Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018
La scoperta dei primissimi eventi che trasformano una cellula normale in tumorale potrebbe imprimere una forte accelerazione alla scoperta di nuove terapie, in grado di arrestare sul nascere la crescita di un tumore.
Titolo originale dell'articolo: The COP9 signalosome is a repressor of replicative stress responses and polyploidization in the regenerating liver
Titolo della rivista: Hepatology
Data di pubblicazione originale: 1 gennaio 2014
Le primissime fasi di un tumore si possono oggi ricreare in laboratorio: una scoperta importante che potrebbe aumentare un giorno la nostra capacità di trattare la malattia fin dal momento in cui comincia a svilupparsi.
"Le cellule hanno meccanismi di protezione capaci di rilevare le mutazioni che insorgono in geni in grado di generare tumori e le neutralizzano, riparandole o sacrificando la cellula mutata pur di preservare il resto dell'organismo. Nel nostro laboratorio abbiamo contribuito a scoprire uno di questi meccanismi, studiando i processi di rigenerazione e di formazione dei tumori nel fegato" spiega Ruggero Pardi, dell'Istituto san Raffaele di Milano, che ha coordinato il lavoro appena pubblicato sulla rivista Hepatology.
Un gene scoperto dal gruppo milanese, chiamato COPS5, controlla indirettamente il processo della replicazione del DNA. Se questa avviene in modo eccessivo o disordinato, come tipicamente succede quando si attiva un gene che causa un tumore, il complesso molecolare di cui COPS5 fa parte innesca una risposta, chiamata "stress replicativo", che arresta la proliferazione cellulare e, se l'anomalia è grave, induce la morte della cellula.
"Nei tumori i livelli di espressione del gene COPS5 sono spesso aumentati nelle fasi iniziali" prosegue il ricercatore. "A questo fenomeno corrisponde una maggiore 'tolleranza' nei confronti delle mutazioni nei geni che causano trasformazione tumorale, il che porta a una crescita incontrollata della cellula e all'accumulo di ulteriori mutazioni".
L'inibizione della funzione del gene COPS5 con un farmaco potrebbe quindi ripristinare la capacità delle cellule di reagire alle primissime mutazioni nei geni che causano tumori, facendo sì che si proteggano da sole. "Questa ipotesi si può già verificare in laboratorio perché esistono farmaci sperimentali in grado di inibire la funzione del gene COPS5" conclude Pardi. "Il nostro gruppo si impegnerà nel prossimo futuro per testare l'efficacia di queste nuove molecole in modelli di tumori epatici". Se l'effetto sarà quello sperato, si potrà pensare di passare a una sperimentazione nell'uomo.
Agenzia Zadig