Ultimo aggiornamento: 11 dicembre 2018
Chiariti alcuni dettagli molecolari della formazione degli invadopodi, strutture coinvolte nella migrazione delle cellule tumorali. La scoperta potrebbe portare a nuove possibilità prognostiche e terapeutiche.
Titolo originale dell'articolo: Regulation of extracellular matrix degradation and metastatic spread by IQGAP1 through endothelin-1 receptor signalling in ovarian cancer
Titolo della rivista: Matrix Biology
Data di pubblicazione originale: 25 ottobre 2018
Sono sempre più chiari i meccanismi molecolari alla base della diffusione di metastasi nel tumore ovarico sieroso, una delle forme più aggressive della malattia. Nuovi dettagli su questo fenomeno arrivano da uno studio dell'équipe di Laura Rosanò dell'Istituto nazionale dei tumori Regina Elena di Roma, condotto nel Laboratorio di modelli preclinici e nuovi approcci terapeutici diretto da Anna Bagnato.
Per spostarsi dalla loro sede le cellule tumorali devono aprirsi un varco nel tessuto circostante. Una delle strategie che permette loro di farlo prevede da una parte la formazione di invadopodi – sottili protuberanze della membrana cellulare create per rimodellamento dell'impalcatura proteica che sostiene la cellula stessa – e dall'altra il rilascio da parte degli invadopodi di enzimi capaci di digerire il tessuto. L'équipe di Rosanò ha chiarito proprio alcuni dei passaggi molecolari che rendono possibile questi eventi.
Al centro di tutto sembra esserci l'attivazione di una molecola chiamata recettore dell'endotelina, che ha come partner di lavoro altre due molecole importanti: la beta-arrestina e la IQGAP1. Grazie a una serie di esperimenti condotti con cellule cresciute in coltura, i ricercatori hanno mostrato che, insieme, beta-arrestina e IQGAP1 costituiscono una piattaforma di coordinamento per altri segnali molecolari che danno il via alla formazione degli invadopodi e alla produzione di enzimi che distruggono il tessuto circostante.
Ma non è tutto: scoperta la chiave molecolare del fenomeno, Rosanò e colleghi hanno anche provato a disattivarla. In esperimenti condotti con topolini hanno verificato che basta bloccare con un farmaco il recettore dell'endotelina per impedire la costituzione della piattaforma di segnalazione e per rallentare – almeno negli animali – la capacità delle cellule tumorali di formare metastasi. Un'osservazione importante, che apre la strada allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche e prognostiche.
Attraverso l'analisi dei dati clinici di un gruppo di pazienti con tumore ovarico sieroso contenuti in apposite banche dati, Rosanò e colleghi hanno verificato una particolare associazione tra elevati livelli delle tre proteine e un decorso peggiore della malattia. I risultati dello studio sostenuto da AIRC sono pubblicati sulla rivista Matrix Biology.
Valentina Murelli