli ultimi, importanti, risultati ottenuti dal gruppo di ricerca guidato da Federica Facciotti all’IEO di Milano e pubblicati sulla rivista Molecular Oncology. “La maggior parte degli studi sulle iNKT è stata condotta con topi ed è stato dimostrato che in questi animali sono in grado di uccidere cellule di diversi tipi di tumori” spiega Facciotti, che da diversi anni lavora anche grazie al rilevante contributo di Fondazione AIRC. “A noi interessava capire che cosa succede di preciso negli esseri umani, in particolare rispetto al tumore del colon-retto”.
Facciotti e collaboratori ‒ in particolare la studentessa di dottorato Angelica Diaz-Basabe, prima autrice dell’articolo pubblicato ‒ hanno quindi lavorato sia con linee cellulari tumorali umane sia con campioni di cellule tumorali prelevate da pazienti. Hanno così potuto osservare che anche nell’organismo umano le cellule iNKT sono in grado di uccidere in modo efficace e specifico le cellule di tumore del colon-retto. “Il meccanismo usato dalle iNKT è basato sull’azione di due molecole” spiega Facciotti. “La prima, chiamata perforina, permette di praticare un buco nella membrana della cellula tumorale. Attraverso questo buco, nella cellula tumorale penetra la granzima, la seconda molecola, che con la sua azione citotossica uccide la cellula stessa.”
I ricercatori del gruppo di Facciotti hanno anche dimostrato che l’efficacia delle cellule iNKT non varia in base alla loro provenienza: “Sono ugualmente efficaci quelle prelevate sia dall’intestino sia dal sangue, di più facile accesso: un’ottima notizia se si pensa alla possibilità di utilizzarle in ambito clinico”. Inoltre sono risultate ugualmente efficaci le cellule iNKT prelevate sia da pazienti sia da donatori sani, e queste ultime non hanno dato problemi di incompatibilità. “Sono tutti indizi che ci fanno pensare che in futuro queste cellule potrebbero essere usate come strumento terapeutico contro il tumore del colon-retto e altri tipi di tumori, magari in associazione ad altre immunoterapie” commenta la ricercatrice.
Certo, la strada per arrivarci è ancora lunga. Il prossimo passo sarà confermare i risultati ottenuti in animali di laboratorio, capaci di replicare la complessità dell’interazione di un tumore con il microambiente che lo circonda. “Ci stiamo già lavorando, anche per capire come migliorare la capacità di ingresso delle cellule iNKT nei tumori solidi e come potenziarne ulteriormente l’efficacia.”
Valentina Murelli