“Sostenere la ricerca significa sostenere la vita”

“Sostenere la ricerca significa sostenere la vita”

Ultimo aggiornamento: 1 ottobre 2020

Emanuela è guarita da un tumore al seno anche grazie a una chemioterapia sperimentale, frutto del lavoro dei ricercatori.

Emanuela ha ricevuto una diagnosi di tumore al seno a 28 anni, un’esperienza difficile ma che ha saputo affrontare a testa alta e dalla quale ha saputo trarre insegnamenti e una spinta a prendere una nuova direzione nella sua vita.

“Mi è stata diagnosticata la malattia a settembre 2005. Ne ero quasi consapevole, sono insegnante di yoga e grazie al mio lavoro ho una conoscenza del mio corpo molto profonda. Quando sono andata a fare la visita di controllo sentivo che qualcosa non andava. Il medico per ben due volte mi ha però detto che non c’era nulla, di stare tranquilla. Mi sono imposta e alla terza visita si è accorto che effettivamente qualcosa di sospetto c’era.”

A quel punto però Emanuela decide di rivolgersi a un centro specializzato per la cura del cancro: l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma. Viene sottoposta a diversi esami, prima un’ecografia, poi una mammografiaUno dopo l’altro tutti gli esami portano a un’unica risposta, una diagnosi inequivocabile: tumore al seno. Emanuela dopo due giorni dalla diagnosi viene operata d’urgenza, devono farle una mastectomia totale e asportarle i linfonodi ascellari.

“Quando sono uscita dalla sala operatoria ricordo che ero sollevata. Il problema l’avevo risolto, ora dovevo solo affidarmi ai medici per intraprendere il percorso di cura. Ero talmente contenta e serena in quel momento che risalendo in camera dopo l’operazione salutavo tutti come la Regina Elisabetta quando passa per strada, mi guardavano stupiti e divertiti.”

Emanuela, nonostante il difficile intervento, non si è mai preoccupata di aver perso la sua femminilità: “Non è togliendomi una parte del mio corpo che avrebbero intaccato il mio spirito, ero viva e questo era l’importante, tutto il resto lo avrei affrontato passo per passo”. Ed è proprio quello che è successo, anche grazie al supporto indispensabile di Emilio Bria, ricercatore AIRC, che l’ha seguita come oncologo e che l’ha sostenuta anche psicologicamente nei momenti più duri. “Dopo l’intervento mi hanno sottoposto a un tipo di chemioterapia che all’epoca era sperimentale, un'opportunità possibile grazie al lavoro dei ricercatori che avevano identificato per me una nuova cura. Questa mia esperienza mi ha fatto capire quanto sia importante il sostegno delle persone care, per questo sono stata vicino ad amiche che hanno affrontato lo stesso percorso. Ma ho anche capito quanto la ricerca sia fondamentale. Sostenerla significa sostenere la vita.”

 

La malattia ha fatto capire ancor di più a Emanuela cosa era importante per lei e cosa avrebbe voluto fare “da grande”. La sua passione per lo yoga e per le discipline orientali, ma soprattutto il suo grande amore per l’India, l’hanno spinta nel 2013 a inaugurare, grazie all’aiuto di quattro amici, la Onlus AFLIN – Filo di Luce India, di cui è presidente. AFLIN opera nell’ambito dei settori dell’assistenza sociale e sanitaria, favorendo l’istruzione e la tutela dei diritti delle donne e dei bambini che vivono nel subcontinente indiano.