“Di cosa ti occupi?”. Ogni volta che mi fanno questa domanda la risposta immediata è “di ricerca sul cancro”. Più precisamente la mia ricerca è focalizzata su una piccola zona dei cromosomi umani, chiamata centromero perché ne costituisce il punto centrale. Il centromero ha un ruolo fondamentale nella divisione cellulare, un processo che se non funziona correttamente può dare origine a una cellula fuori controllo e all’origine di un tumore.
Eppure il centromero è una delle zone di DNA meno conosciute dei nostri cromosomi. Infatti, nell’enorme sforzo di ricerca che ha portato al sequenziamento del genoma umano, nel 2003, sono rimaste alcune aree non completamente decifrate, dei “buchi neri” che non siamo ancora riusciti a leggere nei dettagli. Nel nostro DNA avviene un po’ quello che succede con le mappe online: oggi possiamo zoomare su quasi tutte le regioni del mondo, ma ci sono delle zone di cui non sono stati acquisiti sufficienti dati per consentirci di ingrandire e visualizzare cosa ci sia in quei luoghi. Ebbene, le porzioni di DNA dei centromeri sono come questi.
Il mio obiettivo è oggi esplorare queste aree “oscure” del nostro DNA per comprendere se lì possano avere origine alcuni errori in grado di dare origine a un cancro.
Su questa ipotesi lavoreremo nei prossimi anni grazie anche a un grant Start-Up sostenuto da Fondazione AIRC, che ha contribuito alla nascita del mio nuovo laboratorio in Italia dopo un lungo periodo all’estero.
Strano a dirsi, si tratta della mia prima vera esperienza di lavoro nel nostro Paese, dopo un percorso abbastanza atipico che è cominciato alla fine del liceo con un viaggio a Londra.
Ero lì per studiare inglese, convinta che dopo poche settimane sarei tornata in Italia per iscrivermi al corso di laurea in Medicina. Ma nella capitale inglese, il mio sogno di fare la scienziata sembrava acquisire concretezza e avere molte più probabilità di riuscita che in Italia. Così è maturata la pazza idea di fare richiesta di iscrizione in un’università britannica e fui ammessa. I primi mesi non sono stati semplici: parlavo poco inglese, così registravo le lezioni, le trascrivevo, le traducevo. Una fatica enorme, ma alla fine ricordavo a menadito ogni parola. Ho finito per laurearmi in Oncologia e Biologia del Cancro a Londra, con il massimo dei voti.
Da lì, il mio percorso di specializzazione e poi lavorativo è stato tutto all’estero, tra Regno Unito, Francia, Australia e infine negli Stati Uniti, dove sono rimasta per nove anni.
Negli USA, con mio marito – inglese ma, ormai, con un marcato accento romano – siamo diventati genitori. E ora affrontiamo questa nuova avventura ricominciando da dove avevo lasciato più di quindici anni fa: dal quartiere di Dragona, alle porte di Roma, dove sono tornata ad abitare.
Il mio “Laboratory of Genome Evolution”, all’Università “La Sapienza”, è appena avviato e il gruppo comincia a prendere forma: oltre a me, è composto da una ricercatrice, una dottoranda, uno studente di master e, infine, una lab administrator, che è la problem solver del gruppo: non è una scienziata, ma consente a tutti noi di dedicarci alla ricerca senza distrazioni.
Nonostante le difficoltà connesse alla pandemia sto riuscendo a portare nel mio laboratorio a Roma l’esperienza acquisita in giro per il mondo. Merito anche di AIRC, che con il grant Start-Up ha non solo consentito a me di tornare in Italia, ma ha anche scelto di sostenere un campo di ricerca in cui a oggi sono disponibili poche evidenze, ma che potrebbe aprire strade completamente nuove. Ciò per me è da un lato un grande motivo di orgoglio, e dall’altro lato mi carica di una grande responsabilità nei confronti di tutte le persone che hanno creduto e investito nella ricerca sul cancro. Una responsabilità che è anche un forte stimolo a fare al meglio il mio lavoro per aiutare in maniera tangibile i pazienti oncologici.
Nata a Roma nel 1983, si è laureata in Oncologia e Biologia del Cancro alla Brunel University, a Londra, conseguendo successivamente un dottorato di ricerca alla Università di Cambridge, sempre nel Regno Unito. Ha lavorato poi come ricercatrice al reattore nucleare dell’EMBL di Grenoble (Francia) e successivamente ad Adelaide, in Australia. Si è trasferita quindi negli Stati Uniti, alla Rockefeller University di New York, dove è stata responsabile di diversi progetti di ricerca. Nel 2020 è tornata in Italia, e grazie al conseguimento di diversi finanziamenti europei e italiani (tra essi anche il grant Start-Up di Fondazione AIRC), ha avviato un laboratorio all’Università di Roma “La Sapienza”. Qui oggi alterna la ricerca alla didattica. È impegnata inoltre nella divulgazione della scienza e nel volontariato.
Simona Giunta
Università:
Sapienza Università di Roma
Articolo pubblicato il:
22 giugno 2021