Quanto rischio se fumo? Una ricerca proverà a rispondere

Ultimo aggiornamento: 5 aprile 2023

Quanto rischio se fumo? Una ricerca proverà a rispondere

Grazie a un My First AIRC Grant, Alessandra Lugo dell’Istituto Mario Negri di Milano studierà la relazione tra fumo e diversi tipi di tumore, per poter calcolare il rischio individuale di ciascuno di noi

Ci sono attività umane in cui statura e forza fisica contano molto, e ci sono giovani donne che dal confronto con avversari più potenti traggono notevoli stimoli e intense soddisfazioni. Tanto nella pallavolo a squadre miste, quanto nella ricerca sui pericoli legati al consumo di tabacco, Alessandra Lugo non si tira indietro quando deve saltare davanti alla rete per contrapporre il “muro” difensivo alla schiacciata dell’avversario. È con questo impegno che ha ottenuto da AIRC prima una borsa di ricerca triennale e più di recente un finanziamento quinquennale per lavorare all’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, da decenni tempio della ricerca indipendente. Obiettivo: compiere un ulteriore passo avanti nella comprensione della complessa relazione tra fumo di tabacco e insorgenza dei tumori, e nello studio delle misure di prevenzione più efficaci che la società ha il diritto e il dovere di adottare per tutelare la salute di tutti, a partire dalle nuove generazioni.

Dallo spagnolo ai numeri

Nata e cresciuta nel capoluogo lombardo, dopo le scuole medie Alessandra Lugo si era iscritta al liceo linguistico Manzoni con l’intenzione di diventare traduttrice dallo spagnolo, ma l’intenzione è naufragata per l’incontro galeotto con due professori di matematica eccezionali: “È grazie a loro che mi sono appassionata alle materie scientifiche e alla matematica” racconta. Da adolescente passa molto del suo tempo libero all’oratorio. Lì, oltre a fare attività di volontariato con i bambini dell’Ospedale pediatrico Buzzi, gioca a pallavolo, sport che continuerà a praticare nella variante a squadre miste, e conosce Begad, di un anno più grande, con cui si è fidanzata a 18 anni e con cui oggi è sposata.

Alla fine del liceo decide di iscriversi alla facoltà di statistica, aperta da poco all’Università di Milano-Bicocca, con l’idea di dedicarsi alle ricerche di mercato. Anche qui a farle rimettere in discussione le proprie scelte è l’incontro con un professore, che le fa scoprire il ruolo cruciale che la statistica ha avuto nel rendere efficace la medicina moderna. La nuova passione la spinge a scegliere di scrivere una tesi di laurea su flavonoidi e tumore del pancreas, seguita dall’epidemiologo del Mario Negri Carlo La Vecchia: “Per chi fa ricerca, il Mario Negri è un piccolo paradiso, dove viene lasciata ai ricercatori molta libertà di seguire i propri interessi” spiega con entusiasmo la giovane ricercatrice.

Nell’anno della laurea, trascorre parte dell’estate con l’associazione di don Gino Rigoldi, a occuparsi dei bimbi di un orfanotrofio in Romania: “Una cosa che mi manca un po’ è un’esperienza professionale all’estero” racconta. Il clima internazionale del Negri la conquista e, durante la laurea magistrale, lavora a un’ampia indagine europea sugli aspetti economici legati al fumo. “Sapevamo che l’aumento della tassazione sul tabacco è la misura più efficace per ridurre i consumi. Non era però chiaro se questi aumenti potessero spingere il consumatore verso l’acquisto del tabacco di contrabbando. Attraverso la nostra indagine condotta su 18.000 cittadini europei, tra cui più di 5.000 fumatori, abbiamo capito che la disponibilità di sigarette sulle strade dipende più da quanto sia organizzato il contrabbando nei Paesi confinanti che dal prezzo di vendita attraverso i canali legali.”

Le alternative che non aiutano a smettere

Con il nuovo millennio, il panorama di molte strade cittadine è cambiato, e accanto al classico tabaccaio sono spuntati negozi che vendono varianti sempre nuove delle sigarette a combustione, regolarmente presentate dal marketing delle aziende produttrici (quasi sempre gli stessi colossi protagonisti del mercato delle sigarette tradizionali) come innocue, e utili per chi vuole smettere di fumare. Ora sono sempre più numerosi gli studi che lanciano l’allarme, denunciando come le sigarette elettroniche e i prodotti con tabacco riscaldato siano tutt’altro che innocui, e vengano spesso usati insieme alle sigarette, con effetti negativi che si sommano anziché attenuarsi.

Uno studio finanziato da AIRC, pubblicato nell’ottobre scorso sulla rivista Tobacco Control da Silvano Gallus, che dirige il laboratorio di epidemiologia degli stili di vita del Mario Negri, ha dimostrato come sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato non solo non aiutino i fumatori a liberarsi dal vizio, ma anzi aumentino il rischio sia che i non fumatori inizino a consumare sigarette tradizionali, sia che gli ex fumatori ricadano nella dipendenza da tabacco.

Ora Gallus ha avviato un progetto ambizioso, anche questo sostenuto da AIRC: “Avremo la possibilità di costituire una nuova coorte di persone in cui studiare l’effetto delle sigarette elettroniche sulla salute” spiega. I ricercatori seguiranno nel tempo migliaia di persone per osservare, in quelle che decidono di usare sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato, gli effetti rispetto ai non fumatori, in termini di ricoveri ospedalieri e di diagnosi di malattie potenzialmente connesse al fumo.

Il fumo uccide, ma i consumi risalgono

È oramai assodato che fumare danneggia sia i diretti interessati sia chi vive o passa lunghi periodi accanto a loro, perché la mole di ricerche scientifiche giunte a solide conclusioni in questo senso ha continuato a crescere negli anni. Non solo: è infatti assodato che in media – ragionando in termini di popolazione, cioè sui grandi numeri – oltre un caso di tumore su tre è legato al fumo, e potrebbe quindi essere evitato se si adottassero le misure di prevenzione, tra cui anche quelle di contrasto al tabagismo, già disponibili. E tuttavia i progressi in questa direzione sono lenti e, addirittura, il calo del numero di fumatori in Italia sembra essersi arrestato, nonostante una tendenza verso il basso finora ininterrotta a partire dal 2003, quando cominciarono a essere progressivamente introdotti i divieti stabiliti dalla Legge per la tutela della salute dei non fumatori, approvata esattamente venti anni fa.

Secondo i dati più aggiornati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità nel 2022, quasi un italiano su quattro (il 24,2 per cento della popolazione) fuma. Nel 2019 la percentuale era del 22 per cento. L’incremento riguarda entrambi i sessi, e anche le persone che fumano prodotti a tabacco riscaldato: erano il 3,3 per cento della popolazione nel 2022, in netta crescita rispetto all’1,1 per cento del 2019. Circa l’80 per cento di questi fumatori, inoltre, consuma anche sigarette tradizionali, inconsapevoli di esporsi così a rischi aggiuntivi (vedi il riquadro in questa pagina). Oggi si stima che per ogni fumatore di sigarette tradizionali attivo ci sia in media un non-fumatore che subisce danni indiretti dovuti all’esposizione al fumo passivo, e che ogni utilizzatore di sigarette elettroniche esponga circa sette “svapatori passivi” a sostanze tutt’altro che innocue.

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La stima del rischio individuale

Questi dati hanno avuto un impatto sulle scelte di carriera di Alessandra Lugo e spiegano perché parecchie cose siano cambiate nella sua vita dal momento in cui ha presentato ad AIRC il suo progetto: quando è arrivata la notizia che aveva ottenuto il finanziamento (un My First AIRC Grant, che le permetterà di reclutare due dottorandi per affiancarla nel lavoro) era all’ottavo mese di gravidanza: “Ho partecipato alle ultime riunioni una settimana prima di partorire, ottenendo un rinvio dell’inizio del nuovo progetto a dopo la maternità” racconta. Per la nascita della piccola Nora ha staccato completamente, ma ora può contare sulla rete familiare per lasciarla in buone mani mentre lavora.

Il suo è un progetto particolare: “Si tratta di consultare i database della letteratura scientifica e raccogliere tutti i dati disponibili, in qualsiasi forma, per conoscere nei minimi dettagli le relazioni tra fumo di tabacco e ciascun tipo di tumore, e per stimare il costo sociale e, quanto più possibile, il rischio individuale associato alle caratteristiche e alle abitudini di ciascun fumatore, anche nell’ottica di adottare interventi per ridurre questo rischio” spiega Lugo, che, insieme al responsabile del gruppo Silvano Gallus, collabora da tempo al prestigioso rapporto della rivista Lancet – il Global Burden of Disease – sull’impatto sociale delle malattie. “Mi piacerebbe rendere i risultati di questo sforzo accessibili a tutti attraverso un sito internet, che permetta sia di calcolare il proprio rischio di tumore, anche in funzione di alcune caratteristiche genetiche individuali, sia di stimare gli effetti delle azioni di prevenzione sulla riduzione delle malattie e della mortalità da fumo, così da poter presentare le simulazioni a cittadini e decisori politici.”

Scacco al tabacco in sei mosse (anzi, sette)

Quando la ricerca indica con chiarezza la strada da seguire per salvaguardare la salute, ma il messaggio fatica a tradursi in azioni concrete, può capitare che i ricercatori escano dal laboratorio e si rimbocchino le maniche per non lasciare nulla di intentato. Così il gruppo del Mario Negri si è mobilitato per pungolare il Parlamento europeo a fare di più per la prevenzione dei danni da tabacco, che è la prima causa evitabile di morte e arreca anche notevoli danni all’ambiente.

Con una petizione (consultabile sul sito europa.eu/citizens-initiative) un gruppo di ricercatori provenienti da tutta Europa vogliono promuovere la prima “generazione europea libera dal tabacco” entro il 2028; creare una rete europea di spiagge e rive fluviali e di parchi nazionali liberi da tabacco e mozziconi; ampliare gli spazi – in particolare quelli frequentati dai minori – con divieto di fumare sigarette o sigarette elettroniche; eliminare tutta la pubblicità dei prodotti del tabacco, compresa la pubblicità occulta sui social media; finanziare progetti di ricerca e sviluppo sulle malattie causate dal consumo di tabacco per migliorarne la prognosi e renderle più curabili.

Se almeno un milione di cittadini europei compirà il settimo passo, aderendo alla raccolta di firme nel corso del 2023, la prevenzione a difesa della nostra salute farà enormi progressi.

  • Agenzia Zoe

    Agenzia di informazione medica e scientifica