Ogni anno, da 14 anni, Franco sostiene una borsa di ricerca AIRC intitolata a Loredana
“Non saprei cosa dire”: esordisce così Franco, quando viene a trovarci nella sede AIRC di Milano. E invece ha tanto da dire, anche perché la sua storia come sostenitore di AIRC è davvero lunga.
Diventa socio più di 15 anni fa, perché lui e Loredana, la prima moglie, hanno a cuore la ricerca sul cancro. Loredana è sopravvissuta a un cancro al seno e per qualche anno tutto è superato. Entrambi vanno presto in pensione per godersi il meritato riposo insieme, ma nel 2005 Loredana viene a mancare per un tumore al fegato. Franco prende una decisione: “Non volevo che per il funerale arrivassero corone di fiori da amici e colleghi perché Loredana non amava queste cose. Ho fatto circolare la voce che, chi avesse voluto, avrebbe potuto sostenere in suo nome la ricerca sul cancro. Un’amica mi ha suggerito di sommare le tante donazioni ricevute e integrarle, così da raggiungere la somma necessaria a finanziare una borsa di studio AIRC intitolata a Loredana. Tutti insieme abbiamo raggiunto questo obiettivo”.
Dopo il primo anno, Franco ha trovato naturale proseguire: “Non mi sono fatto troppe domande,” spiega, “Sapevo che Loredana sarebbe stata contenta. Mi sono detto: lo posso fare, vado avanti”. Da allora, non si è più fermato: ogni anno, da 14 anni, sostiene una borsa di ricerca AIRC che dedica a Loredana.
La generosità di Franco emerge malgrado la sua iniziale ritrosia a raccontarsi: “Non riesco a concepire che chi può farlo non doni: soldi, o anche il proprio tempo. Bisogna farlo e basta, per dare alle organizzazioni esperte l’opportunità di realizzare qualcosa di buono e utile. Se non si dà nulla, sicuramente non si realizzerà nulla. Inoltre donare fa sentire meglio, più vicini a una causa che conta”. Questa visione è anche alla base del suo impegno come volontario, insieme alla seconda moglie Isabella, in un doposcuola della loro città: “Avere a che fare con i ragazzi è la parte più divertente”, dice sorridendo.
Franco sostiene anche una mensa popolare e altre organizzazioni in Italia e all’estero, e offre il suo aiuto a una vicina di casa molto anziana. “Anche io un giorno potrei avere bisogno di aiuto e se qualcuno me lo offrisse direi grazie. Ma se nessuno mi offrisse questo aiuto, mi chiederei se ho mai fatto qualcosa prima, quando era in mio potere farlo”.
In cambio del suo sostegno, Franco chiede molto poco: sa bene che investire nella ricerca è importante per il futuro, ma è difficile toccare con mano risultati a breve termine. “Più che sfogliare un articolo scientifico, mi ha fatto piacere leggere le storie dei ricercatori AIRC e poterne incontrare alcuni: ascoltare le testimonianze dei giovani ricercatori rende concreto il fatto che la ricerca progredisce proprio grazie al loro lavoro e alle borse di studio.
Prima di salutarci, Franco condivide la sua visione del futuro: “Io non mi fermo. Sono stato fortunato a incontrare Isabella e voglio andare avanti. E voglio fare così anche con la ricerca contro il cancro: ancora troppe persone si spengono prematuramente per questa malattia, ed è importante insistere in questa direzione per raggiungere nuovi risultati a beneficio di tutti”.