“Io corro all’aria aperta, i ricercatori corrono all’interno dei loro laboratori per darci più speranza”

Ultimo aggiornamento: 1 ottobre 2020

Roberta ha superato un tumore al seno e oggi corre per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro.

“Ci vuole tantissima forza e determinazione per alzarsi la mattina e andare a correre. La corsa però è qualcosa che mi fa sentire libera, mi permette di staccare un po’ da tutto. Ti lascia solo quel poco di ossigeno per pensare alle cose davvero importanti e indispensabili della vita.”

Roberta, che vive a Pavia dove è venuta a studiare da ragazza, ma ha lasciato il cuore nella sua Sicilia, riavvolge il nastro della sua vita con voce allegra e ferma e torna a quel 24 maggio del 2019, quando tutto è cambiato. “In passato avevo già fatto un'ecografia per un nodulo al seno. Quindi mi tenevo sotto controllo e, quando ho sentito un'altra 'pallina' che mi dava fastidio, non ho perso tempo. Mi sono sottoposta all'ecografia e poi a un ago aspirato. Mentre aspettavo i risultati, ero speranzosa: in quel periodo stavo provando ad avere un bimbo con il mio compagno e lavoravo per aprire il mio studio come personal trainer.” Ma, come dice sempre Roberta, c'è un tempo per tutto, e quel giorno di maggio era arrivato il momento di curarsi: gli esami, infatti, rilevano un tumore al seno, da asportare subito. “Al medico che mi ha dato la notizia, ho chiesto se non potevamo aspettare per l'operazione: avevo tanti progetti in ballo e un'importante gara di corsa in programma, la mia grande passione”.

Ma non si può attendere. Una settimana dopo Roberta viene operata alla Fondazione Maugeri di Pavia. Per fortuna, non ci sono metastasi e non servono radioterapia o chemioterapia. “Eppure non è stato facile, soprattutto a livello psicologico: ho visto il mio corpo deturpato e ho avuto paura che ormai il cancro fosse 'entrato' in me. Ho temuto che non sarei riuscita a combatterlo.”

Roberta non usa questa parola a caso. Perché, come tante donne che hanno vissuto la stessa esperienza, è davvero una guerriera. Alla grinta, poi, si aggiunge la forza da sportiva. “Ho sempre praticato parecchie discipline e la corsa fa parte del mio DNA. L'attività fisica rappresenta mia la valvola di sfogo per eccellenza: 10 giorni dopo l'intervento sono tornata in palestra perché avevo urgenza di muovermi, di riattivare corpo e mente. E sono convinta che il mio organismo stia reagendo bene anche perché lo sport rafforza le difese immunitarie. Non solo: lo sport mi insegna a darmi obiettivi, a non mollare, a ragionare per tappe e a prepararmi come fa il buon maratoneta. Io applico questo modo di agire su ogni fronte, anche quello della salute.”

A marzo 2020, avrebbe dovuto correre per AIRC nella modalità staffetta prima la Maratona di Roma e poi quella di Milano, per raccogliere fondi per la ricerca, perché lei ne ha vissuto l'importanza sulla propria pelle. Ma le manifestazioni, ovviamente, sono state annullate.

Ci sarà il tempo per correre, tornare in pista e scaldare i muscoli per la più nobile delle cause. Ora è più giusto raccontarsi e accendere i riflettori su scienza e medicina.

“Tutto a suo tempo. Gli unici che non possono fermarsi sono gli scienziati, altrimenti siamo perduti. Ogni traguardo raggiunto per le cure dei tumori lo dobbiamo a loro e vorrei che i malati avessero sempre il meglio, anche per quanto riguarda la qualità della vita, con terapie efficaci e 'amiche'”.

“Io corro all’aria aperta, i ricercatori corrono all’interno dei loro laboratori per darci più speranza. Magari non sarei neanche qui se non fosse stato per la ricerca, quindi non mollate, perché ogni piccola donazione può fare una grossa montagna, è l’unico modo per vincere la maratona più bella della nostra vita.”