L'oncologia clinica molecolare si presenta ai giovani

Ultimo aggiornamento: 23 gennaio 2020

L'oncologia clinica molecolare si presenta ai giovani

Un filo rosso ha unito gli interventi dei ricercatori AIRC dal Quirinale agli incontri con le scuole: un nuovo modo di fare scienza che avvicina il laboratorio al malato.

"Conosciamo il progetto completo del nostro organismo grazie alla mappatura del genoma umano. Ora dobbiamo capire meglio in che modo i geni influenzano la comparsa dei diversi tipi di tumore e come possiamo interagire con essi per bloccare la malattia". Ha sintetizzato così l'obiettivo principale della ricerca oncologica Pier Paolo Di Fiore dell'Istituto europeo di oncologia.

"E per poter portare rapidamente al letto del malato ciò che leggiamo nei geni, abbiamo bisogno di figure ibride, in parte scienziati e in parte medici, capaci di stare sia al capezzale del paziente sia davanti alle provette" ha spiegato ancora Di Fiore. Con l'aiuto di queste nuove figure professionali, al centro degli ultimi bandi per finanziamenti alla ricerca promossi da AIRC, gli scienziati contano di trovare in breve tempo marcatori tumorali in grado di raffinare le tecniche di diagnosi precoce e di sintetizzare farmaci sempre più precisi, capaci di agire su bersagli molecolari.

"Negli ultimi anni è cambiata completamente la tipologia di informazioni che si trovano sulla Rete e questo soprattutto grazie all'aumento dell'interattività" spiega l'esperto. In pratica se il web è stato fino a oggi come un grande libro, accessibile ma scritto da pochi, oggi è un libro aperto e interattivo, sul quale tutti possono scrivere, dire ciò che pensano e correggere le opinioni altrui.

"È proprio la possibilità di interagire col contenuto di un sito che garantisce la sua sostanziale correttezza" afferma un po' provocatoriamente Hadad, che preferisce il controllo diffuso al vecchio sistema che fa riferimento a un piccolo gruppo di esperti che garantisce la qualità di ciò che è pubblicato. Sulla base del suo paradigma di comunicazione, le informazioni scorrette su argomenti delicati come i tumori vengono rapidamente "emendate" dai lettori stessi. "Anche gli esperti, infatti, sono fruitori della Rete, senza contare che molti pazienti e familiari sono in grado di distinguere una cattiva informazione e di segnalarla come tale agli altri utenti" conclude Hadad.

Inganni molecolari

Dal gene alla cellula intera il passo è breve, se si sa come manipolare i primi: è quanto conta di fare l'équipe di Massimo Gianni, dell'Istituto nazionale tumori di Milano, con un finanziamento quinquennale di AIRC che nel primo triennio ammonta a oltre otto milioni di euro. Il gruppo conta di manipolare le cellule staminali adulte del sangue per utilizzarle come moderni cavalli di Troia in grado di attaccare le cellule cancerose. Per ottenere ciò, nelle cellule del sangue viene inserito il gene della proteina Trail, che attacca le membrane delle cellule maligne e ne induce la distruzione. "È un'idea tutta italiana che dovrebbe diventare pratica in pochi anni anche grazie al fatto che per la prima volta abbiamo fondi a sufficienza per arrivare al termine della sperimentazione in tutta sicurezza" spiega Gianni, che si è aggiudicato uno dei cinque progetti finanziati grazie al denaro raccolto col 5 per mille.

La serietà dei processi di selezione che portano ai finanziamenti AIRC è stata rimarcata, nel corso della cerimonia al Quirinale, anche dal ministro della Salute Ferruccio Fazio. E grazie a una precisa richiesta dei bandi, che prevedevano l'applicabilità al letto del paziente di una scoperta di base dell'oncologia molecolare, oggi le nuove terapie basate su ipotesi rivoluzionarie come il cavallo di Troia di Gianni sono più vicine.

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21 incontri con la ricerca

Giovani studenti, volontari e ricercatori si sono ritrovati, come ogni anno, per parlare di ricerca. In diverse città d'Italia gli Incontri hanno raggiunto il loro obiettivo: fornire un quadro generale del mondo della ricerca sul cancro, avvicinando i più giovani alla scienza ma anche alle nozioni di base necessarie per vincere la malattia, prima fra tutte la prevenzione.

Gli scienziati si sono soffermati sia sugli aspetti tecnici e scientifici sia sulle novità in materia di test e terapie. I ricercatori più giovani hanno cercato di trasmettere agli studenti la passione per la scienza e il fascino del lavoro che hanno scelto. Un artista (o un critico d'arte) ha sottolineato la stretta relazione tra arte e scienza in termini di disciplina, sforzo creativo e sviluppo di nuove tecniche. È stato dato ampio spazio alle diverse realtà locali, a riprova della buona qualità generale della ricerca e dell'assistenza in Italia, e della diffusione capillare di AIRC sul territorio.

DNA per la prognosi

Fra i progetti quinquennali di AIRC c'è anche quello di Robin Foà, direttore del Centro di ematologia dell'Università La Sapienza di Roma che utilizza l'analisi del DNA per trovare la terapia più efficace nelle leucemie e nei linfomi, due tumori del sangue relativamente frequenti. "Grazie a queste tecniche abbiamo la diagnosi in un paio di giorni e siamo anche in grado di tracciare il profilo genetico del tumore e di stabilire una prognosi" spiega Foà, che grazie a una rete di gruppi cooperatori vuole diffondere questa tecnica innovativa su tutto il territorio nazionale.

"Usiamo sempre più farmaci molecolari e sempre meno chemioterapici classici, con ottimi risultati e meno effetti collaterali sia nei bambini sia nell'adulto" spiega l'ematologo romano. C'è anche chi, come Umberto Veronesi, già vede i risultati degli investimenti in ricerca: "Ci sono ambiti nei quali i progressi sono incredibili. Basti pensare all'imaging, che consente di acquisire dati più precisi sullo stato di salute della persona, elementi da utilizzare anche in assenza di malattia per prevedere i rischi individuali o fare diagnosi precoce".

È grazie a queste tecniche che si possono utilizzare con sempre maggior frequenza i farmaci mirati, che in un futuro non troppo lontano utilizzeranno, per arrivare a destinazione, anche minuscoli vettori: le nanoparticelle, il cui sviluppo è uno dei campi più promettenti della moderna oncologia. "Per il futuro intravediamo una medicina in cui i confini fra la diagnostica, la chirurgia, la radioterapia, la fisica e l'oncologia biomolecolare saranno sempre più sfumati e tutte le conoscenze saranno integrate" spiega ancora Veronesi.

"Non per questo i medici saranno dei tecnocrati, anzi. Si tornerà ai valori originari della professione medica, in cui il clinico è colui che ha il privilegio di ascoltare il malato e quindi di essere il primo pilota nel percorso di cura. La visione clinica si innesta così nella ricerca, chi lavora in laboratorio si siede allo stesso tavolo di chi opera in corsia per progettare insieme ricerche che porteranno più velocemente a cure efficaci".