Verso una immunoterapia con minori effetti collaterali

Ultimo aggiornamento: 9 settembre 2021

Verso una immunoterapia con minori effetti collaterali

Identificati i meccanismi alla base di alcuni effetti tossici delle immunoterapie sull’organismo

Gli effetti collaterali dell’immunoterapia dipendono anche da quali “attori” entrano in gioco, ovvero dalle diverse cellule del sistema immunitario protagoniste della reazione al farmaco. È questa in estrema sintesi la scoperta di un gruppo di ricercatori della Harvard Medical School negli Stati Uniti e dell’Università di Ginevra, in Svizzera, recentemente descritta in un articolo pubblicato sulla rivista Science Immunology.

“L’immunoterapia ha rivoluzionato la cura di molti tumori, ma non sono pochi i casi nei quali il trattamento deve essere sospeso a causa degli effetti collaterali” dicono gli autori. “Di fronte a questi dati è fondamentale conoscere in dettaglio i meccanismi immunitari che portano agli effetti collaterali e in cosa si differenziano dagli effetti che sono invece utili a combattere i tumori” aggiungono.

Per rispondere a questa domanda, i ricercatori hanno lavorato con animali di laboratorio, analizzando in particolare la risposta dell’organismo ai farmaci immunoterapici a livello del fegato, scoprendo il ruolo delle diverse cellule immunitarie coinvolte. In pratica, i macrofagi presenti in questa sede (cellule di Kupffer) producono specifiche proteine infiammatorie e inducono una risposta tossica guidata da un altro tipo di cellule (i neutrofili). Di contro, altre cellule coinvolte nella risposta immunitaria (le cellule dendritiche) non sono determinanti per gli effetti collaterali, ma lo sono invece per l’eliminazione delle cellule tumorali.

Ma i ricercatori non si sono fermati qui. Bloccando la risposta dei neutrofili sono riusciti a ridurre la tossicità, senza modificare l’efficacia anti-cancro dell’immunoterapia a base di inibitore del checkpoint immunitario CTLA-4. E risultati simili sono stati osservati anche in pazienti trattati con anti-CTLA-4 e anti-PD-1.

Questi risultati aprono quindi la strada a nuove immunoterapie ugualmente efficaci ma meno tossiche, grazie a una azione mirata sui neutrofili e al controllo dei danni che la loro attivazione può causare.

  • Agenzia ZOE