Ultimo aggiornamento: 1 ottobre 2020
Sara ha superato un cancro al seno metastatico e, grazie alla ricerca, non ha dovuto rinunciare al sogno di diventare mamma.
Sara nel 2007 ha 31 anni e trascorre gran parte della sua giornata in laboratorio: ha ottenuto da poco un contratto a tempo determinato presso l’Università di Tor Vergata a Roma. Collabora inoltre da tempo con Stefania Gonfloni (ricercatrice finanziata AIRC) a una ricerca sulla prevenzione del danno ovarico da chemioterapici, lavoro i cui risultati sono stati poi pubblicati sull'importante rivista scientifica Nature Medicine. Un giorno, Stefania Gonfloni le chiede: “Sara, se tu un giorno, giovane donna, scoprissi di avere un tumore, ti porresti il problema di poter avere figli un domani? Pensi che una ricerca su questo argomento potrebbe essere interessante?”.
Adesso, più di tutti, Sara potrebbe dare una risposta a quella domanda. Quattro giorni dopo la firma del tanto sospirato contratto da ricercatrice, il cancro entra nella sua vita nel modo più doloroso.
In realtà tutto ha inizio un anno prima, a settembre 2006, quando Sara sente una piccola palla al seno. Fa un controllo dalla sua ginecologa, che la rassicura: è un fibroma benigno. Nonostante questo, sentendo il nodulo crescere col trascorrere del tempo, continua a fare un’ecografia ogni tre mesi, e la risposta della ginecologa è sempre la stessa.
Una mattina di luglio 2007, però, si accorge di avere due piccole palle sotto le ascelle. A quel punto si reca da un senologo e scopre che si tratta di metastasi del tumore: cancro al seno.
Il 4 agosto 2007 inizia la chemioterapia, terminata poi a gennaio 2008. A febbraio 2008 viene operata: quadrantectomia con svuotamento ascellare. A maggio inizia la radioterapia e continua la cura con l'anticorpo monoclonale trastuzumab fino ad agosto 2008.
Nonostante l'asportazione di mezzo seno, l'ascella da svuotare, la nausea, le notti insonni, Sara ha un chiodo fisso, una domanda costante: “Potrò avere un figlio?”. I medici la ascoltano e le propongono una soluzione: mettere a riposo le ovaie fino alla fine della cura; si tratta di una menopausa indotta per preservare la possibilità di avere in futuro una gravidanza. Sara ha voluto tentare.
Passano gli anni, la terapia funziona, gli oncologi ripristinano il ciclo e danno il via libera alla gravidanza. Sara resta incinta, purtroppo dopo soli tre mesi perde il bimbo, ma non molla e rimane incinta di nuovo. Il 4 ottobre 2012 nasce Agnese.
“Sono nata quattro volte: quando sono venuta al mondo, quando ho sconfitto il cancro e quando sono nate le mie due figlie. Da ricercatrice e da ex paziente oncologica posso dire che è grazie alla ricerca se oggi sono qui e sono madre, perché la ricerca mi ha detto come dovevo fare per preservare questa mia possibilità.”
Sara ha avuto la sua seconda figlia, Agata, nel 2015 e oggi insegna agli studenti della scuola secondaria e tiene un Master all’Università Tor Vergata di Roma sulla sperimentazione clinica in ambito oncologico.