Prevedere la risposta alla terapia con la proteogenomica

Ultimo aggiornamento: 24 novembre 2022

Prevedere la risposta alla terapia con la proteogenomica

Adottando questo approccio, un gruppo di ricercatori ha fatto una scoperta che potrebbe rivelarsi utile nella scelta della terapia per il tumore del seno triplo negativo.

Ogni tumore è un caso a sé e non è affatto scontato che la stessa terapia sia efficace per due tumori apparentemente simili. Per questo motivo molte ricerche si concentrano sull’identificazione di “indizi” (in gergo chiamati “marcatori”) utili a predire se un tumore caratterizzato da tali fattori risponderà a un certo trattamento. Alcuni ricercatori statunitensi hanno scoperto uno di questi “indizi”, che potrebbe guidare gli oncologi a scegliere un tipo di chemioterapia per le donne con tumore del seno triplo negativo. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cancer Discovery.

I marcatori, o biomarcatori, di risposta alla terapia abitualmente sono un gene o una proteina che possono essere presenti o assenti, oppure attivi o inattivi, nelle cellule tumorali. Per identificarli i ricercatori conducono inizialmente studi di genomica (in cui si analizzano i geni) e proteomica (in cui si analizzano le proteine). Gli autori di questo studio hanno usato un approccio più complesso e avanzato, di proteogenomica, al fine di combinare le informazioni sulla struttura e l’attività delle proteine presenti nelle cellule tumorali con le informazioni sulle alterazioni del DNA alla base del comportamento delle cellule maligne.

Lo studio si è focalizzato in particolare sul tumore della mammella triplo negativo. Questo tumore, caratterizzato dall’assenza dei recettori per gli estrogeni, dei recettori per il progesterone e del recettore HER2, è il più aggressivo e il più difficile da curare tra i tumori del seno. I ricercatori hanno analizzato campioni di tessuto tumorale ottenuti mediante biopsie prima dell’inizio della chemioterapia con carboplatino e docetaxel. Hanno quindi verificato quali pazienti avessero risposto alla chemioterapia e quali no. Dalle indagini è emerso che i tumori che esprimevano bassi livelli della proteina LIG1 o che non la esprimevano affatto erano resistenti al carboplatino.

Serviranno ulteriori studi per chiarire come e perché la proteina LIG1 sia importante per il comportamento del tumore. In attesa di comprendere i meccanismi coinvolti, la scoperta di questo biomarcatore potrebbe consentire di selezionare le pazienti con tumore del seno triplo negativo da trattare con il carboplatino, evitando di sottoporre inutilmente a questo tipo di chemioterapia le pazienti con tumori non sensibili al farmaco.

  • Agenzia Zoe

    Agenzia di informazione medica e scientifica