Ultimo aggiornamento: 23 gennaio 2020
Chiedere direttamente e regolarmente ai pazienti informazioni su sintomi ed effetti collaterali incontrati nel corso della terapia aiuta a migliorare la qualità di vita, grazie anche all’intervento degli infermieri
Poche domande poste in sala d’attesa, subito prima della visita dell’oncologo, aiutano i pazienti a descrivere meglio cosa sentono e i medici ad avere un quadro più chiaro della situazione e capire come procedere con la terapia. Lo conferma Massimo Di Maio, che all’Ospedale Mauriziano di Torino ha dato il via a un programma utilizzando questo approccio e portando, in poco tempo, a una maggior soddisfazione dei pazienti e a un miglioramento della loro qualità di vita.
“Per poter gestire al meglio le difficoltà di una persona che deve affrontare una terapia contro il cancro è importante valutare diversi aspetti, incluso il problema di come ottenere informazioni sui sintomi e gli effetti collaterali delle terapie in corso” spiegano gli autori dello studio, ricordando che i tempi ridotti e le difficoltà di comunicazione spesso complicano la raccolta di informazioni. “Per cercare una soluzione al problema abbiamo pensato di introdurre nella pratica quotidiana un questionario specifico per i pazienti, uno di quelli che in gergo tecnico vengono chiamati Patient Reported Outcome (PRO) e che vengono usati per chiedere direttamente ai pazienti le informazioni sul trattamento in corso” aggiunge Di Maio.
Grazie a un gruppo di infermieri appositamente formati, gli autori dello studio hanno cominciato a chiedere ai pazienti di compilare tali questionari in sala d’attesa, prima del colloquio con l’oncologo. Questa procedura semplice e rapida ha incontrato il favore dei pazienti, che si sono dichiarati soddisfatti, e in un solo mese sembra avere migliorato la loro qualità di vita rispetto ai valori misurati prima dell’avvio del programma. In particolare, sono stati registrati miglioramenti rispetto alla stanchezza (fatigue), alla perdita di appetito e al dolore. I miglioramenti sono risultati evidenti anche rispetto ai pazienti trattati nell’anno precedente e che non avevano potuto partecipare a questa ricerca. “I nostri risultati confermano l’importanza del coinvolgimento dei pazienti attraverso domande dirette e risposte non filtrate dal medico, come sono appunto quelle ottenute con i PRO. Indicano che questo approccio è applicabile anche nella pratica clinica quotidiana, senza eccessivi sforzi economici e organizzativi” conclude Di Maio, sottolineando il ruolo chiave degli infermieri e del lavoro di gruppo per il raggiungimento dei risultati.
Agenzia ZOE