Screening oncologici sul lavoro: un nuovo decreto a favore del diritto alla salute

Ultimo aggiornamento: 15 novembre 2025

La prevenzione oncologica entra nei luoghi di lavoro: congedi retribuiti per gli screening e un nuovo coinvolgimento del medico competente segnano un cambio di passo nella tutela della salute dei lavoratori.

Il 31 ottobre 2025 è entrato in vigore un nuovo decreto legislativo, “Misure urgenti per la tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro e in materia di protezione civile”. Tra le novità introdotte, alcune saranno utili per contrastare il cancro. In particolare, l’articolo 17, intitolato “Sorveglianza sanitaria e promozione della salute”, prevede la possibilità che i contratti nazionali diano ai lavoratori il diritto di accedere agli screening oncologici per la diagnosi precoce organizzati dal Servizio sanitario nazionale durante l’orario di lavoro, usufruendo di un permesso retribuito. Ciò potrebbe da un lato aumentare il numero di persone che aderisce a questi programmi gratuiti e salvavita, e dall’altro lato rafforzare la cultura della prevenzione nel mondo del lavoro.

Una misura per abbattere le barriere alla prevenzione

Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale screening (ONS), l’adesione ai programmi di screening oncologico per tumore della mammella, della cervice uterina e del colon-retto rimane inferiore agli obiettivi stabiliti dagli enti italiani e europei che si occupano di salute pubblica. In molte regioni italiane, solo poco più della metà dei cittadini invitati partecipa effettivamente ai programmi di screening, nonostante i test siano offerti gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale a vaste fasce di popolazione.

Le ragioni sono molteplici: tra le più citate, la mancanza di tempo, la complessità nell’organizzare l’assenza dal lavoro e il timore di ripercussioni professionali legate all’assenza, soprattutto nei contesti lavorativi con minore flessibilità o in caso di rapporti contrattuali precari.

Il nuovo provvedimento risponde in modo diretto a queste criticità, introducendo una misura semplice ma potenzialmente incisiva: il tempo dedicato agli screening oncologici diventa un diritto retribuito che potrà essere integrato nei contratti collettivi. In tal caso, il lavoratore non dovrà più scegliere tra salute e lavoro, né ricorrere a ferie o permessi personali per prendersi cura della propria salute.

La nuova disposizione è destinata anche a ridurre le disuguaglianze nell’accesso alla prevenzione, soprattutto per i lavoratori a basso reddito, nei settori come quello produttivo o dei servizi con orari rigidi. Allo stesso tempo invia un messaggio forte e chiaro anche ai datori di lavoro: la prevenzione è parte integrante della sicurezza sul lavoro: non è un atto individuale, ma una responsabilità condivisa tra istituzioni, aziende e cittadini.

Un ruolo chiave per il medico competente

Il decreto potenzia anche il ruolo del medico competente, figura centrale nella medicina del lavoro. Oltre ai tradizionali compiti di sorveglianza sanitaria, il medico potrà ora promuovere attivamente l’adesione agli screening oncologici tra i lavoratori, integrando la prevenzione oncologica nei programmi di welfare aziendale.

Un’opportunità anche per le piccole imprese

Un altro aspetto rilevante riguarda le aziende con meno di 10 dipendenti, che per dimensioni faticano a offrire ai lavoratori iniziative strutturate di promozione della salute. Queste aziende potranno stipulare delle convenzioni con il Servizio sanitario nazionale per implementare, per i propri dipendenti, la possibilità di effettuare i controlli medici già previsti dalla normativa in materia di lavoro. Controlli che altrimenti, per la dimensione dell’azienda, non potrebbero essere garantiti.

Verso una cultura della prevenzione strutturata

Norme come queste sono anche un segnale di un cambiamento culturale. Indicano il superamento della logica per cui il tempo per la salute è tempo “sottratto al lavoro”. Un lavoratore sano, monitorato e tutelato, è infatti una risorsa maggiore per l’azienda stessa. Inoltre, le nuove misure contribuiscono ad affermare che la tutela della salute è un valore fondamentale e condiviso.

Sfide e prospettive

Come tutte le novità normative, anche questo decreto avrà bisogno di una fase di attuazione efficace. Sarà infatti fondamentale definire modalità organizzative chiare e garantire uniformità tra le regioni per queste nuove modalità di accesso agli screening. Auspicando un percorso legislativo rapido ed efficace, si intravedono tuttavia notevoli potenzialità. Favorire l’adesione agli screening consigliati e dare la possibilità di fare visite di controllo aiuta a salvare vite, a ridurre i costi sanitari e a favorire una società più equa, dove la prevenzione non è un privilegio per chi può permettersi tempo e risorse, ma un diritto garantito a tutti.

Referenze

  • Raffaella Gatta

    Biotecnologa con un dottorato in Scienze genetiche e biomolecolari, ha svolto attività di ricerca preclinica in oncologia presso l’Istituto Mario Negri. Dal 2018 è freelance scientific writer e medical writer, e collabora con fondazioni, agenzie e testate specializzate nella produzione di contenuti destinati a medici, operatori sanitari e al grande pubblico. Si occupa principalmente di medicina e ricerca clinica, raccontando con chiarezza e rigore l’evoluzione della conoscenza scientifica e il suo impatto sulla salute.