Ultimo aggiornamento: 23 gennaio 2020
Gli strumenti a disposizione dei medici per trattare i tumori sono oggi molto numerosi, ma non è sempre facile capire in cosa consistono le diverse terapie e a volte i nomi dei trattamenti non aiutano.
Terapia biologica, farmaci intelligenti, adroterapia e molto altro ancora. Orientarsi nel vasto mondo dei trattamenti contro il cancro non è affatto semplice, soprattutto perché le informazioni disponibili non sempre sono chiare. Inoltre, i nuovi trattamenti hanno basi molecolari e tecniche piuttosto complesse. Conoscere le differenze tra i diversi tipi di cura è però fondamentale per capire come agiscono e per affrontare il percorso verso la guarigione con la consapevolezza che le terapie oggi disponibili possono davvero fare molto contro la malttia, attaccandola da diversi fronti.
Quando si parla di cancro viene naturale pensare ai trattamenti più classici, quelli che da più tempo sono utilizzati in oncologia: chirurgia, radioterapia e chemioterapia. Il fatto che siamo disponibili da molto tempo non significa che si tratti di pratiche vecchie, poco efficaci e poco attente alle novità della medicina e della tecnologia. Per esempio la chirurgia, che si utilizza per eliminare il tumore del tutto o almeno in parte o per alleviare i sintomi nelle fasi terminali della malattia (scopo palliativo), sta diventando sempre meno invasiva e si serve di strumenti tecnologicamente molto avanzati, inclusi speciali robot, per ridurre ai minimi termini il sanguinamento e il dolore dopo l'intervento e per operare in modo sempre più preciso.
Un discorso molto simile può essere fatto per la radioterapia. La tradizionale radioterapia, basata su radiazioni che dall'esterno colpiscono il tumore, utilizza oggi strumenti semore più precisi che rendono il trattamento molto più efficace e meno dannoso per i tessuti sani. Molto usata è anche la radioterapia interna, detta brachiterapia, che permette di posizionare il trattamento (le radiazioni) direttamente nel tumore.
Infine la chemioterapia, uno dei trattamenti più temuti per i suoi effetti collaterali, riesce a raggiungere tutto l'organismo e si basa oggi su farmaci usati da soli o in combinazioni particolari, scelte in base a diversi parametri come il tumo di tumore e il tipo di paziente. Se usata prima dell'intervento chirurgico per ridurre le dimensioni del tumore prende il nome di neoadiuvante, mentre se serve dopo l'intervento per ridurre il rischio che la malattia ritorni o per completare il lavoro del chirurgo viene devinita adiuvante.
Si chiama adroterapia ed è una forma di radioterapia che utilizza protoni e ioni soggetti a una forza detta "nucleare forte". Per questa ragione, tali particelle e atomi sono chiamati adroni (dal greco adrós, forte) e da questa caratteristica prende il nome la terapia. Rispetto alla radioterapia tradizionale, l'atroterapia è più potente e riesce a colpire in modo più selettivo le cellule tumorali, limitando quindi i danni a quelle sane. È una tecnica ancora relativamente giovane e viene al momento utilizzata in tumori solidi, rari e resistenti alla radioterapia tradizionale, come nel caso del melanoma dell'uvea, di alcuni tumori della colonna e di alcuni tumori pediatrici.
I farmaci chemioterapici sono ancora molto utilizzati e funzionano secondo meccanismi molecolari differenti: alcuni bloccano la replicazione delle cellule danneggiando il DNA, altri fanno in modo che le cellule smettano di crescere, altri ancora impediscono alle cellule di duplicare il proprio DNA per generare due cellule figlie. Il problema principale di questi farmaci è che non riescono a distinguere le cellule sane da quelle tumorali, quindi, danneggiano entrambe. Un "difetto" importante che spesso è alla base degli effetti collaterali della chemioterapia e che è stato superato almeno in parte dall'arrivo dei cosiddetti farmaci intelligenti o terapie a bersaglio (in inglese targeted therapy). Si tratta, semplificando molto, di terapie che sfruttano le differenze tra cellule tumorali e cellule normali e colpiscono uno specifico bersaglio attivo o presente solo nel tumore.
I farmaci intelligenti sono molti e si possono suddividere, per esempio, in base al tipo di bersaglio contro il quale sono diretti: in alcuni casi bloccano o "spengono" segnali che permettono alla cellula tumorale di crescere velocemente e dare origine a metastasi, in altri interferiscono con la capacità tipica del tumore di generare nuovi vasi sanguigni attraverso i quali procurarsi nutrimento, in altri ancora spingono le cellule del cancro a "suicidarsi" o sfruttando il sistema immunitario per avere la meglio sul tumore.
Gli effetti collaterali, pur essendo meno importanti rispetto a quelli della chemioterapia, sono comunque presenti e spesso si manifestano a livello cutaneo con arrossamenti, fotosensibilità, cambiamenti nella colorazione e nella struttura della pelle. Anche nausea, vomito, stanchezza, ipertensione, difficoltà nella guarigione delle ferite e nella coagulazione del sangue fanno parte dei possibili eventi avversi delle terapie a bersaglio. Proprio il bersaglio determina l'effetto collaterale: un farmaco creato per bloccare in modo specifico il recettore EGFR, che normalmente dice alle cellule di dividersi e crescere, crea danni anche alle cellule sane della pelle, particolarmente ricche di EGFR che fanno fatica a mantenere la normale crescita e idratazione.
Il termine biologico applicato ai farmaci - oncologici e non - non ha lo stesso significato che assume quando si parla di cibo. Se in genere all'aggettivo "biologico" si associa l'idea di naturale o privo di additivi chimici, per le terapie è in un certo senso vero il contrario: una terapia biologica è infatti un trattamento che viene creato in laboratorio anche se mima sostanze naturali presenti nell'organismo. Sono terapie biologiche gli anticorpi monoclonali e altri tipi di immunoterapia e di terapie intelligenti e molecole utilizzate nei trattamenti oncologici, come l'interferone e le interleuchine. A differenza dei farmaci classici, quelli biologici sono prodotti partendo da organismi viventi, come, ad esempio, cellule o microrganismi.
Il sistema immunitario è una delle armi più potenti che l'organismo ha a disposizione per difendersi dagli attacchi esterni di virus e batteri, ma anche da quelli interni come per esempio il cancro. A volte il sistema immunitario da solo non ce la fa: le cellule tumorali spesso non sono abbastanza diverse da quelle sane da essere riconosciute come estranee e attivare la risposta immunitaria; inoltre, il tumore è spesso in grado di produrre sostanze che bloccano la risposta dell'organismo, oppure riesce a "travestirsi" e a ingannare le linee difensive naturali. Oggi, però, è possibile dare una mano al sistema immunitario e in un certo senso "addestrarlo" a riconoscere e a combattere le cellule tumorali. È lo scopo dell'immunoterapia che, con approcci differenti, cerca di sfruttare il sistema immunitario contro la malattia. Gli anticorpi monoclonali rappresentano un tipo di immunoterapia molto utilizzata in oncologia e possono essere considerati anche parte delle terapie a bersaglio, in quanto si tratta di anticorpi creati appositamente per riconoscere una parte ben precisa della cellula tumorale. A volte l'anticorpo monoclonale è efficace da solo, grazie al fatto che riesce a legarsi alla cellula malata, ma in altri casi queste molecole vengono legate a un farmaco chemioterapico o a una molecola radioattiva (anticorpi coniugati) che vengono così portati direttamente sul bersaglio, la cellula tumorale.
E non è tutto. Fanno parte dell'immunoterapia anche i farmaci che agiscono sui checkpoint del sistema immunitario, meccanismi che evitano l'attacco alle cellule sane da parte delle difese interne dell'organismo e che il tumore a volte è in grado di ingannare. Disattivare i checkpoint significa "togliere il freno" al sistema immunitario e lasciarlo libero di attaccare il tumore. Infine, ma non certo meno importante, c'è anche la possibilità di modificare i linfociti T prelevati dai pazienti, così che, una volta reintrodotti nell'organismo, possano riconoscere o attaccare quello specifico tumore.
Siamo abituati a pensare ai vaccini come a uno strumento di prevenzione contro pericolose infezioni causate da virus e batteri, ma in oncologia i vaccini hanno anche un altro ruolo e possono rappresentare una vera terapia. Accanto a vaccini preventivi come quello contro il Papilloma virus responsabile del tumore della cervice uterina, ci sono infatti vaccini che aiutano a trattare il cancro spingendo il sistema immunitario a reagire contro la cellula turmoale. In alcuni casi il vaccino è costituito dalla cellula tumorale (modificata per renderla inoffensiva) o da una parte di essa; in altri casi si parte dalle cellule immunitarie prelevate dal paziente, messe a contatto con il tumore in laboratorio e quindi "addestrate" a riconoscerlo come un nemico. Una volta pronte, le cellule vengono nuovamente iniettate nel paziente dove svolgono la loro funzione di terapia contro il cancro.
Si sente parlare sempre più spesso di terapie complementari e alternative per la cura del cancro. Con questo termine si definiscono tutti i trattamenti che non fanno parte dei protocolli terapeutici standard utilizzati nella medicina occidentale tradizionale. Non bisogna però generalizzare e pensare che tutto ciò che non è nel protocollo sia negativo.
Anche la medicina "ufficiale" riconosce, infatti, l'utilità di alcuni trattamenti complementari che possono essere quindi utilizzati in combinazione con le terapie standard, per alleviare alcuni sintomi e migliorare la qualità di vita del paziente. Fanno parte di questo gruppo l'agopuntura, tipica della medicina cinese e utile per ridurre il senso di nausea e il dolore, il massaggio e la pratica di attività come yoga o tai chi, ma anche l'arte-terapia, la mindullness (o meditazione) e la terapia nutrizionale, purché portata avanti con l'aiuto di uno specialista competente e l'assistenza di un medico laureato.
Diverso il discorso per le cosiddette terapie alternative che si propongono, appunto, come sostitute dei trattamenti standard, spesso criticati come troppo invasivi e poco efficaci. In questo caso è importante tenere gli occhi bene aperti e parlare sempre con il proprio medico dell'eventualità di interrompere o ritardare la terapia standard in favore di questi metodi: le terapie standard, seppur talvolta gravate da effetti collaterali, hanno un'efficacia scientifica dimostrata nel combattere una malattia che può essere fatale, mentre la scelta di un trattamento alternativo potrebbe dare tempo e forza al tumore per crescere e diffondersi, diminuendo l'efficacia dei farmaci tradizionali.
Per saperne di più sulle terapie in uso al momento in campo oncologico visita la sezione dedicata alla guida terapie.
Cristina Ferrario