Ultimo aggiornamento: 15 ottobre 2020
Per la prima volta dopo diversi anni, un farmaco è risultato efficace nel ridurre il rischio di ritorno della malattia in persone con tumore al seno in stadio iniziale ma ad alto rischio.
Nel caso di tumore al seno positivo per il recettore degli ormoni (HR+), in fase iniziale e ad alto rischio, l’aggiunta del farmaco abemaciclib alla terapia ormonale riduce il rischio che la malattia si ripresenti. Sono questi, in sintesi, i risultati dello studio monarchE presentati al congresso annuale (e per quest’anno virtuale) della Società europea di oncologia medica ESMO. I risultati saranno pubblicati su un supplemento della rivista Annals of Oncology dedicato al congresso.
“Per la prima volta in vent’anni abbiamo osservato un progresso nel trattamento adiuvante di questa forma di tumore” ha detto Stephen Johnston, primo autore della ricerca, ricordando che, tra i tumori del seno, la forma HR+ è la più comune e spesso viene diagnosticata nelle fasi iniziali. L’esperto spiega anche che, nonostante la maggior parte delle pazienti colpite da questa patologia possa essere curata grazie ai diversi trattamenti oggi disponibili, il 20 per cento dei casi è ad alto rischio e deve affrontare di nuovo la malattia (recidiva) entro 10 anni dal trattamento.
Proprio su questa categoria di pazienti si è concentrata l’attenzione di Johnston e colleghi, che hanno verificato l’efficacia di abemaciclib in oltre 5.500 donne.
“Questo farmaco, assieme ad altri con lo stesso meccanismo d’azione – ovvero il blocco delle molecole CDK4/6 –, ha già influenzato fortemente le strategie per il trattamento della malattia metastatica. Noi abbiamo cercato di capire se potesse essere utile anche per ridurre il rischio di recidiva nei tumori in stadio iniziale ma ad alto rischio” ha spiegato l’autore.
Tale rischio si è ridotto del 25 per cento circa quando il nuovo farmaco è stato aggiunto alla terapia ormonale. “Questo è uno studio davvero importante, il primo a dimostrare che l’aggiunta alla terapia ormonale adiuvante (ovvero eseguita dopo l’intervento chirurgico) di un farmaco che inibisce CDK4/6 migliora la sopravvivenza libera da malattia” ha commentato Giuseppe Curigliano dell’Istituto europeo di oncologia di Milano. “Sono risultati destinati a cambiare la pratica clinica, una volta che il farmaco sarà approvato per questo tipo di tumore e potrà essere prescritto in tutti gli ospedali” ha concluso.
Agenzia Zoe