Un post-it per il futuro

Ultimo aggiornamento: 18 novembre 2023

Un post-it per il futuro

Molte donne operate per un tumore al seno non assumono i farmaci prescritti. In alcuni casi, per aiutarle potrebbero bastare piccole azioni.

Completare il percorso terapeutico prescritto dall’oncologo massimizza le possibilità di successo delle cure. Per molte donne a cui è diagnosticato un tumore al seno tale percorso comprende una terapia ormonale adiuvante da proseguire per 5-10 anni dopo la prima fase di trattamento. Malauguratamente, le statistiche dicono che più di una donna su 3 interrompe prematuramente questa terapia. Così facendo, il rischio che la malattia si ripresenti aumenta notevolmente. Gli esperti si sono interrogati su come aiutare le pazienti a continuare la cura e hanno scoperto che fare qualcosa è possibile e che in alcuni casi possono bastare piccole strategie, come un foglietto adesivo o un portapillole “smart”.

 

Il primo passo è capire

Alcuni scienziati dell’Università del Colorado hanno cercato gli articoli scientifici pubblicati sinora sul tema dell’aderenza alla terapia ormonale, o terapia endocrina, per il tumore al seno, e in particolare quelli in cui si era indagato su come migliorarla. “Aderenza alla terapia” è l’espressione con cui nel gergo clinico si indica il comportamento virtuoso dei pazienti che assumono i farmaci nei tempi e nei modi indicati dai medici. I ricercatori hanno trovato e analizzato approfonditamente 33 studi che, nel complesso, avevano coinvolto più di 375.000 donne. Inoltre, dove possibile, hanno quantificato i risultati attraverso l’approccio statistico della metanalisi. Quanto hanno scoperto è stato poi reso pubblico grazie a un articolo apparso sul Journal of Clinical Oncology.

Ricerche precedenti avevano già messo in luce alcuni fattori che ostacolano l’aderenza alla terapia ormonale. I motivi che portano una paziente a sospendere la terapia, o talvolta addirittura a non iniziarla, comprendono la scarsa consapevolezza dei benefici che offre, gli effetti collaterali, la dimenticanza e il costo della terapia. In Italia, il problema della spesa per acquistare i farmaci antitumorali non si pone, perché fortunatamente sono passati dal Servizio sanitario nazionale (SSN), ma in altri Paesi come gli Stati Uniti d’America, dove non c’è una copertura sanitaria universale, è invece un problema importante. I ricercatori hanno quindi suddiviso gli studi in base all’ostacolo che ci si proponeva di affrontare.

 

Cosa funziona e cosa no

In alcuni studi ci si era focalizzati sulla necessità di far capire alle pazienti l’importanza della terapia. Nei tumori del seno che possiedono i recettori per gli ormoni, e che rispondono quindi a farmaci come il tamoxifene e gli inibitori dell’aromatasi, la terapia ormonale riduce del 40-50 per cento circa la probabilità che il tumore ricompaia. Organizzare delle lezioni per informare le pazienti sui benefici della terapia non si è rivelato efficace, a meno di combinare il programma educativo con altri interventi. Anche nei 2 studi in cui si è cercato di modificare un eventuale atteggiamento negativo delle pazienti nei confronti della terapia non si è ottenuto quanto sperato.

In altri studi si è affrontato il problema degli effetti collaterali. Come tutti i farmaci, anche quelli usati nella terapia ormonale adiuvante provocano effetti indesiderati, tra cui disturbi tipici della menopausa, come le vampate di calore. Solo raramente questi effetti sono gravi, ma possono influire negativamente sulla qualità della vita. Per questo motivo alcune persone smettono di assumere il farmaco, rinunciando però all’effetto salvavita. Interventi educativi che si proponevano di insegnare alle pazienti come gestire gli effetti collaterali si sono rivelati per lo più fallimentari nell’aumentare l’aderenza alla terapia ormonale. Se però si coinvolgeva direttamente il gruppo che aveva in cura la paziente nel centro oncologico o il suo farmacista di fiducia, si otteneva qualche effetto.

Per quanto riguarda l’aspetto economico, 3 grandi studi in cui si è valutato l’effetto dell’abbassamento dei costi dei farmaci ormonali, attraverso modifiche delle politiche sanitarie o attraverso l’introduzione di farmaci generici, hanno mostrato che migliorare l’accessibilità si traduceva concretamente in un aumento dell’aderenza alla terapia ormonale.

 

Ricordarsi quando e perché

Un altro fattore a sfavore dell’aderenza alla terapia ormonale è la memoria: le pazienti semplicemente si dimenticano di prendere la pillola. Sono stati sperimentati diversi modi per ricordare questo appuntamento fisso, attraverso lettere, sms, notifiche sullo smartphone, telefonate o portapillole intelligenti. In 4 dei 7 studi effettuati, l’intervento ha avuto un effetto significativo sull’aderenza alla terapia ormonale.

Cos’è un portapillole intelligente? Si tratta di un contenitore per capsule o compresse con un tappo speciale che emette un suono quando è l’ora di prendere la dose e che invia una notifica tramite un’apposita applicazione per lo smartphone, per sollecitare le persone ad assumere il farmaco. In uno studio del 2022 sono state coinvolte 60 pazienti con tumore del seno in cura con la terapia ormonale: a metà di loro è stato fornito questo strumento e all’altra metà no. Si è così osservato che l’uso del portapillole “smart” aumentava significativamente l’aderenza alla terapia. Tra l’altro, questo strumento registra l’apertura del contenitore, permettendo al medico o eventualmente al caregiver di sapere se il farmaco è stato assunto o meno.

Anche la motivazione può aiutare molto. In uno studio incluso nell’analisi dei ricercatori dell’Università del Colorado, a un’ottantina di donne che avevano dichiarato di avere difficoltà a essere costanti con la terapia è stato offerto di partecipare a degli incontri online. Per metà delle pazienti, scelte a caso, gli incontri consistevano in sessioni educative sull’utilità della terapia ormonale adiuvante, mentre per l’altra metà consistevano in sessioni di psicoterapia in cui si aiutavano le pazienti a identificare cosa contava più di tutto per loro (per esempio, vedere cresce un figlio, vincere una gara o raggiungere un risultato professionale) e a comprendere come la terapia si collegava ai loro obiettivi. Ogni partecipante del secondo gruppo ha creato uno sticker personalizzato da attaccare sul contenitore del farmaco. Lo sticker riportava una frase motivazionale, tipo “Io lo prendo perché…”, e una foto che rappresentava il principale motivo per seguire la terapia ormonale. Gli sperimentatori hanno riscontrato che questo intervento aumentava significativamente l’aderenza alla terapia ormonale per almeno 3 mesi. Una strategia semplice, ma che può significare molto.

Referenze

  • Bright EE, et al. A systematic review and meta-analysis of interventions to promote adjuvant endocrine therapy adherence among breast cancer survivors. Journal of Clinical Oncology 2023 Aug 2. doi:10.1200/JCO.23.00697
  • Arch JJ, et al. Randomized controlled pilot trial of a low-touch remotely-delivered values intervention to promote adherence to adjuvant endocrine therapy among breast cancer survivors. Ann Behav Med. 2022 Aug; 56(8): 856–871. doi:10.1093/abm/kaab118
  • Park HR, et al. Effect of a smart pill bottle reminder intervention on medication adherence, self-efficacy, and depression in breast cancer survivors. Cancer Nurs. 2022;45(6):E874–E882. doi: 10.1097/NCC.0000000000001030
  • Agenzia Zoe

    Agenzia di informazione medica e scientifica