Ultimo aggiornamento: 25 febbraio 2021
Fabiana ha lottato per tanto tempo contro un tumore raro che sembrava incurabile, ma è riuscita infine a superare la malattia.
La storia di Fabiana inizia a gennaio 2013, mentre saliva le scale dell’azienda per cui lavora dal 2008 in compagnia di un’amica e collega. Si accorge di non riuscire a respirare bene e di fare fatica a salire quei pochi gradini; non pensa sia nulla di grave, ha vent’anni, è giovane ed atletica.
Le difficoltà respiratorie non passano e decide di fare un primo controllo da cui emerge, erroneamente, che si tratta di un angioma di 13 cm al fegato. Nulla di preoccupante, per cui le viene consigliato di non indagare oltre. Fabiana però decide di effettuare una TAC che rivela uno scenario disastroso: ha un epatocarcinoma fibrolamellare – un tumore rarissimo e non curabile con la chemioterapia – con metastasi polmonari.
Vista la diagnosi, Fabiana si rivolge a un luminare dell’oncologia a Bologna, il quale, dopo 10 giorni dal primo consulto, la opera con urgenza. Sarà solo la prima di diverse altre operazioni, dal 2013 al 2015, ma le tac di controllo non rivelano mai nulla di positivo: il tumore non regredisce e invade sempre di più il tessuto polmonare, fino ad arrivare ai bronchi.
I consulti fatti in Italia e in Europa (Francia e Belgio) rivelano che non c’è nulla da fare perché il tumore è troppo aggressivo. Forse, l’unica strada sarebbe una cura di tipo sperimentale, che però, in casi di malattia rara, non viene praticata. Proprio dopo un consulto a Parigi Fabiana decide di rasare a zero i capelli, che una cura cui si stava sottoponendo le stava facendo cadere. Le amiche le sono accanto e le tengono la mano mentre compie un gesto tanto forte quanto inevitabile, che le rimarrà impresso nella memoria anche a distanza di anni e la cambia profondamente, forse perché in quel momento prende consapevolezza davvero dell’incredibile battaglia che sta combattendo.
Da luglio 2015 Fabiana non svolge alcuna terapia e il tumore si espande pericolosamente, con conseguenti tosse e perdite ematiche, finché ad aprile 2016 un incontro cambia letteralmente la sua vita. Antonio Cusmai, oncologo dell’ospedale Di Venere, prende in cura Fabiana e riesce a farla partecipare a un progetto sperimentale che utilizza l’immunoterapia come “caso compassionevole”.
Il primo segnale positivo arriva ad agosto 2016: la tosse inizia a diminuire e Fabiana, ormai in sedia a rotelle e costretta a dormire con un cuscino fra le gambe perché le ossa si toccavano fra loro, chiama Cusmai, che prontamente le fa una TAC. Il tumore si è ridotto del 50 per cento, l’immunoterapia funziona e Fabiana, la sua famiglia e i suoi amici, che non hanno mai smesso di esserle accanto sia durante gli interventi sia nei momenti in cui si pensava che non ci fosse speranza, possono cominciare a vedere uno spiraglio di luce.
Da settembre 2016 a ottobre 2018 la strada è un po’ più in discesa per Fabiana: i controlli restituiscono solo buone notizie e la sua vita torna, gradatamente, alla normalità.
Il 28 ottobre 2018 è il giorno più bello: la terapia è finita, Fabiana ha vinto e ha sconfitto il tumore.
“Per 4 anni ho avuto un pensiero fisso: non potevo mollare. E i medici me lo dicevano: noi ci mettiamo il nostro 50 per cento ma tu ci devi mettere il tuo, se no non ne usciamo, e io non ho mai mollato.”
Una vicenda, quella di Fabiana, che ci lascia un messaggio di speranza: la ricerca permette lo studio di nuove cure sperimentali che possono consentire di ritrovare la speranza anche a chi, come Fabiana, pensa di averla persa per sempre.