Voglio usare la visibilità per fare del bene, non la beneficenza per avere visibilità

Ultimo aggiornamento: 4 dicembre 2020

Voglio usare la visibilità per fare del bene, non la beneficenza per avere visibilità

«Ti ricorderai di me?»

Me l’ha chiesto mio padre, l’ultima volta che l’ho visto vivo.

È stato il momento in cui ho capito che non ci sarebbe stato ritorno: il gioco della vita non avrebbe previsto alcun lieto fine, stavolta. Nessuna vita bonus, nessuna monetine per continuare la partita.

Uno non ci crede finché non arriva il momento. O forse, semplicemente, non ci vuole credere.

Quando è successo, quando papà se n’è andato, arrivavo da un anno sabbatico. Iscritto alla Sapienza di Roma, dopo aver iniziato Ingegneria energetica mi ero arenato. Mancanza di stimoli, manco a dirlo: l’unica cosa davvero capace di mandarmi in crisi - l’ho vissuta anche pochi mesi fa, complice un peggioramento mostruoso di Fortnite e il fatto di aver raggiunto, online, tutti gli obiettivi che mi ero fissato.

Ai tempi della malattia di papà stavo anche prendendo la patente, ma in quel momento tutto ha perso di significato. Mi sono bloccato, completamente rinchiuso in me stesso. Non avevo le forze nemmeno di parlarne con i miei amici. Ancora una volta il videogioco è diventato il mio rifugio. E gliene sono grato.

«Il cancro è una malattia bastarda perché umilia le persone» ha scritto Stephen King in non ricordo più quale suo capolavoro. Be’, non è il ‘Re dell’orrore’ per niente: ha ragione.

Ero piccolo, andavo alle medie quando mio padre si è ammalato. Ci avevano detto che fosse un polipo alle corde vocali. All’inizio la mia famiglia ha preferito nascondermi la realtà; immagino per proteggermi, ma in qualche modo, vai a sapere come, avevo capito che qualcosa non stava andando per il verso giusto. Ne ho avuto la conferma definitiva soltanto dopo l’operazione, quando a papà hanno asportato le corde vocali. Sono andato a trovarlo a Tor Vergata. La situazione sembrava essere rientrata… E invece.

Invece, quando ho iniziato ad andare all’università, quella bastarda è tornata a finire ciò che aveva solo cominciato.

A quel punto è partita una nuova straziante trafila, che stavolta ho vissuto anche sulla mia pelle: l’ospedale, la chemioterapia, la forza vitale che pian piano vedi andarsene. È terribile, estenuante per chi soffre, ma anche per chi gli sta accanto.

Fino a quell’ultima volta. «Ti ricorderai di me?»

Quando la mia visibilità come streamer è cresciuta, mi sono detto che la cosa più giusta che potessi fare sarebbe stata sfruttarla per fare effettivamente del bene a qualcuno. Anche se il mio modo di streammare non è ‘per famiglie’, volevo lasciare un segno positivo, forse addirittura un messaggio.

Che mio padre fosse morto per un tumore non l’ho mai detto; all’inizio ho semplicemente creato alcuni eventi di beneficenza per devolverne il ricavato all’Airc. Poi, con il tempo, l’informazione è venuta a galla.

Forse è stato meglio così, perché la cosa ha rafforzato ulteriormente la collaborazione con l’associazione, tanto che a un certo punto, visto che ero entrato nella lista dei grandi donatori, i responsabili dell’Airc mi hanno proposto di aprire un fondo a mio nome.

Idea splendida, cara Airc, ma no: il nome sarà un altro.

Il fondo Luigi Calandrelli è nato così, e da quando esiste ha raccolto donazioni per più di centomila euro. Mi è sembrata la cosa più bella da fare per onorare la memoria di mio padre e rimanere al tempo stesso un po’ nell’ombra. Voglio usare la visibilità per fare del bene, non la beneficenza per avere visibilità. […]

Giorgio e Luigi Calandrelli

Caro papà, questo sogno è partito da te, da quel Nintendo che mi portasti dal Giappone. Mi hai sempre sostenuto, incoraggiato e mi dispiace tu non abbia fatto in tempo a vedere come, nei panni di un tizio chiamato Pow3r, io abbia fatto della nostra passione la mia vita.

A volte, papà, mi piace immaginarci al mare, come quando da piccolo mi accompagnavi a pescare la mattina presto. Che bello. Ci rivedo lì insieme, mentre mi sorridi con quel tuo modo un po’ storto per dirmi che sei fiero di me.

Ricambierei volentieri, e forse ti darei la risposta che quel giorno non sono riuscito a darti.

Photo: CreativeArmy-Zanella Productions

Classe 1992, Giorgio, conosciuto come Pow3r, è il più seguito giocatore professionista di videogame italiano: il suo canale Twitch conta oltre 1,1 milioni di follower, altrettanti il suo account YouTube.

Giorgio ha iniziato a sostenere AIRC nel 2017 e le sue donazioni, ogni anno sempre più preziose, sono state dedicate al sostegno del Progetto Start-Up, in ricordo di suo padre.

Questo testo è un estratto del libro autobiografico Io sono Pow3r” di Giorgio Calandrelli, che abbiamo voluto condividere perché la sua testimonianza arrivasse attraverso le sue parole.

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