Ultimo aggiornamento: 23 gennaio 2020
Il progetto che punta a sconfiggere la resistenza alle terapie biologiche nel cancro del colon ha bruciato le tappe, accorciando in breve tempo la lunga strada necessaria per arrivare dal laboratorio al letto del paziente.
L'obiettivo dei progetti finanziati da AIRC con i fondi del 5 per milleè molto chiaro: arrivare, nel corso dei cinque anni di finanziamento, dopo aver superato una valutazione al termine del terzo anno, a una nuova terapia o un nuovo strumento diagnostico immediatamente trasferibile ai pazienti.
"Possiamo dire che nel nostro progetto abbiamo raggiunto l'obiettivo di trasferire i risultati della ricerca di base alla clinica ancora prima della scadenza triennale prevista per giugno 2013" spiega Paolo Comoglio, coordinatore del progetto che vede al lavoro i ricercatori e i clinici dell'Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo IRCC (Torino) e i clinici dell'Ospedale Niguarda Ca' Granda di Milano.
Al momento in cui scriviamo, è in piena fase di reclutamento lostudio clinico Heracles su pazienti con cancro del colon che non rispondono alle terapie convenzionali. Livio Trusolino e il suo gruppo di Candiolo hanno scoperto che circa il 10% di questi pazienti presenta un'alterazione del gene HER2, un'anomalia finora trovata nel cancro del seno e nel cancro gastrico.
"Contro HER2 esistono diversi farmaci biologici già in uso per altri tumori" spiega Silvia Marsoni, che si occupa specificamente di progettare gli studi clinici. "Questo ci ha permesso di passare rapidamente in clinica dove stiamo valutando diverse combinazioni terapeutiche di farmaci anti HER2".
"I risultati ottenuti sui primi sei pazienti sono molto promettenti" aggiunge Salvatore Siena, direttore della Divisione di oncologia Falck dell'Ospedale Niguarda di Milano, che coordina a sua volta cinque centri clinici che partecipano alla fase di somministrazione delle cure. "Si sono viste risposte significative e in molti casi la stabilizzazione della malattia, con effetti collaterali minimi e senza la caduta dei capelli, per esempio". Si tratta di risultati iniziali, che però danno un'idea dei possibili esiti della sperimentazione.
Lo sforzo più impegnativo di Heracles riguarda il reclutamento dei pazienti, poiché solo quelli con alterazione del gene HER2 possono beneficiare della terapia offerta dal protocollo. Il test per trovare HER2 nei tumori del colon non viene ancora fatto di routine negli ospedali. C'è quindi il rischio che questi pazienti non vengano individuati. Perciò è stato lanciato un appello al reclutamento (trovate le indicazioni per partecipare allo studio Heracles a questa pagina).
"Siamo davvero soddisfatti perché vediamo già dei benefici nei malati. E questo è tutto merito del lavoro fatto a monte, cioè della ricerca condotta in laboratorio, senza la quale, per esempio, non avremmo mai scoperto che per curare la malattia che stiamo studiando non basta bloccare HER2 sulla superficie cellulare, ma dobbiamo anche bloccarlo dentro la cellula tumorale associando un secondo farmaco. Ora che ne siamo consapevoli, combiniamo i farmaci di conseguenza" spiega ancora Siena.
"La strategia disengnata da AIRC per finanziare, coi fondi del 5 per mille, il trasferimento dei risultati dalla ricerca di base alla clinica si è rivelata vincente" commenta Comoglio.
"La scoperta dell'importanza di HER2 nel cancro del colon" aggiunge Livio Trusolino, dell'IRCC di Candiolo, docente di istologia all'Università di Torino "è stata resa possibile grazie a una tecnologia innovativa messa a punto a Candiolo. Il nostro modello sperimentale permette di 'personalizzare' le terapie in base alle 'firme molecolari' delle neoplasie. I tumori HER2 del colon, infatti, rispondono molto bene solo a specifiche combinazioni di farmaci, mentre sono insensibili ai trattamenti standard".
C'è poi un'altra importante innovazione alla base di questi promettenti risultati: "L'altra gamba di questa impresa è la biopsia liquida" spiega Marsoni. "Si tratta di una tecnica assai innovativa messa a punto da Alberto Bardelli, biologo responsabile del laboratorio di genetica molecolare dell'IRCC di Candiolo. In pratica, per verificare se un farmaco biologico sta funzionando o meno bisogna guardare l'espressione dei geni del tumore durante la cura. Ovviamente non si può sottoporre un paziente a ripetute biopsie per vedere cosa succede nel DNA del suo tumore". È qui che interviene la biopsia liquida. Poiché le cellule tumorali, quando muoiono, si disintegrano, è possibile recuperare il DNA tumorale nel sangue del paziente e analizzarlo seguendo nel tempo l'evoluzione della malattia e l'azione delle terapie.
"Il progetto però non si ferma qui" conclude Comoglio. "Altre mutazioni che rendono il cancro del colon resistente alle cure sono ora sotto osservazione. Contiamo, entro la fine del progetto, di contribuire significativamente alla conoscenza delle alterazioni molecolari che rendono il cancro del colon sensibile o insensibile alle terapie mirate. Con questa conoscenza saremo in grado di disegnare altri studi clinici sperimentali sul modello di Heracles".
È noto che una mutazione del gene KRAS può provocare la resistenza ai farmaci biologici in pazienti affetti da tumore al colon-retto. Utilizzando la nuova metodologia della biopsia liquida (per maggiori dettagli leggi qui) Alberto Bardelli, insieme a Salvatore Siena e a un gruppo di oncologi del Memorial Sloan Kettering di News York, ha scoperto che la mutazione di KRAS può essere individuata nel DNA tumorale che circola nel sangue. Questa scoperta ha permesso loro di studiare il decorso della malattia nei pazienti e diagnosticare nel sangue la recidiva con mesi di anticipo rispetto alle sue manifestazioni cliniche È in corso di studio la possibilità di usare la biopsia liquida per intervenire più tempestivamente affiancando alle terapie classiche farmaci mirati.
La scoperta è stata resa possibile dall'impiego di sofisticate tecnologie, sviluppate all'IRCC di Candiolo anche con fondi AIRC, che velocizzano l'esame dei campioni di sangue e potenziano la capacità di cogliere anche le mutazioni più piccole. I protocolli clinici per la terapia del cancro del colon-retto sono stati raffinati in anni di sperimentazioni condotte nell'Ospedale Niguarda Ca' Granda di Milano.
Daniela Ovadia