Ultimo aggiornamento: 3 aprile 2020
Quale impatto psicologico può avere la pandemia di Covid-19 nei pazienti oncologici, come affrontarlo e a chi chiedere aiuto.
Una vicenda eccezionale come quella che stiamo vivendo a causa della pandemia di Covid-19 ha un impatto psicologico forte su tutta la popolazione, suscitando in molti paura o frustrazione o rabbia, o tutte le emozioni insieme. Ancora più complicata è la situazione emotiva di persone come i malati oncologici, che insieme all’ansia per il rischio di pandemia stanno affrontando un tumore. Per un aiuto in un momento così difficile vi possono essere sia strategie individuali, sia centri di supporto psicologico a cui appoggiarsi. Abbiamo chiesto qualche consiglio a Florence Didier, psicologa e psicoterapeuta presso la Divisione di psiconcologia dell'Istituto europeo di oncologia (IEO) di Milano.
I pazienti oncologici non sono tutti uguali. Possono trovarsi a fronteggiare l'emergenza Covid-19 in diverse fasi della malattia tumorale, e inoltre possono avere personalità e temperamenti differenti.
“Nel paziente che è già lontano dalla diagnosi, questa situazione collettiva sta riattivando temi e timori già affrontati a livello personale” spiega Florence Didier. “Si tratta di persone che si sono già confrontate con un evento traumatico, con il sentimento di pericolo, il senso di minaccia della morte e uno stato di allarme. Lo hanno fatto nel momento in cui nella loro vita è arrivata la diagnosi di tumore. Il paziente che è in chemioterapia o radioterapia è invece già entrato in un percorso che lo aiuta a riprendere il senso di controllo, è nella cosiddetta fase di adattamento. È quindi attrezzato per gestire una buona dose di stress e mettere in moto i meccanismi di resilienza, cioè di adattamento alla situazione”, seppure il timore di Covid-19 può mettere a dura prova anche la più forte determinazione.
Diversa è la condizione di chi è all’inizio del percorso oncologico. “Nel paziente che è in fase diagnostica si cumulano due tipi di trauma: quello della propria malattia e quello legato a ciò che sta accadendo a causa della pandemia. Il malato deve attrezzarsi per gestire emotivamente sia il tumore sia il sentimento collettivo, quindi in un certo senso deve fare una doppia fatica”.
Secondo Didier, tra le ansie che possono colpire i pazienti oncologici non sembra essere frequente quella di non potersi curare. “Tutto è organizzato in modo da riuscire a portare avanti le cure anche in questa situazione di emergenza. Le chirurgie e le terapie oncologiche vengono regolarmente effettuate se indispensabili. Sono stati invece sospesi e rimandati i controlli e gli esami non strettamente necessari nell’immediato.” È comunque possibile che, in alcune zone d’Italia e in alcuni ospedali particolarmente coinvolti nella gestione dell’emergenza, alcune terapie siano state posticipate, sempre dopo aver considerato il bilancio tra rischi e benefici per il malato.
I pazienti che in seguito a una diagnosi recente vengono ricoverati per l’intervento chirurgico di rimozione del tumore, vivono un’esperienza molto diversa rispetto a quella che avrebbero vissuto prima dello scoppio dell’epidemia. “L’ospedale è diventato un luogo blindato. Se un paziente deve sottoporsi a una terapia o a degli esami, i familiari non possono accompagnarlo all'interno della struttura. Nell'ospedale in cui lavoro, i pazienti ricoverati in chirurgia possono essere visitati solo da un familiare, sempre lo stesso, all’ora di cena. Ciò crea un grande senso di solitudine”.
Nella fase chirurgica il paziente sente il bisogno di affidarsi all’équipe e ai familiari per recuperare le forze e l’autonomia. “Oggi, per buoni motivi, ovvero per proteggere pazienti, visitatori e personale medico-sanitario, la famiglia non può essere presente. Vengono così a mancare il calore, la fisicità, il supporto emotivo con le parole e con gli abbracci. L’équipe deve essere molto attenta nell’accudimento, ma in ogni caso non può sostituirsi alla famiglia.” I pazienti vengono incoraggiati a utilizzare le videochiamate anche se non le avevano mai usate prima, per compensare l’assenza fisica delle persone care.
La situazione è ancora più difficile per chi è geograficamente lontano dalla propria casa. Se la famiglia non ha potuto organizzarsi per trascorrere la quarantena vicino al paziente, questo non può contare nemmeno su una breve visita. “Il nucleo famigliare, gli affetti più profondi rappresentano una base sicura. Quando viene a mancare, il paziente fa fatica, una fatica la cui entità dipende da tanti fattori: la personalità, il contesto, la fase della malattia, la prognosi.”
In questa emergenza sanitaria la quotidianità è cambiata per tutti: si può uscire di casa solo per esigenze specifiche e stabilite per decreto, bisogna lavorare in remoto quando possibile e praticare il distanziamento sociale fra le persone. I pazienti con malattie croniche, essendo fragili, sono già abituati ad alcune di queste misure. Molti pazienti oncologici, per esempio, possono essere immunodepressi a causa della chemioterapia o particolarmente vulnerabili dopo un intervento chirurgico, e per questo sono già molto attenti a fare attenzione nei contatti sociali. I suggerimenti che vengono dati loro in questo momento possono essere utili anche alla popolazione generale.
“Incoraggiamo i pazienti a crearsi delle abitudini dentro casa il più simile possibili a quelle consuete. Questo dà un senso di sicurezza, aiuta a recuperare il controllo. È importante porsi degli obiettivi realistici nel corso della giornata e mantenere regolari i ritmi di sonno-veglia e gli orari dei pasti.” Va bene cercare informazioni su canali autorevoli riguardo a quanto sta succedendo, tuttavia è preferibile adottare alcune cautele. “Meglio farlo solo una volta al giorno, e possibilmente non di sera.”
È importante inoltre curare il proprio benessere cercando di distrarsi. “Pur dentro casa, bisogna regalarsi dei momenti di svago. Avere più tempo a disposizione può portare alcune persone a recuperare gli hobby abbandonati. Anche questo fa parte del ritrovato piacere di vivere la giornata, al di là del trauma collettivo e di quello personale.” Nei momenti di sconforto può aiutare fare qualche telefonata. “Consigliamo di contattare le persone care positive. Sottolineo la parola ‘positive’ perché in certi momenti abbiamo bisogno di orientare i nostri contatti, scegliendo chi chiamare per non terminare la telefonata ancora più angosciati”.
Per coloro che hanno difficoltà a gestire i timori legati all’attuale emergenza sanitaria, un aiuto importante può arrivare dagli psicologi e dagli psicoterapeuti. “Molte associazioni e ospedali, incluso lo IEO, hanno attivato dei centri di supporto psicologico a distanza, mediante comunicazione telefonica o telematica. Sono modalità che erano già utilizzate in precedenza, ma che oggi sono state potenziate perché il rapporto personale è diventato fonte di pericolo sia per il paziente sia per l’operatore. Il telefono e la videochiamata permettono di entrare in contatto in totale sicurezza e di sostenere anche i familiari dei pazienti oncologici che non possono entrare in istituto.”
Il Consiglio nazionale ordine psicologi (CNOP) si è mobilitato per fornire un supporto psicologico rivolto a tutta la popolazione, naturalmente per chi lo desidera. Dal sito del Consiglio è possibile scaricare una guida in 20 punti per affrontare la situazione con un migliore atteggiamento psicologico e gestire lo stress legato all’emergenza Covid-19. Sul sito sono reperibili anche molti altri materiali prodotti dagli ordini territoriali e da associazioni e società scientifiche.
Il CNOP ha inoltre promosso l’iniziativa #psicologionline. Grazie a un motore di ricerca è possibile visualizzare e raggiungere tutti gli psicologi e gli psicoterapeuti disponibili per interventi a distanza.
La Croce rossa italiana – Comitato regionale Lombardia, assieme all’Ordine degli psicologi della Lombardia, ha attivato un numero di telefono (02.82396234, attivo tutti i giorni dalle 9 alle 18) dedicato all’ascolto e al supporto psicologico per cittadini e operatori sanitari colpiti dall’emergenza sanitaria. Informazioni riguardo ad altre iniziative regionali sono reperibili sul sito del Ministero della salute.
Per quanto riguarda più nello specifico i malati di cancro, molti centri oncologici hanno potenziato i propri servizi di supporto psicologico, istituendo unità di crisi dirette non solo ai pazienti con tumore, ma anche alle famiglie dei malati. Si consiglia di visitare il sito internet del centro oncologico da cui si è seguiti per verificare come accedere ai servizi.
Agenzia Zoe