La storia di Matteo e Morena

Per Matteo e Morena la scelta di donare in favore della ricerca oncologica ha la stessa filosofia che impronta la vita di tutte le coppie giovani: l’idea di costruire.

Una famiglia, una carriera, un progetto di ricerca che sia capace di cambiare le cose nella lotta al cancro. Tre sfide, accomunate dal fatto che si costruiscono un passo alla volta, tassello dopo tassello; con fatica e gli occhi rivolti al futuro. Per Matteo e Morena la scelta di donare in favore della ricerca oncologica ha la stessa filosofia che impronta la vita di tutte le coppie giovani: l’idea di costruire.

 

Li sentiamo un sabato mattina, mentre sono al mare con i loro due bambini: Matilde e Massimo. Ci raccontano che tutto è cominciato il giorno del loro matrimonio: «Avevamo destinato una cifra cospicua al ricevimento, ma le nostre famiglie hanno deciso di farsi carico di tutti i costi», raccontano. «Così abbiamo sentito che fosse giusto usare quei soldi per fare qualcosa di buono. Avremmo potuto sposare molte cause - tutte nobili, intendiamoci - ma non volevamo limitarci a sostenere interventi contingenti; ci piaceva l’idea di contribuire a costruire qualcosa di strutturale, alla risoluzione di un problema che riguardasse tutti. Abbiamo perciò deciso di sostenere Fondazione AIRC e la ricerca sul cancro. Siamo due ingegneri, crediamo nella scienza e siamo consapevoli delle difficoltà che molti ricercatori incontrano nel nostro Paese».

 

La scelta è caduta sul sostegno al progetto Start-Up di Fondazione AIRC, un finanziamento che consente a giovani ricercatori di talento che, nonostante la giovane età siano già riusciti a dimostrare le proprie capacità non comuni, di rientrare in Italia e costruire un proprio gruppo di ricerca.

 

Nelle scorse settimane Matteo e Morena hanno anche incontrato una delle ricercatrici sostenute con un Grant Start-Up. «È stata una bella esperienza. Per la ricercatrice, a cui abbiamo fatto capire che ha il nostro supporto. E per noi: ci ha illustrato con passione quello che fa e, in questi tempi di estrema diffidenza, toccare con mano quello che producono le tue donazioni aiuta moltissimo. Avere consapevolezza anche dei piccoli passi avanti della ricerca per noi ha un grande valore: ci fa capire che quello che stiamo facendo è giusto e ci invoglia a farlo ancora».

 

Dopo la donazione in occasione del loro matrimonio, Matteo e Morena hanno deciso infatti di sostenere ancora AIRC e il progetto Start-Un. Con pudore, senza rendere nota la loro scelta. «Siamo una coppia giovane e molto fortunata. Questo ci ha consentito di fare una scelta - donare - che molti nostri coetanei, se anche volessero, non potrebbero mai fare. Non ci va di rimarcare questa differenza», rivelano, pur consapevoli che spesso l’atto di donare infonde fiducia anche in chi non può farlo e in chi potrebbe trarre i frutti delle donazioni, come i malati, che sanno che c’è qualcuno che sta supportando la loro battaglia.

Una battaglia, quella contro il cancro, che in passato ha toccato anche Matteo e Morena.

«Il cancro ci riguarda tutti. Tutti abbiamo un amico o un familiare che ha dovuto combattere con questo male e magari non ce l’ha fatta», dice Morena. «Io ne sono un esempio: il mio babbo è morto di cancro».

Matteo, invece, ha perso il nonno un mese prima della sua nascita. «È stato un evento che, sebbene sia accaduto prima che io nascessi, ha segnato in qualche modo la mia vita. Il clima al momento della nascita, la necessità di riorganizzare l’azienda di famiglia, fare in modo che i rapporti tra i 7 sette fratelli e sorelle non si sfibrassero», racconta.  Una sfida perfettamente riuscita: «Oggi siamo una famiglia molto unita, che ruota intorno all’azienda avviata da mio nonno e fatta crescere dai suoi figli e con i rapporti cementati nei pranzi domenicali a casa della nonna. Non si poteva mancare», dice Matteo sorridendo. «Anche quando tornavo dalla discoteca all’alba, dopo poche ore i miei genitori mi buttavano giù dal letto per andare da lei».

Perché costruire, dopo tutto, costa fatica.