La storia di Giuseppina

Il desiderio di portare avanti una tradizione di famiglia è il motore delle donazioni di Giuseppina, che ci tiene ad assicurarsi che i suoi soldi vengano impiegati con oculatezza. Anche per questo ha scelto AIRC.

Per Giuseppina la scelta di diventare grande donatrice di AIRC è stata innescata da una decisione che suo marito aveva preso tanti anni fa, ma aveva radici ancora più profonde. Lei era ancora giovane alla scomparsa del marito Pietro e si era ritrovata a gestire le proprietà tra la Sicilia e Milano. Pietro le aveva chiesto di vendere un ampio agrumeto e di donare i proventi.

“Io mi considero un’oculata amministratrice” spiega “e più che possedere il denaro sono interessata a far funzionare le cose”. Con quello che si potrebbe chiamare un “approccio strategico alla filantropia”, Giuseppina ha deciso di utilizzare quella grande donazione per finanziare più interventi mirati, in modo da dare una mano a quelli che ama chiamare “i suoi amici”: alcune organizzazioni non profit, fra cui AIRC, che sostiene con continuità da molti anni. Amici selezionati, dai quali si aspetta che facciano “funzionare le cose” con un’attenzione almeno pari alla sua.

Giuseppina, ha scelto di sostenere i costi di una borsa di studio triennale intitolata a suo marito Pietro. La borsa è stata assegnata a Francesco Tamiro, un giovane ricercatore che, da Roma, grazie all’opportunità offerta da questo finanziamento, si è trasferito a Foggia, dove si occupa di ricerca sulle leucemie presso la Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza.

Contribuire a ridurre le sofferenze dei bambini per Giuseppina è più di un desiderio, è un dovere: qualunque male, vissuto da un bambino, le sembra ancora più inaccettabile. Grazie alla ricerca, la diagnosi e la cura dei tumori dell’infanzia e dell’adolescenza hanno fatto enormi progressi, ma Giuseppina è consapevole che tanto resta da fare.

Giuseppina è felice al pensiero che un progetto concreto che sosterrà la migliore ricerca in campo oncologico porti il nome di suo marito, ma è un po’ schiva quando le si chiede delle sue buone azioni: “Mio papà, che era direttore della Banca Commerciale, a Messina, usava sempre un’espressione siciliana che dice ‘Fai bene e scordatìllo, dimenticalo; fai male e pensaci’”.

Donare, dice, la fa sentire utile, ma ciò che la spinge più di tutto a voler aiutare gli altri è il desiderio di portare avanti una tradizione di famiglia. “Mia mamma è sempre stata molto generosa, figlia di genitori che si sono sempre spesi molto per dare una mano. Diceva sempre che tanto quando moriamo non ci portiamo via niente: ‘Magari un vestito, se ce lo mettono’”.

Oggi ha 85 anni e continua a fare avanti e indietro tra Milano, dove per qualche anno è stata anche insegnante di francese al Liceo Beccaria, e Aci Sant’Antonio (“dove dalla finestra ogni tanto saluto l’Etna”), continuando a dedicare una cura meticolosa ai conti di casa e di famiglia.

La famiglia per Giuseppina conta moltissimo e il legame d’affetto che la unisce ai suoi due fratelli, ai nipoti e ai suoi splendidi quattro pronipoti riempie la sua vita.