La storia di Anna Luisa

Anna Luisa, un’impiegata fiera delle proprie radici piemontesi, da anni sostenitrice di AIRC. Con il sopraggiungere della malattia si è resa conto che sostenere la ricerca produce risultati utili a tutti, persino a sé stessi.

Iniziare con il donare piccole somme del bonus aziendale di fine anno, fino a trasformare il sostegno alla ricerca in un impegno costante.

La storia di Anna Luisa mostra come la filantropia abbia molto di più a che fare con la voglia di contribuire a raggiungere un traguardo importante e di sentirsi parte di un progetto comune che con il denaro.

“Sono una semplice impiegata nell’ufficio risorse umane di una grande azienda a Torino” si racconta, descrivendosi come una piemontese molto fiera delle sue radici. “Sono montanara dentro: mi piace vivere all’aria aperta in un ambiente anche un po’ rustico. E, sebbene vivere a Torino mi piaccia da matti, appena posso torno sulle mie montagne nel cuneese.”

Anna Luisa ha cominciato a sostenere Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro molti anni fa: “Semplicemente, quando mi arrivava il bonus aziendale ne dedicavo una piccola quota alla ricerca sul cancro: mi sembrava una cosa giusta”. Finché nel 2017 riceve una diagnosi infausta e si ritrova a confrontarsi in prima persona con la malattia, con i bisogni dei malati a cui ancora la medicina non ha dato risposta, ma anche con le soluzioni terapeutiche oggi disponibili grazie proprio alla ricerca.

In quelle circostanze ti accorgi di quali sono le cose veramente importanti. Ti rendi conto che è inutile accumulare quando la vita in un attimo potrebbe finire. Sostenendo la ricerca, il denaro, invece, potrebbe produrre risultati utili a qualcuno. Forse perfino a me stessa.”

Decide così di contribuire in maniera più sostanziosa e regolare all’attività di AIRC. E a prendere parte agli incontri organizzati dalla Fondazione.

AIRC mi ha contattato proprio nel momento in cui stavo peggio e per me è stato un grande piacere. Quando sei malata ti senti tanto piccola, una goccia nel mare. Ma a quel punto mi sentivo una goccia di cui qualcuno si era accorto. Man mano che venivo fuori dai miei problemi, ho cominciato a partecipare in maniera più assidua agli appuntamenti: prima un aperitivo con i ricercatori e altri donatori a Torino; poi, a causa della pandemia, incontri virtuali.”

Con le sue donazioni, Anna Luisa ‒ che ha continuato a donare anche dopo aver superato la malattia ‒ sta contribuendo al Progetto Start-Up grazie al quale AIRC consente a giovani ricercatori che si sono distinti all’estero di rientrare in Italia avviando il proprio laboratorio di ricerca.

Incontrandoli ti senti utile, ti accorgi che la tua piccola donazione consente a quei giovani pieni di passione di continuare il loro lavoro” dice Anna Luisa. “Ed è una gratificazione che ti fa capire che, quando si dona, ti torna sempre indietro qualcosa.”

Ma c’è un’altra motivazione dietro la decisione di Anna Luisa di donare e di continuare a farlo. “Mi sono resa conto che il mondo della ricerca e dei ricercatori, nonostante la sua importanza, nel nostro Paese è misconosciuto.”

Per questo nei mesi scorsi si è impegnata in prima persona nella raccolta fondi, attivando una pagina dedicata sul portale AIRC attraverso cui ha invitato i suoi amici a donare. Una possibilità che chiunque può sfruttare per trasformare gli eventi personali come matrimoni, compleanni o anniversari in un'occasione per aiutare la ricerca.

“Confesso che l’iniziativa non ha avuto un grande successo economico” sorride Anna Luisa. “Ma non è tanto quello che conta: alcuni miei amici hanno non solo donato, ma anche cominciato a interessarsi di più ai temi della ricerca sul cancro. E credo che questo sia il risultato più importante: solo avvicinandosi a una realtà, conoscendola, ci si può appassionare e sentirsi parte di una comunità che sta contribuendo a qualcosa di importante.”