Vincenzo Bronte

Nato a Gela (Caltanissetta) nel 1963, si è laureato in medicina e chirurgia (1988) e specializzato in allergologia e immunologia clinica (1992) all’Università di Padova. Seppur con diversi soggiorni all’estero, la sua carriera si è svolta interamente nell’ente che dal 2004 ha preso il nome di Istituto oncologico veneto (IOV), a Padova, di cui dal 2022 è Direttore scientifico. I suoi interessi di ricerca si concentrano sull’immunoterapia, in particolare sulle alterazioni del sistema immunitario indotte dalla crescita tumorale. Nel 2008 la prestigiosa rivista Science gli ha dedicato un articolo in quanto autore di una delle più importanti scoperte scientifiche nel campo dell’immunologia dei tumori: l’identificazione delle cellule soppressive di derivazione mieloide. Lo stesso anno ha vinto il premio Venosta, assegnato all’epoca da FIRC (oggi Fondazione AIRC) e conferito dalla Presidenza della Repubblica Italiana. Oltre a occuparsi di ricerca, il professor Bronte è anche professore ordinario di immunologia all’Università di Verona e svolge attività clinica.

Progetti seguiti

CLAudins as Regulator of Tumor immunitY - CLARITY

Nome dell'istituzioneIOV - Istituto Oncologico Veneto - I.R.C.C.S.
RegioneVeneto
Budget anno in corso279.000 €
Tipo di progettoIG
Annualità2024 - 2029
Descrizione

Il progetto mira a scoprire il contributo delle claudine e di altri elementi complessi giunzionali nella regolazione delle cellule e delle molecole che costituiscono il microambiente tumorale, cercando di capire come guidano l’infiltrazione, l’arresto e l’attivazione locale dei linfociti T. Con approcci genetici si tenterà di definire la loro influenza combinatoria sull’antigenicità e l’immunogenicità complessiva del tumore, che può portare in alcuni casi alla sorveglianza immunitaria e in altri, invece, a evitare tali controlli. Lo scopo ultimo è chiarire quali elementi complessi giunzionali possano agire come biomarcatori prognostici o predittivi nelle neoplasie del polmone e del pancreas. Inoltre, si cercherà di sperimentare la possibile regolazione genetica di questi elementi quale strategia per convertire le neoplasie cosiddette “fredde”, cioè non riconoscibili da parte del sistema immunitario, in tumori infiltrati dai linfociti T, per ottenere un’immunoterapia più efficace.