Ultimo aggiornamento: 1 ottobre 2020
A Francesca sono stati diagnosticati un melanoma, prima, e un tumore al seno dopo, ma ha sempre trovato la forza di andare avanti e di considerare un dono prezioso.
Per Francesca la prevenzione è la regola: ogni anno si sottopone a visite di controllo. Nel 2008, quando ha solo 29 anni, i medici dell’Istituto europeo di oncologia (IEO) di Milano osservano sulla sua scapola sinistra una "papula", una piccola lesione della pelle, sospetta: la biopsia accerta che si tratta di un melanoma nodulare. "Era piccolo" racconta Francesca "1.3 mm, ma già al II stadio. Se non lo avessi preso in tempo avrebbe potuto infiltrarsi ancor più in profondità nel derma. È stato un grande spavento, specie all’inizio quando non si sapeva la gravità della malattia. Un melanoma è un pensiero che non ti sfiora in così giovane età."
Francesca si sottopone a un intervento chirurgico: le fanno un’ampia resezione della cute (lasciandole una cicatrice di ben 15 cm) e le asportano anche il linfonodo sentinella. "L’operazione è andata bene, è stata radicale; il melanoma era già andato in profondità ma non aveva raggiunto i linfonodi." Francesca non necessita di cure particolari ma solo di follow-up, con visite ed esami di controllo molto ravvicinati: il protocollo prevedeva dapprima di svolgerli ogni tre mesi, poi ogni 6 e dopo 5 anni una volta l’anno. "Sono passati ormai diversi anni dalla diagnosi di melanoma" aggiunge "tecnicamente posso definirmi guarita, ma devo stare attenta e oltre a fare molta attenzione nell’espormi al sole devo controllare una volta l’anno la cute e i nei."
Nel 2015, durante uno dei controlli periodici, allo IEO evidenziano però che c’è qualche cosa di anomalo al seno: la biopsia conferma che si tratta di un carcinoma duttale a medio grado di differenziazione che richiede una mastectomia nipple sparing (con conservazione del capezzolo), seguita da ricostruzione mammaria. "Questa nuova diagnosi mi ha sconvolto forse ancora più della precedente" confessa "perché non ero più sola. Mi ero infatti sposata, avevo avuto un bimbo, Lorenzo, che aveva cinque anni ed era appena nata Elisa. Anche in questo caso sono stata fortunata: l’esame istologico confermò che nonostante il tumore fosse al secondo stadio (2,5 cm), i linfonodi non erano intaccati da malattia. Il carcinoma era molto recettivo agli ormoni e non molto aggressivo (velocità di proliferazione 15 per cento). Vista la biologia del mio tumore i medici hanno quindi deciso di non sottopormi né a radio né a chemioterapia. Il mio piano di cura prevede una cura ormonale con tamoxifene per 5 anni, insieme a una puntura per tenere a bada l’attività delle ovaie. A 37 anni, in piena fertilità, il tumore avrebbe potuto ripresentarsi ed è stato scelto quindi di mettermi in menopausa per ridurre le possibilità di recidiva." Francesca prosegue le cure. E sta bene.
"Mi ritengo fortunata perché ho trovato ottimi medici che mi hanno seguito durante la malattia. Non è stato facile, la mastectomia ha richiesto un percorso di un anno fra intervento e protesi, ed anche la fisioterapia per il recupero dell’uso del braccio. Mi ha aiutato sapere che l’esame genetico a cui mi ero sottoposta aveva dato un buon esito. Mi hanno consigliato di analizzare i geni del BRCA 1 e 2 ed altri due specifici per il melanoma avendo sviluppato due tumori in età molto precoce e il risultato è stato che sono sani, non presentano cioè mutazioni. Questo mi ha permesso di studiare un piano di prevenzione e di controlli meno serrati."
Francesca si rende conto dell'importanza della prevenzione e dei progressi della ricerca: "Per esempio per il melanoma oggi sono disponibili l’immunoterapia e farmaci bersaglio, che quando mi sono ammalata non erano stati scoperti. La sola cura per gli stadi avanzati era la chemioterapia, non sempre efficace purtroppo".
"Sembra paradossale" dichiara ancora "ma la malattia mi ha insegnato a vivere. Ho toccato con mano la nostra precarietà e ho deciso di non sprecare neanche un momento della mia vita. Ho imparato a volermi davvero bene, ho avuto maggiore cura del mio corpo e sono più attenta a dare ascolto ai sintomi di stanchezza, a concedere più tempo a me stessa facendo attività fisica e nutrendomi in modo sano."
Anche l’interiorità di Francesca è cambiata. "Mi sento più donna e più mamma, ho priorità diverse che mi permettono di essere più felice, sebbene sia sempre all’erta. La serenità è un traguardo che si raggiunge nel momento in cui si accetta la malattia. È un'eventualità da considerare, e una volta diagnosticata non la si può cambiare, ma è possibile cambiare il modo di vivere la propria vita."
"Alle donne, e sono ancora tante quelle che si ammalano, soprattutto di un tumore al seno, voglio dire che è importante che non si sentano sole: devono ricevere un messaggio incoraggiante, ecco perché ho deciso di portare la mia testimonianza. Come loro all’inizio ho creduto di non potercela fare, mi sono sentita terrorizzata e persa, poi ha avuto il sopravvento la forza della vita. Che mi ha sempre sostenuto, dandomi la volontà e la voglia di andare avanti. Ogni giorno della mia vita lo considero un dono prezioso. Questo mi permette di assaporare appieno ogni istante."