Ricerca sul cancro: 5 ambiti promettenti per il 2026

Ultimo aggiornamento: 23 dicembre 2025

Ricerca sul cancro: 5 ambiti promettenti per il 2026

Alcuni tra i settori della ricerca oncologica che potrebbero offrire nuove prospettive per il contrasto delle neoplasie.


In chiusura dell’anno 2025, gli editor delle riviste scientifiche Nature Cancer e Nature Biotechnology hanno valutato l’anno scientifico appena concluso, raccogliendo commenti, articoli di attualità e una selezione delle ricerche primarie più rilevanti apparse nel 12 mesi precedenti su Nature e altre testate. Di seguito vi riportiamo una selezione di questo lavoro di sintesi, con 5 filoni di ricerca oncologica che nel 2025 hanno prodotto risultati particolarmente promettenti.

Lavorare sulle mutazioni del gene KRAS per arrestare i tumori

Le mutazioni del gene KRAS (acronimo dell’inglese Kirsten Rat Sarcoma Viral Oncogene Homolog) sono associate allo sviluppo di diversi tipi di cancro, come quelli del polmone, del colon-retto e del pancreas. Da tempo, quindi, per curare queste neoplasie i ricercatori hanno cercato dei modi per colpire le proteine alterate prodotte a partire dai geni KRAS mutati. Tuttavia, sembravano non presentare alcun punto di attacco per possibili farmaci, e innumerevoli tentativi di sviluppo di composti mirati contro KRAS hanno raccolto per decenni soltanto fallimenti. Negli ultimi anni, però, le cose sono finalmente cambiate e alcuni farmacologi sono infine riusciti a mettere a punto degli inibitori efficaci. Alcuni di questi sforzi sono in particolare arrivati a compimento nel 2025, quando l’agenzia statunitense FDA ha approvato, a gennaio, una combinazione di sotorasib e panitumumab per uso clinico, precedentemente sperimentata in pazienti con un particolare tipo di cancro colorettale metastatico con mutazione KRAS.

Aspettative dai radiofarmaci per il 2026

La terapia a base di radioligandi (RLT) rappresenta un’evoluzione promettente della radioterapia. La tecnica permette infatti di utilizzare radioligandi, ossia speciali molecole che combinano un composto mirato (il ligando) con un isotopo radioattivo. Ciò può permettere di effettuare sia diagnosi più precise sia trattamenti più mirati alle cellule tumorali, con effetti collaterali ridotti rispetto alla radioterapia classica. Le RLT sono ormai parte dello standard di cura per alcuni tipi di tumore. Per esempio, per il cancro alla prostata è emblematico il successo di Pluvicto, un radiofarmaco innovativo i cui risultati sperimentali incoraggianti hanno contribuito ad accelerare lo sviluppo del settore: sono così nate nuove biotech, sono avvenute acquisizioni e sono stati effettuati importanti investimenti da parte di diverse aziende. Per il 2026 sono attesi i risultati di alcuni studi clinici di fase 3 su terapie innovative con altri radioligandi.

Microbiota e immunoncologia

Un filone di ricerca particolarmente promettente in immunoncologia riguarda il ruolo del microbiota intestinale durante le terapie oncologiche. In particolare, alcuni risultati ottenuti in esperimenti con cellule in coltura e animali di laboratorio hanno mostrato che l’alterazione dell’equilibrio dei microrganismi presenti nel nostro tratto digerente, indotta dall’assunzione di antibiotici, può compromettere in modo significativo l’efficacia degli inibitori dei checkpoint immunitari. Questi ultimi sono farmaci che aiutano a sbloccare l’azione del sistema immunitario contro i tumori. I risultati ottenuti finora potrebbero aiutare a mettere a punto interventi a salvaguardia del microbiota dei pazienti, migliorando così l’efficacia delle terapie.

Il nesso fra sistema nervoso e tumori

Negli ultimi 10 anni, i risultati di diverse linee di ricerca hanno confermato che il sistema nervoso è coinvolto nella fisiopatologia dei tumori. In particolare, l’interazione tra cellule tumorali e circuiti nervosi può influenzare la crescita, l’invasività e la risposta della malattia alle terapie. Secondo le valutazioni degli editor di Nature, nel 2025, grazie a importanti progressi sia concettuali sia sperimentali, la neuroscienza del cancro avrebbe superato la fase di disciplina “emergente” per affermarsi come un campo di ricerca strutturato e riconosciuto. Nei prossimi anni i risultati ottenuti in questo ambito potrebbero aprire nuove prospettive terapeutiche.

Vaccini antitumorali a mRNA mirati

Una delle armi attualmente in uso contro i tumori sono alcuni vaccini terapeutici. Diversamente dai vaccini che prevengono le malattie, quelli terapeutici sono di fatto farmaci contro malattie in atto. Infatti, potenziano la risposta immunitaria dell’organismo contro un tumore già presente. I risultati degli studi effettuati finora hanno mostrano progressi significativi. Per esempio, nel 2025, risultati preliminari su piccoli numeri di pazienti hanno dimostrato che vaccini mirati a mutazioni tumorali specifiche possono indurre risposte immunitarie efficaci. Questi esiti dovranno essere validati in studi clinici con numeri più ampi di pazienti, ma suggeriscono che i vaccini mirati a specifiche lesioni potrebbero modificare in modo sostanziale la storia naturale di alcuni tumori ancora difficili da curare.

  • Cristina Da Rold

    Cristina Da Rold (Belluno, 1988) è data-journalist dal 2012. Si occupa di sanità con approccio data-driven, principalmente su Infodata – Il Sole 24 Ore Le Scienze. Scrive prevalentemente di disuguaglianze sociali, epidemiologia e nuove tecnologie in medicina. Consulente e formatrice nell’ambito della comunicazione sanitaria digitale, dal 2015 è consulente per la comunicazione/social media presso l’Ufficio italiano dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal 2021 anche presso la Fondazione Pezcoller per la ricerca sul cancro di Trento. Nel 2015 ha pubblicato il libro “Sotto controllo. La salute ai tempi dell’e-health”(Il Pensiero Scientifico Editore). È docente presso il Master in comunicazione della scienza e della salute dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e presso il Master in comunicazione della scienza dell’Università di Parma.