Ultimo aggiornamento: 23 gennaio 2020
La legge parla chiaro e prevede tempi massimi da rispettare per le liste d’attesa di numerose prescrizioni mediche ma, nonostante le regole, la teoria si scontra spesso con una realtà fatta di tempi molto lunghi.
Il ministero della Salute ha attivato nel mese di ottobre scorso un numero telefonico speciale dedicato alle liste d’attesa. È il numero di pubblica utilità 1500, attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16, al quale i cittadini possono rivolgersi per raccontare la propria esperienza e per chiedere informazioni sulle prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale (SSN). Attenzione, però: il numero 1500 non serve per effettuare prenotazioni di prestazioni sanitarie, per raccogliere denunce che andrebbero rivolte all’autorità giudiziaria o per fornire valutazioni sulle prescrizioni effettuate da un medico. Si può invece chiedere quali sono i tempi previsti per legge per un determinato esame o come ottenere ciò di cui si ha bisogno in tempi ragionevoli.
Iniziative come l’attivazione di un numero telefonico dedicato o l’esistenza di un’intera sezione del sito del Ministero della salute dedicata al tema delle liste d’attesa dicono che nel Paese c’è attenzione al problema. Eppure, stando a quanto emerge da alcuni recenti sondaggi, i cittadini non sono soddisfatti e la gestione del sistema – di competenza delle singole Regioni – non funziona sempre come previsto. I dati del Rapporto Italia 2017 di Eurispes dicono, per esempio, che le lunghe liste d’attesa per esami e visite mediche rappresentano un disagio per il 75,5 per cento degli italiani, mentre un sondaggio sulla gestione delle liste d’attesa condotto dalla Fondazione Gimbe spiega che sono ancora troppo poche le Regioni davvero trasparenti sul tema. “Solo in cinque casi possiamo contare su sistemi avanzati di rendicontazione pubblica, tra l’altro previsti dalla legge, mentre per tre Regioni non si dispone di alcun dato” spiegano dal Gimbe.
Tutti i dati raccolti attraverso il numero speciale 1500 verranno uniti a quelli che il Ministero ha raccolto interrogando direttamente le Regioni e serviranno per disegnare un nuovo Piano nazionale di governo delle liste d’attesa (PNGLA).
Fino ad allora resta in vigore il PNGLA 2010-2012, nel quale si prevede che Regioni e aziende sanitarie rispettino i tempi d’attesa stabiliti dal PNGLA stesso e dai singoli piani regionali. In particolare, il PNGLA elenca 58 prestazioni per le quali devono essere fissati e garantiti tempi massimi di attesa. Tra queste sono compresi sia esami diagnostici come la mammografia, la colonscopia e diverse tipologie di ecografia, sia interventi chirurgici per pazienti ricoverati e prestazioni in day hospital. Naturalmente, una volta fissati i tempi massimi, nessuno vieta di poterli migliorare: l’importante è non superarli e non costringere i cittadini ad aspettare troppo.
In linea generale poi, il medico è tenuto a indicare sulla prescrizione una lettera che segnala la priorità della richiesta per una prima visita o un esame strumentale: U (urgente) da eseguire entro 72 ore, B (breve) entro 10 giorni, D (differibile) entro 30 giorni per visite specialistiche e 60 giorni per accertamenti diagnostici, P (programmata) entro 180 giorni.
“È necessario che gli esami diagnostici (diagnostica per immagini, endoscopia, patologia clinica) e i trattamenti per pazienti con diagnosi accertata o con fondato sospetto di patologia oncologica abbiano accoglienza prioritaria rispetto ad altre patologie.” Lo dicono gli esperti del ministero della Salute, che hanno previsto per l’oncologia (oltre che per la cardiologia) un percorso ad hoc, il percorso diagnostico terapeutico (PDT) che ciascuna Regione deve definire per le liste d’attesa legate a queste patologie. In particolare, è previsto un tempo massimo di 30 giorni per la fase diagnostica e di 30 giorni anche per l’inizio della terapia dal momento della diagnosi certa. Anche in questo caso, i pazienti e le prestazioni vengono suddivisi in gruppi e per ognuno si specificano i tempi d’attesa massimi, guardando però anche agli aspetti organizzativi, particolarmente difficili da risolvere quando si parla di liste d’attesa per le terapie dato che per abbattere i tempi non basta la buona volontà, ma serve “una profonda riorganizzazione del sistema assistenziale”, come dice il Ministero stesso sulla pagina del sito dedicata proprio alla cura del cancro.
Per saperne di più sulle liste d'attesa visita la sezione dedicata sul sito web del ministero della Salute.
Agenzia ZOE