Ultimo aggiornamento: 8 ottobre 2020
Quali sono gli effetti del primo anno di lotta con la malattia sul benessere psicologico? Uno studio italiano ha analizzato un campione di pazienti tra i 25 e i 45 anni.
Dopo essere state operate per un tumore al seno, le pazienti affrontano un periodo in cui alcune funzioni mentali sembrano un po’ “inceppate”. Fortunatamente si tratta di una fase transitoria che tende a risolversi nel giro di un anno. Assieme al recupero della performance cognitiva diminuiscono l’ansia e la depressione che spesso sono presenti al momento dell’intervento. Tuttavia, circa una donna su 5 mostra disturbi d’ansia e una su 15 problemi di depressione anche a distanza di 12 mesi. Sono questi i risultati di una ricerca del Centro di riferimento oncologico (CRO) di Aviano (PN), che ha analizzato gli effetti della malattia sul benessere delle pazienti nella fascia di età 25-45 anni. I dati raccolti possono aiutare a comprendere meglio i bisogni di queste donne, al fine di cercare di prevenire situazioni di difficoltà, dato che molte donne con tumore in questa fascia di età hanno sintomi depressivi e sono tormentate da preoccupazioni riguardo il proprio aspetto fisico e la gestione dei figli.
Lo studio aveva l’obiettivo di verificare come i sintomi cambino nel tempo. A 106 pazienti che dovevano essere sottoposte all’intervento chirurgico di rimozione del tumore è stato chiesto di compilare due questionari, uno durante il ricovero per l’intervento e uno a distanza di un anno. Dall’analisi delle risposte è emerso che subito dopo la diagnosi le pazienti avevano alcune funzioni mentali meno efficienti rispetto alle donne sane. Sempre dalle risposte risulta che le funzioni cognitive sono tornate piano piano alla normalità con il passare dei mesi. Il disagio psicologico, che si esprimeva prevalentemente con disturbi d’ansia (ma anche con la depressione) era comune, ma tendeva ad affievolirsi a distanza di 12 mesi.
Una percentuale non trascurabile di pazienti aveva difficoltà però a superare il trauma: il 18,9 per cento delle intervistate risultava avere ancora problemi di ansia dopo un anno e il 6,6 per cento era depresso. Questi dati suggeriscono che le pazienti andrebbero seguite nel tempo per identificare i casi in cui il disagio psicologico raggiunge livelli allarmanti o persiste a lungo, in modo da intervenire tempestivamente.
È chiaro che la diagnosi di tumore e la gestione della malattia rappresentano un trauma che può avere forti ripercussioni sulla qualità di vita e sulla salute mentale delle pazienti. Tuttavia non sono molte le informazioni disponibili sull’effetto psicologico della malattia nelle donne con meno di 50 anni. Lo studio del CRO, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista BMC Cancer, si è perciò concentrato sulle pazienti in quella fase della vita che, secondo quanto riportano gli autori, lo psicanalista Erik Erikson ha definito “di generatività oppure stagnazione”. Si tratta del momento di massima capacità creativa e produttiva nella vita di un individuo, in cui si desidera lasciare una traccia di sé nel mondo (generatività). La persona che vede frustrato questo slancio in qualche ambito (lavoro, famiglia, società) può essere portata a investire tutto nelle aree in cui si sente realizzata (auto-assorbimento o stagnazione), accumulando stress e bloccando il proprio percorso di crescita personale.
Agenzia Zoe