Nuove strategie contro alcuni tumori dei più piccoli

Ultimo aggiornamento: 17 dicembre 2020

Nuove strategie contro alcuni tumori dei più piccoli

Dalla scelta rapida dei farmaci più efficaci a nuove informazioni per capire come la malattia evolverà, queste alcune delle novità promettenti per i piccoli pazienti con alcuni tipi di tumori cerebrali.

Grazie a screening personalizzati i medici sono a volte in grado di scegliere terapie “cucite su misura” per i bambini, mentre studiando le caratteristiche dei piccoli pazienti e delle loro malattie si può stimare il rischio che il tumore ritorni e valutare di conseguenza l’utilizzo di trattamenti più aggressivi.

Come emerge dall’ultimo rapporto dell’Associazione dei registri italiani tumori (AIRTUM) sui tumori di bambini e adolescenti, la ricerca ha permesso di ottenere negli ultimi anni importanti progressi nella gestione e nella cura dei tumori pediatrici. Le stime per il periodo 2016-2020 parlano di circa 7.000 nuovi casi di tumore nei bambini e 4.000 negli adolescenti, numeri sostanzialmente stabili rispetto ai cinque anni precedenti. Ciò che più è cambiato nel corso degli anni è la sopravvivenza, in aumento già dagli anni Settanta del secolo scorso: oggi a cinque anni dalla diagnosi oltre l’80 per cento dei bambini e degli adolescenti sono vivi.

Restano però tipi di tumore ancora difficili da curare, come per esempio il medulloblastoma, una neoplasia cerebrale che deriva da cellule embrionali primitive e che in un paziente pediatrico su tre si ripresenta dopo il trattamento iniziale.

Nuove ricerche aprono ora la strada a strategie promettenti anche per questi tumori.

Farmaci su misura

Un approccio standard non è la scelta migliore nel caso del trattamento dei bambini con medulloblastoma. Ne sono convinti gli autori di un articolo recentemente pubblicato sulla rivista Cancer Research, nel quale è stata descritta una nuova possibilità per identificare il farmaco giusto per ogni paziente. “Sono noti quattro distinti sottogruppi di medulloblastoma sulla base delle caratteristiche molecolari della malattia ma, nonostante ciò, il trattamento scelto è di solito lo stesso per la maggior parte dei pazienti: chirurgia per rimuovere la massa tumorale al cervello, seguita da radio e chemioterapia” spiegano gli autori, che hanno cercato un modo per personalizzare invece le terapie.

Si tratta di uno screening molto particolare, che valuta l’efficacia di diversi farmaci sulle cellule del tumore del singolo paziente. Dall’analisi è emerso che per esempio l’actinomicina D, un vecchio farmaco utilizzato sin dagli anni Cinquanta del secolo scorso per altri tumori pediatrici, è particolarmente efficace contro il medulloblastoma di Gruppo 3, il più aggressivo dei sottotipi. “La buona notizia è che questo tipo di screening può essere effettuato abbastanza velocemente e aiutare i medici a impostare il trattamento più adatto al singolo paziente sin dall’inizio del percorso di terapia” dicono gli autori, che, dopo la prima sperimentazione negli animali di laboratorio, puntano ora a confermare i risultati anche nella pratica clinica.

Conoscere a fondo per curare meglio

Dalla ricerca arrivano anche novità importanti per quei casi di medulloblastoma che si ripresentano dopo il trattamento iniziale – le cosiddette recidive – e che hanno in genere una prognosi piuttosto negativa. In uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Lancet Child & Adolescent Health, un gruppo di ricercatori inglesi ha infatti scattato una fotografia molto dettagliata delle recidive di medulloblastoma, coinvolgendo nello studio poco meno di 250 bambini e adolescenti. “Finora sono stati condotti solo pochi studi per definire con precisione la natura delle recidive di questo tumore, le loro associazioni con i trattamenti effettuati e con le caratteristiche molecolari della malattia e le potenziali applicazioni pratiche di queste informazioni” spiegano i ricercatori.

Tanti i dati interessanti emersi dalla ricerca. Si è visto per esempio che il trattamento radioterapico iniziale ritarda il ritorno della malattia, che un nuovo intervento chirurgico per rimuovere la recidiva aumenta la sopravvivenza generale oppure che, dopo la radioterapia, alcuni specifici sottogruppi di medulloblastoma – definiti in base alle caratteristiche molecolari – tendono a ripresentarsi più velocemente.

Lo studio suggerisce che la natura e la prognosi delle recidive di medulloblastoma dipendono dalle caratteristiche biologiche del tumore e anche dalla terapia effettuata inizialmente” spiegano gli autori della ricerca, precisando che questi risultati sono importanti per aiutare i medici a migliorare la gestione della malattia, adattando per esempio gli esami di controllo al sottotipo di tumore o scegliendo le successive terapie in base al rischio di ciascun piccolo paziente.

  • Agenzia Zoe