Ultimo aggiornamento: 23 gennaio 2020
L’uso delle app si sta facendo strada anche nel campo della medicina e della salute, con notevoli potenzialità e qualche rischio
Esistono laboratori di ricerca che non si dedicano allo sviluppo di farmaci ma a quello di applicazioni per lo smartphone utili per la prevenzione, la diagnosi o la gestione delle malattie. Un esempio recente è quello dell’app CRADLE (ComputeR Assisted Detector of LEukocoria) che potrebbe aiutare i genitori a identificare precocemente alcune malattie dell’occhio del bambino, incluso il retinoblastoma, un tumore della retina tipico dell’infanzia.
CRADLE si basa sulla ricerca di un riflesso bianco (leucoria) che appare sulla pupilla in presenza di alcune patologie come retinoblastoma, cataratta o malattia di Coats (una malattia rara dovuta a uno sviluppo anomalo dei capillari della retina). I ricercatori della Baylor University (Texas, USA) hanno analizzato con la app da loro sviluppata oltre 50.000 foto scattate a 40 bambini nel corso della loro vita. A 20 di questi bambini era stata diagnosticata una patologia oculare caratterizzata da leucoria. Non solo la app è stata in grado di riconoscere la leucoria nell’80 per cento dei bambini malati, ma lo ha fatto su foto scattate in media 1,3 anni prima della diagnosi.
Per ora è solo un prototipo, tuttavia CRADLE potrebbe rivelarsi efficace per monitorare l’occhio del bambino durante la crescita. Dato l’elevato numero di foto scattate da familiari e amici in varie situazioni, risulta assai probabile che in qualche caso la luce cada sull’occhio nel modo giusto per evidenziare il riflesso bianco e permettere una diagnosi precoce della malattia.
In un’era dominata dalla tecnologia, lo smartphone è diventato uno strumento versatile col quale svolgere mille attività. Anche nel campo della medicina c’è molto interesse per questo strumento ormai così diffuso. La cosiddetta mobile health (mHealth, salute mobile) è una branca dell’electronic health (eHealth, salute elettronica) ossia, secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità, “l’uso delle tecnologie informatiche e di telecomunicazione a vantaggio della salute umana”.
Le app potrebbero essere particolarmente utili per la prevenzione dei tumori collegati agli stili di vita, una piaga che affligge soprattutto i Paesi ad alto reddito, dove la maggior parte delle persone possiede e usa lo smartphone. Per esempio, l’Università di Hong Kong ha dimostrato che le app di instant messaging (tipo WhatsApp) possono servire nella lotta al fumo. I ricercatori cinesi hanno condotto uno studio su quasi 1.200 fumatori, la maggior parte dei quali era riluttante a smettere di fumare nel breve periodo. Tramite instant messaging, metà dei partecipanti ha ricevuto messaggi di supporto e inviti a rivolgersi a centri antifumo. Dopo 6 mesi, la percentuale di partecipanti che non fumava più era significativamente più alta nel gruppo supportato via chat che nel gruppo di controllo.
Le app potrebbero essere usate per educare il paziente e per migliorare il dialogo tra paziente e medico. L’Agenzia americana per la ricerca sanitaria e la qualità (Agency for Healthcare Research and Quality, AHRQ) ha lanciato una app gratuita per aiutare i pazienti a prepararsi alla visita medica. Inserendo alcune semplici informazioni sullo scopo della visita (parlare di un problema di salute, cambiare un farmaco, richiedere esami specialistici…), la app Question Builder suggerisce una lista di domande che i pazienti potrebbero voler fare al medico. In più la app suggerisce anche alcune domande che il medico potrebbe fare al paziente. Fare domande appropriate ed essere pronti a dare le informazioni necessarie migliora la qualità e l’efficacia della visita.
Grazie allo smartphone si potrebbe aiutare i pazienti ad assumere i farmaci come prescritto dal medico: il mancato rispetto delle prescrizioni è un problema spesso sottovalutato, con notevoli ripercussioni sull’efficacia delle cure. Usando una app il paziente potrebbe tenere conto delle pillole prese, ricevere promemoria su quelle da prendere e annotare eventuali sintomi sopraggiunti.
Naturalmente, come tutto quanto ha a che fare con la tecnologia, la mobile health comporta dei rischi. Coloro che si rivolgono costantemente a internet per l’autodiagnosi potrebbero scaricare app di dubbia origine e affidabilità. La credibilità della fonte è estremamente importante, soprattutto tenendo conto del fatto che manca una chiara legislazione in materia e non è chiaro se e quali di questi strumenti vadano autorizzati come presidi medici e da parte di chi.
Appaiono particolarmente rischiose le app studiate per facilitare la diagnosi delle malattie. Il paziente potrebbe affidarsi ciecamente alla app e sentirsi erroneamente tranquillizzato quando invece la diagnosi negativa è errata e il problema c’è. Nessuna app può sostituirsi al parere di un medico e l’utilizzo di qualunque app medica deve essere concordato con il medico stesso.
Agenzia Zoe