Ultimo aggiornamento: 7 luglio 2025
La tomografia computerizzata, o TC, è un esame indispensabile, ma che espone a radiazioni ionizzanti, che possono aumentare il rischio di tumori.
La tomografia computerizzata (TC), precedentemente conosciuta come TAC, è uno strumento diagnostico incredibilmente efficace e spesso salvavita, utilizzato ogni giorno in tutto il mondo. Tra le altre cose, serve per individuare tumori in fase iniziale, valutare complicazioni e monitorare l’efficacia delle terapie e l’evoluzione delle malattie oncologiche. Negli Stati Uniti, per esempio, si stima che nel 2023 siano state eseguite ben 93 milioni di TC in circa 61,5 milioni di pazienti. Grazie ai continui progressi tecnologici, le TC sono diventate sempre più accurate e rapide, rendendole un elemento indispensabile della medicina moderna.
Come spesso accade in medicina, però, anche gli strumenti migliori vanno impiegati con criterio. La TC, infatti, è un esame che utilizza radiazioni ionizzanti, un noto fattore di rischio per lo sviluppo di tumori. La ricerca biomedica è costantemente al lavoro per migliorare la comprensione del rapporto tra rischi e benefici e di conseguenza l’appropriatezza prescrittiva da parte del medico.
I risultati di un’importante ricerca pubblicata ad aprile 2025 sulla rivista JAMA Internal Medicine e guidata da Rebecca Smith-Bindman e dal suo gruppo dell’Università della California, San Francisco (UCSF), mostrano quanti tumori potrebbero svilupparsi in futuro a causa delle TC effettuate nel 2023 negli Stati Uniti. Si tratta di uno studio di analisi statistica, basato su un modello matematico che stima il rischio di avere un cancro legato all’esposizione alle radiazioni ionizzanti nell’arco di tutta la vita. I ricercatori hanno utilizzato dati dettagliati su milioni di esami TC, calcolando la dose di radiazioni assorbita dai vari organi e stimando il rischio di tumori futuri attraverso dati scientifici consolidati, ottenuti grazie a decenni di ricerche sugli effetti delle radiazioni ionizzanti sulla salute.
Le stime del gruppo di ricerca indicano che le TC eseguite nel 2023 potrebbero contribuire a circa il 5% di tutte le nuove diagnosi di cancro tra le persone che vi si sono sottoposte. Ciò potrebbe valere anche per le TC effettuate in anni diversi dal 2023, preso in esame, se le pratiche di prescrizione dell’esame e le dosi di radiazioni ionizzanti resteranno allo stato attuale. Il dato raccolto nello studio posizionerebbe l’uso della TC tra i fattori di rischio significativi per il cancro, quasi alla pari di altri fattori più noti come il consumo di alcol o l’eccesso di peso corporeo. I risultati mostrano quindi quanto sia importante valutare l’appropriatezza dell’indicazione a eseguire questo esame, che però in molti casi è indispensabile e salvavita.
Lo studio ha anche mostrato che i bambini e gli adolescenti avrebbero un rischio maggiore di sviluppare un tumore per ogni singola TC, soprattutto se hanno meno di un anno di età. In questi casi, però, i medici sono particolarmente cauti nelle prescrizioni di TC. La maggior parte dei nuovi tumori associati all’esame si riscontrerebbe quindi negli adulti, dove in effetti sono molto utilizzate. Gran parte dei casi riguarderebbero le persone tra i 50 e i 59 anni, con circa 10.400 casi nelle donne e 9.300 negli uomini. Ad aumentare maggiormente il rischio di tumori sarebbero le TC dell’addome e del bacino negli adulti e le TC alla testa nei bambini.
I risultati di questo studio non devono essere motivo di preoccupazione, ma sono importanti per creare la giusta consapevolezza sul tema dell’appropriatezza delle prescrizioni. Se un medico prescrive una TC, lo fa valutando con attenzione il rapporto tra rischi e benefici, tenendo conto anche dei risultati di studi come questo. In età pediatrica, per esempio, la prescrizione della TC è limitata a casi di comprovata necessità. In caso di dubbio, è sempre utile parlare con il proprio specialista, chiedendo chiarimenti sulla reale necessità dell’esame.
La sfida è dunque quella di trovare un equilibrio tra diagnosi tempestiva e prudenza nell’esposizione radiologica. Una sfida che riguarda medici, pazienti e ricercatori: perché un’efficace prevenzione oncologica include anche evitare gli eccessi.
Sofia Corradin