La storia di Raffaella

La testimonianza di Raffaella e la sua scelta di finanziare una borsa di studio per i giovani ricercatori.

Quella di Raffaella e Abele è una di quelle storie che ti danno la forza di vivere intensamente, sempre e comunque.

La loro è stata prima di tutto una storia d’amore: amore l’una per l’altro e amore da condividere con gli altri. Abele oggi non c’è più, ma Raffaella ha scelto di mantenere vivo il suo ricordo con una borsa di studio a suo nome.

Raffaella e Abele si conoscono molto giovani a una festa e dopo quella sera non si lasciano più. “Forse io sono fuori moda, ma mi sono innamorata subito perché ho capito immediatamente che lui era una persona speciale” ci racconta Raffaella. 

Pur avendo pochi mezzi decidono di sposarsi e Abele comincia a lavorare come operaio. È molto bravo e, nonostante sia obbligato a lunghe sedute di dialisi a causa di una grave patologia renale, diventa in poco tempo operaio specializzato e infine responsabile tecnico di un’azienda. Nel 1992 il Presidente della Repubblica gli conferisce la Stella al merito del lavoro con il titolo di Maestro del lavoro. È il coronamento ufficiale di una vita operosa.

 

Una vita con gli altri, per gli altri

Raffaella e Abele sono consapevoli di avere poco tempo, per questo la loro è una vita intensa: frequentano corsi di pittura, aprono la loro casa per accogliere bambine e madri in difficoltà, viaggiano tanto, e anche dopo il trapianto di rene, avvenuto nel 1985, Abele continua a lavorare con la stessa dedizione.

“L’amore si può manifestare in tante cose. E mio marito si è sempre molto impegnato in tutto quello che faceva. Era di certo un uomo eccezionale per gentilezza e intelligenza.”

Abele è mancato nel 2002 e quest’anno Raffaella ha deciso di intitolare in suo ricordo una borsa di studio AIRC. “Io e mio marito abbiamo sempre lavorato, con tenacia e forza di volontà, per questo oggi non mi manca niente, quindi perché non aiutare gli altri? Oggigiorno ci sono tanti giovani eccezionali, che faticano a emergere, ma se avessero una possibilità, sono sicura che riuscirebbero a fare qualcosa di importante. È quello che voglio fare io con le mie donazioni e sono sicura che Abele è felice di sapere che i soldi guadagnati faticosamente e che non abbiamo potuto condividere insieme possano aiutare la ricerca a trovare nuove cure per gli ammalati.”

La scelta di sostenere la ricerca sul cancro arriva però da un altro ricordo doloroso: “Mia madre è mancata per un tumore al seno, mentre mio padre per un tumore al polmone, e so cosa significa avere un parente ammalato e cercare di aiutarlo in tutti i modi. Non sono una persona impulsiva, ho meditato molto e ho pensato ad AIRC perché ho piena fiducia nel suo operato. Credo che donare faccia parte di me, se posso condividere qualcosa che mi appartiene lo faccio. Così era mia madre, aveva sempre una parola e un gesto per tutti: forse ho preso da lei!”