Le donne italiane sono poco informate sui tumori femminili?

Ultimo aggiornamento: 23 gennaio 2020

Le donne italiane sono poco informate sui tumori femminili?

I risultati di un’indagine europea suggeriscono che nel nostro Paese molte donne abbiano scarse conoscenze di base per affrontare consapevolmente gli esami di screening

Le donne europee sono sufficientemente informate sul rischio di sviluppare un tumore al seno, all’utero o all’ovaio nelle diverse fasi della vita? Sanno che gli screening oncologici hanno molti pro, ma anche qualche contro? È quanto si sono chiesti i ricercatori del progetto europeo FORECEE.

I ricercatori hanno invitato più di 3.600 donne residenti in cinque Paesi (Italia, Germania, Gran Bretagna, Svezia, Repubblica Ceca) a partecipare a un sondaggio. Poco meno della metà delle donne contattate, tra cui 338 italiane, hanno completato il questionario.

Quando i ricercatori hanno elaborato i risultati, che sono stati pubblicati sulla rivista BMJ Open, sono rimasti piuttosto sorpresi.

Per quanto riguarda le donne italiane emergono diverse false credenze o errori.

Per esempio, non si può sapere con certezza se una donna svilupperà un tumore del seno, tuttavia - in base ad alcuni fattori come età, gravidanze, familiarità - si può stimare se corre un rischio più o meno alto. Una donna su due riteneva invece di correre un rischio di sviluppare un tumore femminile più alto di quello correttamente stimato. Un dettaglio non da poco perché conoscere il proprio livello di rischio è importante nel momento in cui si decide di sottoporsi a uno screening oncologico come nel caso della mammografia.

Inoltre quasi tutte le campagne sugli screening spiegano che con questi strumenti è possibile identificare i tumori in fase precoce, quando è più facile curarli, e che questo riduce la percentuale dei casi non curabili. Spiegano anche, però, che lo screening può identificare una condizione anomala, non ancora definibile cancro e che forse tale non diventerà mai (si parla in questo caso di sovra-diagnosi). Poiché non è possibile sapere come questi casi evolveranno, in genere si iniziano comunque le terapie, e se ne subiscono gli effetti negativi senza un reale beneficio (i medici parlano in questo caso di sovra-trattamento). Solo un’intervistata su 10 era a conoscenza del fatto che la mammografia comporta benefici, ma che ha anche dei limiti che vanno valutati caso per caso.

Una donna su due era persino convinta che la mammografia potesse prevenire il tumore della mammella (cioè impedire al tumore di formarsi), mentre è solo uno strumento per una diagnosi tempestiva di tumori che però sono già presenti.

In sintesi i risultati dello studio indicano che le donne italiane non sono adeguatamente informate sugli screening oncologici e i ricercatori sottolineano che in queste condizioni è difficile che esse siano in grado di partecipare in modo consapevole alla prevenzione. La soluzione sta nell'investire maggiormente in campagne informative più adeguate, per aumentare le conoscenze delle italiane (e non solo) in materia di salute.

  • Agenzia Zoe