Un possibile assistente intelligente (e virtuale) per l’oncologo

Ultimo aggiornamento: 20 aprile 2023

Un possibile assistente intelligente (e virtuale) per l’oncologo

I risultati di uno studio canadese hanno mostrato come l’intelligenza artificiale può leggere i referti e aiutare a predire la sopravvivenza dei pazienti

Dopo il primo consulto con l’oncologo, uno strumento basato sull’intelligenza artificiale (IA) potrebbe leggere i referti della visita e stimare la possibile sopravvivenza dei pazienti con un livello di accuratezza più che soddisfacente. Lo spiegano gli autori di uno studio, i cui risultati sono stati pubblicati di recente sulla rivista JAMA Network Open. In particolare i ricercatori hanno messo a punto un procedimento di calcolo per predire la sopravvivenza dei pazienti, basato su quella che viene chiamata “elaborazione del linguaggio naturale” (Natural Language Processing, NLP). La NLP, utilizzata anche da sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT, è una forma di elaborazione e apprendimento automatico per cui alcune macchine possono imparare e sfruttare alcuni aspetti del complesso linguaggio umano. “La sopravvivenza di un paziente che riceve una diagnosi di cancro dipende da diversi fattori. Riuscire a predirla significa mettere in campo le strategie migliori per ciascun paziente” spiegano i ricercatori guidati da John-Jose Nunez della University of British Columbia, in Canada, che per definire il loro algoritmo hanno utilizzato i dati di oltre 47.600 pazienti.

Riassumendo e semplificando i risultati dello studio, possiamo dire che tra i sistemi di intelligenza artificiale valutati dai ricercatori canadesi, il migliore è stato in grado di predire la sopravvivenza dei pazienti a 6, 36 e 60 mesi con un’accuratezza superiore all’80 per cento. Come spiegano gli esperti, uno dei punti di forza di questo strumento è il fatto che lavora partendo dal referto del medico dopo la prima visita per poi elaborare tutte le informazioni disponibili sul paziente e trarre le proprie, automatiche conclusioni.

“A differenza di quello che succedeva con sistemi precedenti, progettati per uno specifico tipo di tumore, questo approccio è più generale e valido per diversi tipi di tumore” aggiungono gli autori, che poi concludono: “Questi dati devono essere validati e possono essere ulteriormente migliorati. Pur con questi limiti, ci fanno presagire che un giorno potrebbero essere utili per aiutare i pazienti oncologici e chi li cura a ricevere una stima individuale e personalizzata della sopravvivenza”.

Una volta stabilita e provata su larga scala l’efficacia di questi metodi, si dovranno affrontare molti aspetti delicati, tra cui la comunicazione di queste informazioni ai pazienti stessi e anche il loro diritto di non venirne a conoscenza. Inoltre questi dati estremamente sensibili dovranno essere accuratamente protetti da possibili parti interessate, come assicurazioni o datori di lavoro.

  • Agenzia Zoe

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