Dai segreti dei pipistrelli nuove strategie contro il cancro

Dai segreti dei pipistrelli nuove strategie contro il cancro

 

“I pipistrelli? Per studiare il cancro?”

Quando racconto di cosa mi occupo la prima reazione è di stupore.

Già: studio i pipistrelli e il loro metabolismo, che può aiutarci a comprendere e curare meglio il cancro. Lo so, può sembrare una scelta un po’ bizzarra, ma in realtà è molto ponderata. Mi sono imbattuto in questi animali durante la laurea triennale. All’interno di un progetto, ciascuno di noi avrebbe dovuto scegliere una specie animale o vegetale: io scelsi i pipistrelli e da allora non ci siamo più separati.

I pipistrelli, infatti, sono animali speciali, con caratteristiche che, ai nostri occhi, possono sembrare dei superpoteri. Innanzitutto, sono gli unici mammiferi capaci davvero di volare e ciò, probabilmente, ha molto influito sul loro percorso evolutivo. Per esempio, è probabile che proprio la capacità di volare sia stata la spinta evolutiva che li ha portati anche a diventare un serbatoio naturale per innumerevoli virus, senza che questi li facciano però ammalare. Una caratteristica, quest’ultima, finita sotto i riflettori in questi mesi: secondo gli esperti, infatti, il virus SARS-CoV-2 ha fatto un salto di specie, con ogni probabilità, da una specie di pipistrelli, anche se è verosimilmente arrivato agli esseri umani passando attraverso una specie animale intermedia, di cui si sa ancora poco. Pare che la ragione per cui i pipistrelli non sviluppino la maggior parte delle malattie virali di cui sono portatori sia da ricercarsi nelle sollecitazioni causate dal volo all’organismo: quest’attività metabolicamente estrema indurrebbe, secondo gli esperti, un costante stato di infiammazione che costituisce un meccanismo di difesa contro i virus.

Non solo: i pipistrelli sono l’ordine di mammiferi con il quoziente di longevità più elevato al mondo. Alcuni di loro vivono oltre 40 anni, un’enormità per animali così piccoli: in base alle dimensioni, tale aspettativa di vita è circa 10 volte superiore a quanto ci si attenderebbe. Si ritiene che ciò sia dovuto alla loro capacità di mantenere “sano” l’ambiente cellulare grazie alla capacità di eliminare il materiale di scarto (per esempio le proteine che non sono più utili) e correggere in maniera efficiente gli errori che si accumulano nel tempo nel DNA.

Proprio grazie a queste caratteristiche i pipistrelli non si ammalano quasi mai di cancro.

Ed è da questa caratteristica che trae spunto il mio progetto sostenuto con una borsa di studio iCARE-2 sostenuta da Fondazione AIRC e dall’Unione europea. Nel progetto studio le ragioni biomolecolari che conferiscono queste qualità ai pipistrelli. In particolare, la mia attenzione sarà focalizzata sul meccanismo dell’autofagia e sul metabolismo delle cellule, molto rilevanti nello sviluppo del cancro.

Si tratta di un approccio alternativo, apparentemente più passivo rispetto a quello che in genere viene usato dalla ricerca in questo campo. In realtà sono convinto che in milioni di anni di evoluzione la natura abbia già plasmato dei sistemi molto efficienti che proteggono i pipistrelli dal cancro; piuttosto che provare a inventare qualcosa di nuovo, noi potremmo cercare di “rubare” loro questi segreti e usarli a nostro favore. Sono consapevole che questo filone potrebbe non portare immediatamente a un trattamento contro il cancro, ma potrebbe indicarci nuove direzioni di ricerca da cui in futuro far nascere strategie terapeutiche completamente inedite.

Certo, lavorare con i pipistrelli non è semplice. Sono specie selvatiche e protette da una rigida legislazione, perciò una parte del mio lavoro consiste nella cattura (temporanea e non invasiva) degli esemplari allo scopo di prelevare piccoli campioni biologici. Un’attività che non si improvvisa: servono competenze e permessi rilasciati dalle attività competenti.

Negli ultimi anni sono andato alla ricerca di pipistrelli un po’ ovunque in Europa: durante i miei 4 anni di dottorato in Irlanda, ho fatto catture Inghilterra, in Galles, in Bretagna, dove ci sono chiese che ospitano colonie enormi di pipistrelli. Di frequente mi è capitato di cercare pipistrelli nelle grotte della Slovenia. Dopo il ritorno in Italia, normalmente catturo in Piemonte, ma da qualche tempo ho avviato una collaborazione con il Centro per il Recupero della Fauna Selvatica della Valpredina a Bergamo, la città dove sono nato e dove vivo. E che, come tutti sanno, nei mesi scorsi è stata funestata dalla pandemia.

Di quei mesi, in cui ciascuno di noi ha perso qualcuno, ricordo soprattutto la paura. Non per me: a 35 anni ero consapevole che il rischio di subire gli effetti più gravi del virus erano relativamente bassi. Ma per i miei cari più in là con l’età. Non dimenticherò facilmente la sensazione che ho provato ad assistere inerme a un paese che viene distrutto e decimato delle fronde più vecchie.