Riabilitazione oncologica, un diritto ancora in parte negato

Ultimo aggiornamento: 21 novembre 2024

Riabilitazione oncologica, un diritto ancora in parte negato

Garantire la riabilitazione in tutte le fasi della malattia è fondamentale per ridurre al minimo il peso del tumore sulla vita quotidiana, ma in Italia e nel mondo non è ancora la norma.

“Un insieme di interventi progettati per ottimizzare la funzionalità e ridurre la disabilità in persone con problemi di salute che interagiscono con il proprio ambiente”: è questa la definizione di riabilitazione che si legge sul sito dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Sempre sullo stesso sito si trova un’altra constatazione ovvia ma importante: “Chiunque può richiedere interventi di riabilitazione nel corso della propria vita, a seguito di un infortunio, un intervento chirurgico, una malattia, o perché la propria funzionalità è diminuita con l’età”.

Di certo ne hanno bisogno molti malati oncologici, pressoché in tutte le fasi della malattia. Lo sanno bene i portavoce della Federazione delle associazioni di volontariato oncologico (FAVO), un ente che all’inizio del 2023 ha lanciato un appello affinché la riabilitazione oncologica venga inserita nei livelli essenziali di assistenza (LEA), ovvero in “quelle prestazioni e servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o con il pagamento di una quota di partecipazione (ticket)”.

“L’Italia non può continuare a negare il diritto di accesso alla riabilitazione oncologica in tutte le fasi della malattia: acuta, cronica e palliativa” ha dichiarato Francesco De Lorenzo, Presidente della FAVO.

Di riabilitazione per i malati oncologici si è parlato anche nell’incontro dal titolo “Quando il cancro diventa una malattia cronica”, che è stato organizzato da Fondazione AIOM a Roma, il 4 febbraio 2023, in occasione della Giornata mondiale contro il cancro. “Fondamentale è la riabilitazione non solo a livello fisico, ma anche psicologico e sociale. Consente di reinserire, là dove possibile, più precocemente le persone nel sistema lavorativo e nella società civile, ed è di aiuto nel superare le gravi difficoltà anche economiche indirettamente causate dal tumore” ha spiegato Elisabetta Iannelli, segretario generale della FAVO.

Un problema globale

Secondo le stime dell’OMS, sono circa 2,4 miliardi, o una su tre, le persone che nel mondo convivono con problemi di salute e che potrebbero trarre beneficio da interventi di riabilitazione. E i numeri sono destinati a crescere con l’aumento della popolazione sul pianeta e alcuni cambiamenti in atto. Soprattutto l’invecchiamento generale della popolazione si traduce in un incremento delle malattie croniche e delle conseguenti disabilità.

Come emerge dalle pagine web dedicate al tema, l’impegno dell'OMS sulla disabilità è molto forte, e ha portato negli anni a diverse iniziative, prima tra tutte la “Rehabilitation 2030 Initiative”, nata nel 2017 con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sui bisogni ancora insoddisfatti in questo settore. La World Rehabilitation Alliance (WRA) è invece una rete di enti e soggetti coinvolti nella riabilitazione, nata per dare sostegno all’iniziativa del 2017.

A dicembre 2022 l’OMS ha pubblicato un rapporto sui bisogni riabilitativi in Europa, dal titolo “The need for rehabilitation services in the WHO European Region”. Nel rapporto è scritto che in Italia ci sono oltre 27 milioni di persone con patologie che potrebbero trarre beneficio da interventi di riabilitazione. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone con disturbi muscolo-scheletrici, ma non mancano i pazienti oncologici.

Riabilitazione e cancro

In Italia 3,7 milioni di persone vivono con una precedente diagnosi di cancro e per molte la malattia è diventata cronica grazie ai progressi della ricerca e delle terapie.

Per gran parte di loro servono interventi mirati di riabilitazione di tipo fisico, psicologico e sociale, che dovrebbero essere disponibili in ogni fase della malattia e declinati in base al tipo di tumore, oltre che alle esigenze e ai desideri dei pazienti e al loro ruolo nella società.

Per esempio, nelle pazienti operate per tumore al seno cui sono stati asportati i linfonodi si può sviluppare un linfedema; nei pazienti operati per tumore del polmone si possono presentare difficoltà respiratorie; in quelli trattati per tumori della testa e del collo si possono riscontrare problemi di masticazione o nel parlare, e così via.

Indipendentemente dalle specificità, la riabilitazione ha un ruolo primario nell’aiutare le persone a riprendere in mano la propria vita quotidiana. Tuttavia, perché sia davvero efficace, è importante che il processo riabilitativo inizi già al momento della diagnosi.

Serve un cambio di mentalità che porti tutti, medici e pazienti, a riconoscere l’importanza della riabilitazione e ad attivare programmi multidisciplinari che coinvolgano diversi specialisti: gli oncologi, gli infermieri, i fisiatri, i fisioterapisti, i nutrizionisti, gli psicologi eccetera. “La riabilitazione è a tutti gli effetti parte integrante del percorso di cura” ha affermato Roberto Persio, membro del comitato esecutivo della FAVO, che poi conclude “nel momento in cui questa offerta manca, la cura è incompleta”.

  • Agenzia Zoe

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