Ultimo aggiornamento: 24 agosto 2018
Un gruppo di ricercatori milanesi ha individuato un nuovo bersaglio molecolare che impedisce al tumore di crescere anche nei pazienti che avevano sviluppato resistenza ai farmaci.
Titolo originale dell'articolo: The White Adipose Tissue Used in Lipotransfer Procedures Is a Rich Reservoir of CD34+ Progenitors Able to Promote Cancer Progression
Titolo della rivista: Cancer Research
Data di pubblicazione originale: 1 gennaio 2012
Sono già alla fase di sperimentazione clinica le scoperte del gruppo milanese coordinato da Francesco Bertolini presso l'Istituto europeo di oncologia di Milano sulla resistenza ai farmaci. Grazie al sostegno di AIRC, il team di ricercatori si è concentrato soprattutto sui meccanismi usati dalle cellule tumorali per difendersi dai farmaci rivolti contro i vasi sanguigni che recano ossigeno e nutrienti alle cellule neoplastiche.
Il bersaglio principale di questi medicinali è il vascular endothelial growth factor, in sigla VEGF, un potente fattore di crescita prodotto dalle cellule tumorali per generare nuovi vasi sanguigni. Questi farmaci - tra l'altro quasi privi di effetti collaterali - sono oggi molto usati, da soli o in combinazione con i chemioterapici, per la terapia di neoplasie a colon, polmoni, reni, seno, tiroide, fegato e ovaio. Purtroppo, però, le cellule neoplastiche sono talvolta in grado, dopo alcuni mesi di terapia, di sviluppare dei meccanismi di resistenza aggirando l'ostacolo.
Utilizzando fattori di crescita alternativi, infatti, le cellule tumorali riescono a realizzare vasi sanguigni di grande calibro (chiamati in inglese "supervessels") che crescono anche in assenza di VEGF. Questi vasi esprimono la molecola ALK-1: il team di Bertolini ha dimostrato che anticorpi rivolti contro questo nuovo bersaglio sono particolarmente efficaci nel colpire i "supervessels" generati durante la terapia con farmaci anti-VEGF. La scoperta ha meritato la pubblicazione sulle pagine della prestigiosa rivista scientifica Cancer Research. Alcuni studi clinici per dimostrare la sicurezza e l'efficacia di questo nuovo approccio terapeutico sono già in corso in Italia e all'estero su pazienti che avevano sviluppato resistenza ai farmaci anti-VEGF e i primi risultati sono incoraggianti.
Redazione