Ultimo aggiornamento: 17 agosto 2020
Un gruppo di ricercatori giapponesi ha chiarito alcune cause della resistenza ai trattamenti anti-cancro, puntando l’attenzione sulle cellule dei vasi sanguigni del tumore
I vasi sanguigni che portano nutrimento al tumore non sono semplici “tubi” necessari per il passaggio di diverse sostanze, ma hanno un ruolo attivo e molto importante anche nel determinare la resistenza ai farmaci e, di conseguenza, l’efficacia dei trattamenti. Lo spiegano sulla rivista Cancer Research i ricercatori giapponesi guidati da Hiroshi Kikuchi, dell’Università di Hokkaido, che hanno analizzato in dettaglio i cambiamenti che la chemioterapia induce nelle cellule epiteliali tumorali (TEC), ovvero le cellule che rivestono i vasi sanguigni del tumore.
“In studi precedenti era emerso che queste cellule hanno un ruolo nella progressione del tumore e nella formazione di metastasi e che inoltre possono contribuire alla resistenza ai trattamenti” spiegano gli autori, ricordando che le cellule epiteliali tumorali riescono per esempio a resistere al paclitaxel – un farmaco chemioterapico molto utilizzato – grazie a un incremento della concentrazione della proteina ABCB1, la cui attività spinge i farmaci fuori dai vasi sanguigni.
Non è chiaro però se e come questa capacità di resistere ai farmaci sia legata alla chemioterapia.
Per rispondere alla domanda, Kikuchi e colleghi hanno analizzato campioni di tessuto da carcinoma uroteliale, che si sviluppa nel sistema urinario, prima e dopo averli esposti alla chemioterapia. In questo modo hanno osservato che, nel 64 per cento dei casi, il livello di ABCB1 aumenta dopo il trattamento. Analizzando a fondo il meccanismo, i ricercatori hanno scoperto che l’aumento della concentrazione di ABCB1 è legato all’aumento di un’altra sostanza, l’interleuchina infiammatoria IL-8, coinvolta nell’infiammazione e prodotta dal tumore in risposta alla chemioterapia. Riassumendo: la chemioterapia causa infiammazione che a sua volta, attraverso modifiche nelle cellule dei vasi sanguigni tumorali, crea le condizioni perché si sviluppi la resistenza ai farmaci.
Questi dati suggeriscono che ABCB1 potrebbe rappresentare un bersaglio per nuove strategie di contrasto alla farmaco-resistenza. L’idea sembra promettente, come hanno dimostrato i ricercatori giapponesi: utilizzando in animali di laboratorio, assieme alla chemioterapia, una molecola che blocca ABCB1, sono riusciti a ridurre la crescita del tumore e lo sviluppo di metastasi rispetto all’uso della sola chemioterapia.
Se i dati saranno confermati in studi clinici con i pazienti, “farmaci inibitori diretti contro ABCB1 e IL-8 potrebbero eliminare la resistenza alle chemioterapie e migliorare la prognosi per i pazienti” concludono gli autori.
Agenzia Zoe