“Quando faccio il medico aiuto un solo paziente, facendo ricerca ne aiuto tanti”

“Quando faccio il medico aiuto un solo paziente, facendo ricerca ne aiuto tanti”

Sono un medico, specializzato in gastroenterologia, e mi occupo in particolare di malattie del pancreas. Lo faccio come clinico ma anche come ricercatore.

La vocazione per la ricerca è nata piuttosto presto nel mio percorso universitario: mi ha sempre accompagnato l’idea che facendo ricerca e capendo a fondo i meccanismi biologici si riesca a fare meglio il medico. Così, dopo la specializzazione, ho deciso di seguire questa strada affrontando la sfida di andare all’estero, nel Regno Unito, in un laboratorio di eccellenza negli studi sul pancreas, a Londra presso l’Imperial College. È stata una scelta un po’ rischiosa dal punto di vista professionale ma anche complessa dal punto di vista personale, dal momento che la mia bambina era appena nata. Sono però felice di averlo fatto. L’esperienza all’estero mi ha dato la possibilità di frequentare un laboratorio di altissimo livello e mi ha insegnato come funziona la ricerca. Lì ho anche imparato e come acquisire autonomia come ricercatore, progettando i miei studi ed esperimenti. E poi è stata un’esperienza che mi ha “contaminato” dal punto di vista scientifico e umano, facendomi sentire parte di una comunità di ricercatori a cui ancora sono legato.

L’esperienza in UK mi ha dato la conferma di voler seguire entrambe le strade della clinica e della ricerca con la consapevolezza che quando, da medico, visito i miei pazienti aiuto soltanto loro, singolarmente, mentre facendo ricerca potenzialmente ne posso aiutare ben di più. Aggiungo infatti così il mio piccolo mattoncino di scoperte, insieme ad altre migliaia di ricercatori di tutto il mondo, al grande muro delle conoscenze sul cancro.

Nonostante avessi avuto l’opportunità di rimanere in UK, ho deciso di tornare in Italia, all’Ospedale Sant’Andrea di Roma, dove ha sede la seconda scuola di Medicina dell’Università “La Sapienza”. È qui che ho fatto il mio primo incontro da ricercatore con AIRC, che ha sostenuto un progetto di ricerca su tumori neuroendocrini del pancreas. È stata una grande opportunità che ha avuto un ruolo importante nella mia crescita professionale.

In quegli anni è accaduto un episodio, quasi un segno, che mi ha legato ulteriormente al tumore del pancreas: tornato da Londra ho fatto una diagnosi di tumore del pancreas a mio padre. Fortunatamente la malattia era in fase molto precoce e oggi, a distanza di nove anni, sta bene.

Dopo una lunga esperienza all’Ospedale Sant’Andrea, dal 2018 sono all’IRCCS San Raffaele di Milano, dove oggi svolgo attività clinica e di ricerca nel Centro Multidisciplinare per la Ricerca e Cura per le malattie del Pancreas. In particolare, grazie al sostegno di AIRC, sto conducendo un progetto che ha l’obiettivo di identificare e, in futuro speriamo anche di “scardinare”, i meccanismi di resistenza ai trattamenti chemioterapici di questo tipo di tumore.

Da anni l’approccio di precisione al trattamento del tumore è una realtà, almeno negli ospedali con maggiore esperienza e casistica. Si studiano le caratteristiche molecolari della neoplasia e, sulla base di queste, si sceglie il trattamento che ha maggiori probabilità di successo. Tuttavia, il tumore non è statico, si adatta nel tempo fino a diventare capace di sfuggire alle terapie. Il progetto ha l’obiettivo di descrivere questo fenomeno. In un campione di circa 80 pazienti, studieremo le caratteristiche molecolari del tumore prelevando biopsie con un esame endoscopico prima e dopo la chemioterapia. Ciò potrà darci informazioni preziose sull’evoluzione della malattia e, speriamo, fornirci “firme” molecolari che ci consentano di adattare la terapia per fornire a ciascun paziente il trattamento più efficace in ogni momento del percorso di cura. Inoltre, questo approccio dovrebbe permettere di individuare nuovi bersagli per lo sviluppo di farmaci mirati, in grado di ripristinare la sensibilità del tumore ai trattamenti.

Non mi rimane molto tempo al di fuori delle ore in ospedale, dove però ho la fortuna di lavorare con tante persone con cui condivido la passione per la ricerca. Nel tempo libero faccio sport, in particolare la corsa, ascolto tanta musica, leggo, cucino. Ma soprattutto faccio il pendolare con Roma, dove sono rimaste la mia famiglia e gli amici più cari.

Biografia

Nato a Roma nel 1972, si è laureato all’Università di Roma “La Sapienza” in Medicina e Chirurgia e ha poi conseguito la specializzazione in Gastroenterologia. Si è quindi trasferito a Londra, nei laboratori della Cancer Research UK (CRUK) presso l’Imperial College, dove ha svolto ricerche utili al conseguimento di un dottorato in Oncologia Digestiva presso “La Sapienza”. Nel 2006 è rientrato in Italia, all'ospedale Sant’Andrea di Roma e dal 2018 lavora all’IRCCS San Raffaele di Milano, dove è responsabile per la ricerca nell’Unità di Endoscopia Biliopancreatica ed Ecoendoscopia e vicedirettore del centro per la Ricerca e Cura delle Malattie del Pancreas.

  • Gabriele Capurso

  • Università:

    IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano

  • Articolo pubblicato il:

    27 luglio 2022